Arresti, raid, confische, demolizioni: gli strumenti usati da anni dall’occupante continuano a soffocare i Territori Occupati.
dalla redazione
Roma, 4 settembre 2014, Nena News – Mentre a Gaza si parla di ricostruzione, si stimano tempi e necessità, si tenta di tornare alla vita normale, anche la normalità dell’occupazione è tornata a colpire in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.
In realtà, l’occupazione non ha mai smesso di mordere in nessuna delle enclavi dei Territori Occupati: i 50 giorni di offensiva contro Gaza – che ieri hanno provocato un’altra vittima, il 40enne Nasir Abu Marahil, 40 anni, morto per le ferite riportate in un ospedale di Gerusalemme, portando il totale delle vittime a 2.152 – hanno visto la reazione forte della popolazione palestinese del resto del territorio e di conseguenza la durissima reazione israeliana.
Oggi, attacco archiviato, l’occupazione torna alle sue “normali” attività quotidiane, come l’annuncio della confisca di centinaia di ettari tra Betlemme e Hebron e la prossima costruzione di una nuova colonia. Una mossa criticata a livello internazionale anche dagli alleati di sempre, gli Stati Uniti, ma che non fermerà Tel Aviv.
Demolizioni a Gerusalemme
Ieri nella Città Santa, i bulldozer israeliani hanno demolito una casa a Beit Hanina, quartiere di Gerusalemme Est e alcune stanze di un’abitazione vicina usate per raccogliere aiuti da inviare a Gaza. Cibo e altri beni sono andati distrutti nella demolizione. Il proprietario, Hajj Izz Abu Nijma, ha raccontato che questa è la quarta volta che le autorità israeliane demoliscono la sua proprietà, nonostante dal 1996 lui presenti regolare richiesta di permesso.
Distrutta anche la casa del fratello Nadim, dove vivevano cinque famiglie. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel 2013 Israele ha distrutto oltre 500 strutture di proprietà palestinese tra Gerusalemme e Cisgiordania, lasciando senza casa oltre 850 persone.
Arresti e torture
Un prigioniero palestinesi ieri è stato ricoverato in un ospedale di Gerusalemme dopo aver subito torture nel famigerato centro di detenzione israeliano Muscubiyya: Muhammed Hussein Rabee, 33 anni, di Beit Anan (villaggio vicino Ramallah), è stato portato in ospedale per complicazioni cardiache dovute a lunghe torture subite nei 40 giorni di detenzione. Solo ieri la famiglia ha saputo dove fosse. Un ex detenuto ha raccontato che in quel carcere le forze militari usano fare pressione sul collo della vittima e colpirgli le mani.
Ad oggi sono circa 7mila i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, di cui duemila arrestati nel corso dell’estate durante l’operazione di ricerca dei tre coloni e, dopo, durante le manifestazioni in solidarietà con Gaza. Ieri a Nablus è stato arrestato un membro di Fatah, dopo essere stato colpito al piede da un proiettile israeliano. Si tratta di Husam al-Din Abu Riyala, 26 anni, ricercato da un mese. Il ragazzo è stato preso dopo due ore di assedio del centro sportivo dove si trovava.
Arresti anche a Gerusalemme: ieri 4 palestinesi sono stati presi vicino alla Spinata delle Moschee in Citttà Vecchia durante una protesta scoppiata per le restrizioni poste all’ingresso delle donne. Durante la protesta, la polizia ha picchiato con i bastoni anche le donne presenti. Nena News