Il leader del movimento sciita libanese Hassan Nasrallah ieri sera ha condannato le politiche statunitensi che stanno colpendo il Libano ed escluso che possano piegare Hezbollah
della redazione
Roma, 8 luglio 2020, Nena News – Con un discorso a metà strada tra la fermezza contro i nemici di Hezbollah e la flessibilità in economia, ieri sera Hassan Nasrallah, segretario generale del movimento sciita libanese, si è rivolto a Washington affermando che la sua “politica di assedio e sanzioni contro il Libano” non indebolirà Hezbollah piuttosto colpirà gli “alleati e l’influenza” degli Stati uniti nel paese dei cedri.
“Hezbollah e la Resistenza non si arrenderanno. Gli Stati Uniti stanno cercando di indebolire e isolare Hezbollah affamando i libanesi, pensando di metterli contro la Resistenza“, ha affermato Nasrallah in riferimento anche al Caesar Act, la legge del Congresso Usa sostenuta dall’Amministrazione Trump che ha introdotto nuove severe sanzioni contro la Siria e che di conseguenza danneggia fortemente anche Beirut che mantiene stretti legami con Damasco.
Il leader di Hezbollah si è perciò rivolto all’ambasciatrice degli Usa in Libano Dorothy Shea accusandola di “incitare i libanesi l’uno contro l’altro”, a proposito delle pesanti accuse lanciate di recente, in una intervista, dalla diplomatica americana al movimento sciita e al governo del premier Hassan Diab. “L’ambasciatrice degli Stati Uniti non ha il diritto di affermare che il governo deve farsi da parte. Così come non ha il diritto di interferire nella natura di un prossimo governo (libanese), questo è un palese intervento illecito nelle questioni interne del nostro paese, (Dorothy Shea) agisce come se fosse il governatore militare del Libano”.
Rispetto alla gravissima crisi economica e finanziaria che sta affrontando il Libano – con crescenti livelli di povertà – Nasrallah si è mostrato aperto a soluzioni che possano aiutare in tempi stretti il paese. Ha esortato a condurre una “resistenza agricola e industriale”. “Siamo un paese consumatore – ha rilevato – ma esiste la possibilità di diventare un Paese produttivo. Lo Stato ha la responsabilità di rilanciare i settori agricolo e industriale”. Ha quindi sollecitato a continuare “l’apertura (economica) all’Iraq, la Cina, l’Iran e altri paesi” in modo da dare speranza ai libanesi “e inviare un forte messaggio agli americani e ad altri Stati che il Libano può scelte e percorsi diversi”.
“Quella che stiamo attraversando oggi è la minaccia più pericolosa che può affrontare un popolo e uno Stato – ha spiegato il segretario generale di Hezbollah – eppure siamo in grado come Stato libanese e come persone di trasformare la minaccia in una possibilità. Abbiamo l’opportunità di compiere passi molto importanti verso la stabilità economica nonostante – ha aggiunto – la feroce campagna (degli Usa) contro la scelta libanese di cooperare con la Cina”.
Nasrallah infine, premettendo che il suo recente appello alla cooperazione economica con l’Oriente non significa “ribellarsi contro l’Occidente” e non escludendo la possibilità di un accordo con il Fondo monetario internazionale, ha esortato a valutare “altre scelte dal momento che i colloqui in corso potrebbero richiedere tempo o fallire”. E ha garantito che Hezbollah non fungerà da “ostacolo” se gli Stati Uniti se diranno pronti ad aiutare economicamente il Libano.
Intanto nel paese le condizioni di vita di larghe porzioni di popolazione peggiorano con il trascorrere dei giorni. Il suicidio di tre cittadini in gravi difficoltà economiche ha scosso l’opinione pubblica e fornito altri argomenti a chi vuole continuare le proteste cominciate lo scorso ottobre e a sostegno delle accuse contro l’intera classe politica. Si registra inoltre un sensibile incremento della criminalità, conseguenza della «disperazione» della gente comune rispetto al carovita. La lira libanese continua a precipitare: ha perso circa l’80% del suo valore e il rincaro dei prezzi delle merci di prima necessità ha superato in alcuni casi il 50%. Ad aggravare questa situazione è la scarsità di energia elettrica frutto dell’impossibilità di importare elettricità dalla Siria – a causa del Caesar Act – e della mancanza di fondi in dollari necessari per acquistare il carburante per le centrali elettriche libanesi. Nena News