Mazen al Sayyed, in arte El Rass, ha conquistato in poco tempo il pubblico arabo con un misto di filosofia, rivoluzione, critica politica e poesia tradizionale. VIDEO
di Paolo Lasagna – Arab Tunes
Roma, 9 maggio 2014, Nena News – In questo nuovo secolo dominato da turbolenze politiche e “crisi” economiche sembra quasi impossibile che un individuo con un ottima carriera in campo finanziario decida di mollare tutto per dedicarsi alla musica rap. Sembra impossibile, ma questo è ciò che è successo a Mazen al Sayyed in arte El Rass.
In realtà, guardandolo bene, un po’ l’aspetto del bancario ce l’ha. Magro, calvizie incipiente, barba e occhiali neri, ma quando stringe tra le mani un microfono gli ascoltatori vengono travolti dai suoi fraseggi provocatori e dalla complessità dei suoi testi profondi. Nato a Tripoli, seconda città libanese per importanza, nel 1984 da una famiglia della media borghesia, frequenta le scuole superiori presso un liceo francese. Suo padre un ingegnere di sinistra, nazionalista arabo, era assente per la maggior parte del tempo, in fuga dalle forze di occupazione siriane .
Appassionato di poesia Mazen si cimenta con la scrittura, adottando l’arabo letterario all’età di 11 anni. Nel 1999, all’età di 15 anni, comincia a comporre poesie in rima servendosi del dialetto regionale libanese. La scoperta della musica rap avviene grazie ad un insegnante che gli fa dono di una cassetta contenente brani di alcuni rappers francesi di origine araba. Utilizzando le sue prime composizioni, per lo più dedicate alla causa palestinese, da vita con un paio di amici ad un gruppo Hip Hop chiamato “Muluk el Mic” (I re del microfono). Sostenuto esclusivamente da amici, il gruppo registra un album condiviso gratuitamente in rete e tiene alcuni concerti in ambito cittadino.
Nel 2001, in seguito alle insistenze familiari, Mazen lascia il Libano e si reca a Parigi per completare gli studi universitari. Sono anni duri questi, il denaro è poco e la sensazione di essere in esilio è sempre più forte. Anche in Francia trova il modo di continuare a seguire le sue passioni musicali, approfondisce lo studio dei Maqam (le scale della musica araba), delle percussioni, del jazz e della musica elettronica. Una volta laureato, in economia e finanza matematica, comincia il suo percorso lavorativo presso un prestigioso istituto bancario francese.
Odia questo tipo di impiego e le regole del sistema gli stanno strette. Nel 2008 avviene la svolta, dopo aver trascorso quasi due anni in quello che definisce “l’inferno delle banche “, abbandona tutto e decide di ritornare in Libano per seguire le sue vere aspirazioni. Per circa un anno scrive ed ascolta musica, girovagando per Beirut e riscoprendo la città, quindi trova lavoro come giornalista presso il quotidiano “Assafir” occupandosi delle notizie relative alla rivoluzioni arabe. Lascia questo impiego dopo tre anni per divergenze politiche e partecipa alla fondazione del web magazine “Almodon” . Collabora con questa testata fino al Luglio del 2013 ,mese in cui decide di lasciare per ragioni deontologiche .
Mentre il giorno lavora come giornalista la sera, adottando il nome d’arte El Rass, Mazen veste i panni del rapper e propone ai suoi ascoltatori testi intelligenti e profondi, carichi di contenuti politici e sociali. Inserito perfettamente nella scena dell’Hip Hop arabo, a El Rass viene riconosciuta una certa unicità. Infatti si distingue nettamente dai tanti spara rime che popolano la scena musicale. Il suo stile nasce dalla fusione dell’arabo classico (un idioma raramente impiegato nella musica rap) con giochi di parole di carattere tipicamente regionale (non solo libanesi). Capace di valorizzare ogni sfumatura linguistica e dotato di una vena lirica di grande impatto, El Rass ha dato vita ad una vera e propria nuova scuola per quanto riguarda il rap arabo.
“Ho scelto di chiamare la mia musica Ta’lik. E’ una parola che in arabo significa ‘commento’, si collega al termine Mu’allakat , derivante dalla stessa radice semantica, che indica il corpus della poesia pre islamica”. Afferma poi: “Dal mio punto di vista esiste una sorta di continuum linguistico tra le rime prodotte dagli MC’s arabi e il versetto coranico. In fondo la letteratura araba è nata dalla poesia prima che dalla prosa”.
Enfatico performer e poeta molto arrabbiato, El Rass confeziona i suoi versi servendosi di materiale antico e contemporaneo muovendosi, a livello contenutistico, tra lo spirituale e il mondano. Le sue bordate linguistiche possono concentrarsi su obiettivi molto diversi: i Fratelli musulmani, gli islamisti radicali, l’Iran, la Turchia, i regimi arabi, gli Stati Uniti e l’Occidente, le ingiustizie sociali e i costumi libanesi. Dalle sue composizioni, disponendo di un ottimo bagaglio culturale e di una mente brillante, nascono figure particolari quali ” l’attentatore suicida ottimista” o ” il ribelle critico verso la ribellione”.
El Rass opera un analisi attenta della società che lo circonda senza rinchiudersi nel ghetto di un ideologia, mantenendo lo sguardo vigile e la mente aperta. Queste caratteristiche hanno fatto di lui un punto di riferimento per il cambiamento in una società che ha sempre dimostrato forti resistenze verso qualsiasi tipo di mutamento. Attraverso le sue canzoni invita i fratelli arabi a sviluppare il pensiero critico svincolandosi dalle briglie rappresentate da condizionamenti politici, sociali e religiosi. “La mia intenzione è de-costruire la retorica di entrambi le parti della politica libanese per dimostrare che, nella loro essenza, sono esattamente uguali. Le loro pratiche sono esattamente le stesse. Ciò che cambia è solo l’aspetto”.
“Il solo modo per fermare questo stato di cose è quello di rendere le persone consapevoli, liberarle da questo schema e dire: Guardate! Siete stati manipolati. Posso dimostrarvi che quello che avete davanti è in realtà un mostro con due teste. Solo uccidendo il mostro potrete liberarvi da questa illusione”.
Riferendosi alla stagione delle rivoluzioni arabe, che lui preferisce definire “sconvolgimenti regionali”, dice : “La nostra generazione ha iniziato ad organizzarsi in modo indipendente, mentre la generazione precedente è stata trainata dalla paura. Non nutro nessun sentimento nazionalista e nessuna nostalgia, credo solo nella passione che ci permetterà di creare la nostra nuova identità. Ho capito che è questa la nostra vera rivoluzione“.
Se parte della società araba considera la creazione di questa nuova identità come un attacco esiziale alle tradizioni, El Rass interviene per dimostrare la complessità ed il valore delle sue idee: “Io non credo nei conflitti. Il conflitto non è mai un buon modo per far passare un messaggio o per creare interazioni. A volte è necessario servirsi di strumenti aggressivi e provocatori, i miei brani lo sono a volte, ma bisogna sempre mantenere un atteggiamento collaborativo, una finestra aperta al dialogo”. Riferendosi ad alcune accuse ricevute circa un suo presunto anti-islamismo dice: “Ultimamente è molto in voga la questione dell’Islam. Il tutto si riduce ad un accettazione acritica dei presunti precetti islamici o ad un completo rifiuto dell’intero pacchetto religioso. La vera questione è che, se vogliamo essere onesti con noi stessi, è assurdo pensare di eliminare la componente islamica dalla nostra cultura per sostituirla con la laicità e il pensiero materialista. In qualsiasi luogo in cui ciò è stato fatto si è assistito ad un fallimento, sia sociale che economico. Allora perché dovremmo seguire un modello che si è dimostrato fallimentare?”.
“Io dico alla gente di smettere di pensare che le uniche scelte in campo siano costituite da modelli già esistenti . È possibile creare le proprie scelte. Viviamo un momento storico che ci dà la possibilità di innovare per creare nuovi modelli, inclusa una nuova visione dell’Islam”. Proseguendo il suo pensiero afferma : “Credo ci si debba liberare della visione dell’Islam come religione. Dovrebbe essere considerato solo una filosofia individuale. La Umma (la comunità islamica nella sua totalità) è in realtà un illusione politica, una falsa comunità. Ci sono lotte che nella loro essenza non appartengono ad una sola comunità ma riguardano ogni essere umano. Se vogliamo stabilire frontiere, perché non farlo allora nell’ambito della propria città, del proprio quartiere o della propria famiglia? Non c’è nessuna logica in questo”.
Quello di El Rass è un hip hop che fa appello ai pensatori, ai giovani rivoluzionari, agli esperti di hip hop arabo, ai giornalisti e forse ironicamente a chi nutre inclinazioni religiose ma, rispetto alle sue intenzioni, non è musica per le masse. La sua critica socio-politica, i suoi giochi di parole e la struttura musicale astratta delle basi dei suoi brani rendono fruibile il prodotto ad un pubblico di arabi eruditi.
La sua pagina presso la piattaforma musicale online Soundcloud , ormai veicolo preferenziale per gran parte del rap, non solo arabo, consta di un gran numero di brani e vanta migliaia di iscritti. Vi si può trovare la summa dell’El Rass pensiero e, tra le altre cose, alcuni brani realizzati in collaborazione con altri esponenti del rap arabo. Nel brano “Mina’ Homs” (Il porto di Homs) realizzato con Al Sayyed Darwish, rapper siriano proveniente dalla città di Homs devastata dalla guerra civile , El Rass si chiede se la devastazione sia valsa la pena e propone questo distico agli ascoltatori: “”Quando vedrete il volto di Homs / Imparerete a ribellarvi contro le armi prima di ribellarvi contro un leader”.
In un altro brano intitolato “Borkan Beirut” (Il vulcano di Beirut) El Rass immagina un vulcano alla base della città, simbolo di ciò che ribolle al di sotto delle sue strade e recita: “ Ieri ho sognato che Beirut stava annegando sotto la cenere vulcanica. La gente era stata carbonizzata , ma (le luci) dello Sky Bar (un club elegante Beirut ) erano ancora accese (…) Lusso e angoscia /qualità e quantità /Prostituzione e modestia : la scienza della città di Beirut”.
Questo brano fa parte dell’unico album realizzato fino ad ora dal rapper. Il cd, uscito nel 2012 e intitolato “Kachf el Mahjoub” (Svelare il Nascosto), è frutto di una collaborazione con il musicista sperimentale Jawad Nawfal in arte Munma. Realizzato per l’etichetta discografica indipendente libanese Ruptured , un marchio che ha fatto della rottura dei confini musicali una regola, il lavoro si presenta come un autentica innovazione nel campo dell’ hip hop. Il materiale creato da Munma, formato da ritmi spezzati, elaborate percussioni, stratificati passaggi di Synth ambientale e campioni tratti dalla musica tradizionale, offre un universo sonoro perfettamente calzante alla lirica provocatoria di El Rass.
“Non dovrebbe esserci nulla che assomigli a questo lavoro. La mia intenzione era realizzare qualcosa di unico. Non posso affermare di esserci riuscito anche se ci spero. Sono abbastanza soddisfatto di quello che ho fatto. E ‘sicuramente qualcosa di nuovo. La cosa più importante per me è stata il processo di lavorazione. L’intenzione non era arabizzare lo stile americano o europeo ma usare tutto il mio background per esprimere me stesso, come individuo universale, a livello creativo senza alcun tipo di ripetizione culturale”.
A proposito del titolo dato all’album El Rass spiega : “Il disco deve il suo nome ad un testo di Ali Hajvery , un maestro sufi vissuto circa 9 secoli fa. Secondo il sufismo i veli rappresentano gli ostacoli che si frappongono tra l’individuo e la realtà. Gli stereotipi culturali, la paura del diverso, le frontiere, sono tutti ostacoli che dovremmo abbattere per poter aspirare ad un futuro migliore. Dobbiamo distruggere queste barriere al fine di incontrare l’altro in modo corretto, in modo amorevole, per poter avere davvero un dialogo”.
Ogni traccia dell’album è un universo a se stante con un suono diverso e un diverso approccio. Molti sono i brani i quali, sia a livello contenutistico che musicale, hanno attirato l’attenzione degli ascoltatori. Il pezzo “3echq” ( islamologia) esprime il modo in cui l’autore si relaziona con l’Islam. Un rapporto poetico completamente orientato verso l’aspetto etico della disciplina religiosa. Un qualcosa che ha a che fare con il rifiuto dell’ingiustizia e con l’essere fedeli alle proprie idee, senza prestare attenzione al prezzo da pagare.
Il brano “Yoga ” presenta invece una contraddizione. Se il nome della traccia evoca un immagine di pace , il suo contenuto per contro è una chiamata totale e completa alla violenza. Si tratta di una delle tante provocazioni di El Rass che nell’introduzione del brano recita l’alfabeto arabo come esempio di disciplina e regola per spiegare che, cosi come la lingua, anche la casualità della violenza ha regole precise. Se si agisce con violenza si avrà una reazione violenta. “Se si incoraggia l’odio, allora non si può pretendere nulla in cambio se non l’odio stesso. In questo brano affronto le contraddizioni che esistono tra teoria e pratica. Affrontare le contraddizioni è un modo per fare luce sulla realtà, per trovare una via di mezzo, un terza via . Questo è il concetto che attraversa tutto l’album” .
Riferendosi alle sue aspirazioni El Rass afferma : “In questo disco ho voluto sintetizzare la cultura alla quale appartengo e della quale vorrei essere una continuazione. Ho sempre pensato di stare creando qualcosa che, tra un secolo, potrebbe essere percepito come la musica tradizionale del presente. La mia visione musicale è costituita infatti da elementi tipicamente orientali e da altre componenti che potremmo definire futuristiche. Credo si debba sempre tenere l’attenzione concentrata sia verso il passo appena fatto sia su quello che si sta per fare”.
Il disco ha assicurato a El Rass un alto grado di visibilità all’interno della scena musicale mediorientale. Molti media si sono occupati di lui e delle sue idee. Uno tra i tanti ad averlo notato è stato il produttore siriano-americano Dub Snakkr , fondatore dell’etichetta discografica Stronghold Sound con sede a San Francisco, che ha voluto inserire alcuni brani del musicista libanese all’interno dell’album “Khat Thaleth”, progetto che riunisce le migliori teste pensanti della scena hip hop araba.
Al momento El Rass è impegnato nella realizzazione del secondo album che vede la prosecuzione del suo sodalizio artistico con Munma. L’album dovrebbe essere presentato il 4 maggio del 2014 con il titolo: “Adam, Darwin and the Penguin” . Un brano intitolato “Musiqa al masa’id” è ascoltabile in anteprima presso la pagina Soundcloud dell’artista.
La forza delle parole di El Rass ha travalicato i confini libanesi facendo proseliti in tutta l’area mediorientale. Il suo è un nome ormai ben noto in Tunisia, Siria, Egitto, Palestina e Giordania. Il messaggio lanciato da questo poeta moderno trascende infatti il localismo e interessa tutte quelle realtà che, nella regione del levante, hanno lavorato e combattuto per un diverso modo di essere arabi. Sarebbe comunque un errore considerare il suo contributo artistico circoscritto alla scena musicale araba. Infatti, al pari di molti altri suoi colleghi, non solo mediorientali, El Rass sta reinventando le regole musicali del hip hop dando nuova linfa vitale ad un genere che, almeno per quanto riguarda il versante americano ed europeo, sta vivendo anni di decadenza ,sia musicale che contenutistica.
Una frase viene spesso usata da questo musicista per prendere commiato dal proprio pubblico : “Pace a tutti, verità per chi cerca”. Sia lode ai cercatori allora se vestono i panni di questo saggio Sufi contemporaneo.
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