Questo libro ha l’obiettivo di proporre l’affermazione di un intero popolo attraverso una serie di “voci” palestinesi, di testi non tradotti in Italia, pubblicati altrove per lo più in arabo, o di riviste di difficile accesso al grande pubblico
di Cristina Micalusi
Roma, 28 febbraio 2017, Nena News - Nel 1987/1988 si è parlato molto dell’Intifada, la sollevazione popolare che ha coinvolto le masse della Cisgiordania e della striscia di Gaza, territori occupati da Israele nel 1967. Oggi di tale ribellione non se ne parla più eppure i palestinesi continuano a praticarla in altri modi per difendere la propria terra e rivendicare i propri diritti.
Vero è che tale rivolta di massa è riuscita a conseguire risultati politici di importanza storica, di cui la proclamazione dello Stato palestinese è un risultato. Impossibile negare oggi l’esistenza dei palestinesi come popolo, anche da parte israeliana, difficile non sottolineare certi ritardi e assenze da parte araba, sulla volontà di un cammino pacifico nella Terra Santa. L’attestazione del popolo palestinese attraverso l’Intifada va valutata anche sul piano dell’immagine rispetto agli esiti sul piano politico nell’arco degli ultimi venti anni.
Questo libro ha il pregevole obiettivo di proporre quel ribaltamento d’immagine attraverso una serie di “voci” palestinesi, di testi non tradotti in Italia, pubblicati altrove per lo più in arabo, o di riviste di difficile accesso al grande pubblico.
Alcune analisi sono più ingenue perché trattano articoli pensati per discorsi in famiglia. Altre più audaci perché traducono fatti da divulgare, frasi, prospettive e realtà di chi sta dentro.
Così le prime descrivono fatti, progetti e speranze , le seconde sono più articolate. L’immagine che viene fuori o quella che essi vogliono veicolare ha anch’essa una duplice valenza.
Già la loro esemplificazione è un dato utile ma si legge tra le righe qualcosa di più forte; ossia che chiunque, in nome di un’idea e di un diritto inconfutabile, si adoperi per affermare la dignità e la speranza che ogni uomo possa vivere dignitosamente, rivela una giustizia capace di esplicarsi. E ancora che questo suo problema fa da specchio e da simbolo di quanto in quel momento è il problema di tutti.
È la possibilità di trasformare il mondo per sé e per gli altri. L’intifada mostra la strada per venir fuori dall’apatia e dalla rassegnazione che si ha in tutte le società avanzate, che si traduce nella “crisi di valori”.
L’intifada come speranza e progetto politico presenta la vergogna e la violenza dell’occupazione, degli espropri, delle espulsioni. Allo stesso tempo permette al popolo palestinese di affermare la propria statualità. In questi testi c’è anche un’altra risposta che l’intifada ha dato anche a noi. Concerne il fatto che in un clima di laicismo e pluralismo, razzismo e intolleranza sfociano con inaudita violenza.
Se vengono combattuti, li vediamo come battaglie non come una guerra che riguarda tutti, anche “noi occidentali” che li consideriamo come manifestazioni anacronistiche dovute a necessità contingenti. Altra tematica centrale di questi testi è la denuncia dei metodi israeliani nei territori occupati e mettere in primo piano gli strumenti in mano palestinese per resistere a tale violenza, dalla carta demografica al l’importanza dei territori nell’economia israeliana.
Il messaggio ultimo se non il più rilevante, non pensato, non scritto, ma costruito da un palestinese è l’affermazione politica in quanto Palestinesi di popolo, quindi di soggetto e ciò che comporta sul piano della Storia.
Il tutto sottolineato, motivato, distinto da un aggettivo: palestinese.
VOCI PALESTINESI DELL’INTIFADA
A cura di Wasim Dahmash
Edizioni Nuova Cultura
Anno 2006