Ieri un commando armato, forse dello “Stato islamico”, ha assaltato nella capitale la sede centrale della compagnia petrolifera Noc. Nelle stesse ore, il ministro degli esteri italiano incontrava a Bengasi l’uomo forte della Cirenaica che solo qualche giorno fa aveva definito Roma “nemica”
della redazione
Roma, 11 settembre 2018, Nena News – Sicurezza è una parola sconosciuta a Tripoli. E così dopo la fragile tregua tra le milizie armate raggiunta la scorsa settimana (dopo giorni di combattimenti che hanno provocato 63 morti), ecco che ieri la capitale è ritornata a vivere un’altra giornata di paura e di tensione altissima. Lo sanno bene i dipendenti della sede centrale della compagnia petrolifera Noc assaltata alle nove del mattino da un commando composto (sembrerebbe) da sei miliziani di pelle scura. L’edificio è stato circondato e liberato dopo alcune ore dalle truppe scelte, le Forze di deterrenza speciale (Rada), agli ordini del ministero dell’Interno. La dinamica di quanto accaduto ieri, tuttavia, non è ancora del tutto chiara. Né, al momento in cui vi scriviamo, l’attacco è stato rivendicato.
Il Rada, così come il ministro degli interni Abdul Salam Ashour e il capo della sicurezza di Tripoli Salah al-Semoui, ritiene che a compiere l’assalto siano stati i “terroristi dell’Is” che già a maggio avevano rivendicato a Tripoli un attacco contro la Commissione elettorale.
Il bilancio ufficiale parla di 4 morti: i due aggressori che si sono fatti esplodere in aria e due agenti della sicurezza della Noc. I feriti sarebbero 10. Secondo altri media, invece, tutto il commando sarebbe stato “neutralizzato” dalle forze speciali. “Tre o cinque uomini armati sparavano dentro il palazzo” ha raccontato alla Reuters uno dei dipendenti della compagnia che si è dato alla fuga gettandosi da una finestra. Di sicuro, fa sapere Ahmad Ben Salim, portavoce del Rada, c’è che i resti di due jihadisti sono stati trovati all’interno dell’edificio rispettivamente al secondo e terzo piano. Parole dure contro “l’attacco terroristico codardo” sono state espresse dalla missione Onu in Libia (Unsmil) che ha definito l’assalto una “colpo contro i libici ovunque”.
Il direttore della Noc, Mustafa Sanallah, che era presente nell’edificio al momento dell’attacco e che è riuscito a salvarsi, ha confermato che alcuni membri dello staff sono stati uccisi e che alcuni feriti sono in “gravi condizioni”. Sanallah ha riferito in serata che i danni al palazzo sono stati ingenti, ma che il personale è stato tratto in salvo. Il presidente della Noc ha poi voluto tranquillizzare le autorità locali: la produzione petrolifera – che quest’anno ha registrato entrate record valutate intorno ai 23,4 miliardi di dollari – non subirà alcuna ripercussione negativa in seguito dell’attacco.
Ieri, intanto, proprio nelle ore in cui la Noc veniva assaltata a Tripoli, il ministro degli esteri italiano Moavero Milanesi incontrava a Bengasi per la prima volta il generale Haftar. Un incontro importante: soltanto qualche giorno fa l’uomo forte della Cirenaica aveva definito Roma “un nemico” e aveva minacciato un’invasione nella capitale qualora le elezioni concordate tra le parti libiche a Parigi per dicembre non dovessero avere luogo (l’Italia ne chiede un rinvio considerate le scarse condizioni di sicurezza in Tripolitania).
Nel comunicato della Farnesina si apprende che il colloquio tra i due è stato “lungo e cordiale” e che “ha rilanciato lo stretto rapporto con l’Italia in un clima di consolata fiducia”. La recente ostilità sembra apparentemente un lontano ricordo: nella nota, infatti, Moavero fa sapere che Haftar “ha espresso il suo apprezzamento per la politica estera italiana di cui la Libia non può farne a meno”. Nel comunicato, inoltre, si afferma che il generale si è detto “pronto a contribuire attivamente per la sicurezza, la stabilizzazione e il dialogo nel Paese per il bene di tutti i libici”. Come ciò avverrà, Moavero non lo spiega. Ma poco importa: l’obiettivo del viaggio era soprattutto provare a distendere gli animi tra Roma e Bengasi in vista della conferenza di pace sulla Libia che l’Italia sta provando a organizzare a novembre prima delle elezioni. Nena News