La scrittrice egiziana fa della lotta per il suo paese e quella per le donne il fulcro della sua opera, utilizzando il genere autobiografico raccontando il mondo fuori attraverso le storie dei singoli
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 10 agosto 2017, Nena News – “Sono una donna araba e una cittadina del terzo mondo. Il mio retaggio è, in entrambi i casi, soffocato. Io scrivo in autodifesa e in difesa di coloro con i quali mi identifico o, che sono come me”. Radwa Ashour, The View From Within (1994)
Radwa Ashour presenta se stessa attraverso parole dal senso inequivocabile. Scrittrice, docente universitaria e attivista politica che, sin da giovane, riversa il suo impegno nella lotta all’indipendenza del suo Paese, l’Egitto e all’autonomia universitaria, fondando il Movimento del 9 Marzo. Si riversa nelle piazze, assieme alle altre donne egiziane, sostiene manifestazioni e anima proteste fino agli ultimi anni della sua vita.
Con sensibilità e coscienza, orienta la fase iniziale del percorso di conquista dell’Egitto, in materia di Diritti e Libertà. Fornisce una direzione idologica e di azione in tal senso, coadiuvata da altre pensatrici.
Le posizioni femministe, il tema dell’educazione, le dinamiche dell’università sono interpretate e rese da Radwa Ashour con obiettività e serietà, qualità derivanti da un profondo coinvolgimento personale nelle situazioni che riguardano la comunità cittadina. Il racconto della società egiziana contemporanea, da parte di Radwa Ashour, è immerso nella storia e costellato da una miriade di riflessioni e da un timore sincero per le sorti di un Paese che lei stessa definisce “di gente in gamba”. La sua opera letteraria, dai risvolti civili, rafforza il principio dell’indissolubilità tra individuo e collettività e del processo di mutamento della percezione di un luogo, al verificarsi di specifici eventi.
Le opere che, più delle altre, restituiscono la sua peculiare personalità, delineando il suo progetto politico e la sua dedizione al sociale, imbevuta della sua azione in campo letterario, sono: Atyàf (Fantasmi), Granada Trilogy, Athqal Min Radwa (“Più forte di Radwa”). L’autrice definisce il suo stile narrativo “una sfida al discorso dominante”, assimilabile “al tentativo di far emergere ciò che, delle aree marginalizzate, costrette al silenzio del passato e del presente, non viene spiegato”, “Io scrivo, lo spazio diventa mio, e smetto di essere un oggetto agìto per trasformarmi in soggetto che agisce”.
L’autobiografismo. Il genere letterario scelto da molti autori arabi contemporanei è quello autobiografico. L’autobiografia consente di intrecciare fatti reali ad episodi fittizi, che vanno a comporre la trama. In molti casi, lo scrittore intende portare alla luce identità reali celate dietro i protagonisti delle sue storie, i quali sono chiamati a svelare progetti e ambizioni; come a dire, l’autrice/autore parla di sé per mezzo di altri.
L’autrice fonde l’esperienza personale alla memoria storica, nell’ottica della testimonianza, assieme a quella della propria famiglia e dell’intera nazione. Combina elementi dell’autobiografia all’invenzione, creando una struttura testuale mista, dove la narrazione non segue un ordine cronologico.
Il romanzo Atyàf è l’emblema della simbologia legata ai luoghi e del cambiamento di senso ad essi connesso. Ad essere evocata è la prima insurrezione anti-britannica avvenuta in Egitto il 9 marzo 1919. Ad essa partecipano le donne egiziane per sostenere la solidarietà interreligiosa del loro popolo, contro il tentativo di innescare lotte interconfessionali. L’emblema diviene la mezza luna unita a una croce (che ritornerà nelle proteste di Piazza Tahrir nel 2011).
L’aprile seguente, la manifestazione coinvolge i ministri, i parlamentari, gli ufficiali, gli studenti, i medici e i religiosi. Tra le fila della protesta di massa vi è Huda al-Sarawi (1879-1947), iniziatrice del femminismo egiziano e arabo, che nel 1923 fonda l’Unione Femminista Egiziana. Le donne dell’alta borghesia, le quali incontrano limiti alla vita partecipativa, scendono in strada indossando il velo, decise a manifestare. La trama dell’opera continua ad articolarsi secondo momenti storici e di immaginazione; in ogni caso, ad essere nutrito è l’immaginario collettivo associato al Paese e l’urgenza di documentare e di riportare i fatti occorsi in Egitto.
Il tema centrale è l’apatìa degli intellettuali, causata dal degrado culturale e dalla delusione politica. La protagonista è Sagar, docente all’università del Cairo e donna dalla forte passione politica. La sua vita si snoda in parallelo con quella di Radwa, che nel frattempo insegna Letteratura inglese all’Università “Any Shams”, uno degli atenei della capitale.
La scrittrice spiega, inoltre, ciò che avviene nei villaggi vicino al Cairo, ricorrendo ad ampie descrizioni e riflessioni. L’intento è di diffondere gli effetti causati dalle agitazioni di quei giorni, all’interno dei contesti comunitari. Radwa Ashour esprime una visione comune a molti autori arabi, per i quali scrivere è un atto politico e il testo letterario è funzionale ad una versione dei fatti diversa da quella ufficiale, autorizzata dai regimi e legittimata dalla storiografia.
La storia narrata è preceduta, dunque, dagli accadimenti che vanno dal 1919 al 1956, compresa l’entrata in guerra dell’Egitto nella Seconda Guerra mondiale a fianco delle Forze Alleate. Ciò che Radwa Ashour individua è il nuovo significato che viene attribuito ad un luogo non appena è colpito da un “lampo che all’improvviso lo illumina”, agevolandone una nuova e diversa percezione. Il riferimento è alla zona attigua alla Piazza, che ha accompagnato la sua adolescenza, ma che dopo alcuni anni le appare “altro”.
Ultimi lavori. Radwa Ashour è stata una educatrice oltre che femminista, ha usato il suo stile di scrittura per sollevare interesse e infondere consapevolezza sulla questione dei diritti umani. Tra le sue ultime opere vi è Athqal Min Radwa (“Più forte di Radwa”), scritta durante la sua lotta al cancro. La sua vocazione di scrittrice le permette di raccontare la sua malattia, quale evento trasformativo della vita, rapportando il suo vissuto allo scompiglio scoppiato in piazza. Tra le sue opere, vi è, Granada Trilogy, un romanzo in lingua araba che ripercorre l’ultima fase del Sultanato di Granada, caduto per mano dei sovrani Cattolici nel XV secolo.
Breve biografia. Nasce al Cairo nel 1946, si laurea in Letteratura inglese all’Università del Cairo, poi consegue un Master in Letteratura comparata. Ha vinto diversi premi, come ad esempio il “Constantine Cavafy” per la Letteratura nel 2007 e il “Tarquinia Cardarelli” per la Critica letteraria nel 2009. Nena News