Dopo giorni di bagarre interna, l’esecutivo Netanyahu ha sciolto definitivamente i suoi dubbi sul leader oltranzista di Yisrael Beitenu. A festeggiare è anche il capo di Casa Ebraica, Naftali Bennet, che chiedeva una modifica all’interno del gabinetto di sicurezza
di Roberto Prinzi
Roma, 30 maggio 2016, Nena News – Dopo giorni di polemiche, attacchi e due dimissioni, stamattina il governo israeliano ha approvato all’unanimità la nomina del falco Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu) al ministero della Difesa. Nella riunione dell’esecutivo tenutasi a Gerusalemme si è anche stabilito che a Yisrael Beitenu (che da oggi entra ufficialmente a far parte della coalizione governativa) spetterà anche un altro dicastero importante: quello dell’Immigrazione che sarà diretto da Sofa Landver. Tzachi Hanegbi del Likud (il partito del premier Netanyahu) sarà ministro senza portafoglio nell’ufficio del premier.
L’intesa raggiunta oggi è stata accolta con grande soddisfazione dal ministro del Welfare nonché presidente del comitato centrale del Likud, Haim Katz. “L’aggiunta dei membri di Yisrael Beitenu alla coalizione di governo – ha scritto Katz in una nota – riflette la volontà di chi [ci] ha votato, rafforza la leadership nazionale e aiuta il governo a promuovere misure per migliorare il benessere dei cittadini israeliani”.
Sembrerebbe essersi conclusa, quindi, con il voto unanime di stamattina la crisi politica che aveva messo a rischio per diversi giorni la composizione attuale dell’alleanza governativa. L’ingresso di Yisrael Beitenu al governo, annunciato in pompa magna la scorsa settimana dal premier, era nei fatti rimasto in bilico fino a ieri. Alla base dei rinvii vi era soprattutto la richiesta/ricatto da parte del capo del “partito dei coloni”, Naftali Bennet, di modificare le modalità in base alle quali viene informato il gabinetto di sicurezza. Bennet, con cui il primo ministro ha un rapporto tutt’altro che semplice, aveva minacciato a più riprese l’uscita dal governo della sua compagine politica qualora non fosse stato accontentato.
La richiesta del leader di Casa Ebraica era sul tavolo da giorni: nominare un funzionario militare che abbia come compito quello di informare l’intero gabinetto (che comprende, tra i vari parlamentari, lo stesso Bennet) sulle decisioni relative alla sicurezza d’Israele, soprattutto in caso di guerra. Attualmente, infatti, Netanyahu e il titolare della Difesa possono controllare le informazioni fornite dai servizi di Intelligence e dall’esercito comunicando ai membri del gabinetto solo quelle che ritengono opportune. In questo modo, ha denunciato Bennet, si influenza l’intero operato del comitato sicurezza che rischia di essere tenuto all’oscuro su importanti dettagli.
La polemica va avanti da tempo. Già durante l’offensiva israeliana “Margine Protettivo” nella Striscia di Gaza (estate 2014) il leader di Casa ebraica e l’allora ministro degli Esteri Lieberman protestarono vivacemente contro la gestione “personalistica” (e “troppo debole”) di Netanyahu e del ministro della Difesa Ya’alon della campagna militare contro i palestinesi. Il ben servito dato dieci giorni fa a quest’ultimo dal premier e il possibile ingresso di Lieberman hanno soltanto riaperto il vaso di Pandora.
Dopo un’altra giornata tesa, nella tarda serata di ieri Bennet ha finalmente stemperato i toni. “A partire da lunedì ci sarà un segretario militare”, “la nazione ebraica ha vinto. Ritorniamo a lavoro” ha twittato non nascondendo una certa giustificata soddisfazione. In base ai termini dell’accordo, inoltre, il capo del Consiglio della sicurezza nazionale (o il suo vice) dovrà essere a disposizione del gabinetto che, tra i vari compiti, ha quello di autorizzare o meno il dispiegamento di truppe di terra in caso di guerra. Una vittoria, quella raggiunta da Bennet, non irrilevante dal punto di vista politico: viene ristretta con oggi l’ampia libertà di cui hanno sempre goduto i premier e i ministri della difesa israeliani in tema sicurezza, questione chiave nello stato ebraico.
Con l’ingresso ufficiale dell’oltranzista Lieberman, il governo potrà ora disporre di 6 seggi in più rafforzando l’esigua maggioranza (un solo seggio) di cui godeva finora Netanyahu. La riappacificazione tra Bennet e primo ministro ha anche un’altra conseguenza: spegne al momento la possibilità d’ingresso dei laburisti nell’esecutivo di estrema destra. Fino ai cinguettii distensivi del leader di Casa Ebraica, infatti, il Canale 2 israeliano aveva parlato di concrete possibilità di vedere il Campo Sionista diretto da Hertzog (teoricamente il principale partito d’opposizione e lo storico rivale del Likud) all’interno della nuova coalizione governativa in cambio di alcuni ministeri. Per ora Hertzog deve attendere facendo attenzione a guardarsi alle spalle: il malcontento interno verso la sua leadership è ormai palpabile. Nena News
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir
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