Il presidente Usa ha assicurato che nessun marines metterà piede nel Paese e che gli Stati Uniti non saranno coinvolti in un’altra guerra. L’avanzata degli jihadisti adesso minaccia anche la regione autonoma del Kurdistan iracheno. L’Onu condanna le persecuzioni delle minoranze
AGGIORNAMENTO ORE 16.50 – L’aviazione statunitense ha avviato i primi bombardamenti contro le milizie jihadiste nel Nord dell’Iraq. Il presidente Obama aveva annunciato di avere autorizzato l’intervento statunitense, che prevede anche il lancio di aiuti umanitari alla popolazione in fuga dalle zone finite sotto il controllo degli islamisti.
della redazione
Roma, 8 agosto 2014, Nena News – I caccia statunitensi entreranno in azione in Iraq per contrastare l’avanzata delle milizie dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) nel Nord del Paese, ma “non ci sarà un nuovo intervento di terra”, ha precisato il presidente Barack Obama, annunciando di avere autorizzato l’intervento dell’aviazione Usa.
La Casa Bianca ha dato il via libera a due tipi di operazioni: raid mirati a sostegno delle Forze armate irachene, in grande difficoltà, e lancio di aiuti umanitari per la popolazione civile intrappolata sulle montagne senza cibo e beni di prima necessità, o in fuga dalle zone occupate dagli Jihadisti che stanno seminando terrore, soprattutto tra le minoranze religiose.
Da tempo Bagdad invocava l’intervento di Washington, ma Obama, che si è giocato la presidenza sul ritiro dall’Iraq, non sembra intenzionato a inviare alcun soldato nel Paese. Quello statunitense, ha detto, è un intervento mirato ad aiutare le minoranze, ma gli Stati Uniti “non saranno trascinati in un’altra guerra in Iraq”. Un’ipotesi che desterebbe non poca preoccupazione tra i cittadini statunitensi.
Negli ultimi giorni si sono susseguite notizie di esecuzioni di massa, riduzione in schiavitù di donne, persecuzione delle minoranze religiose (cristiani e yazidi) nelle aree in cui il leader dell’Isil, al-Baghdadi, ha proclamato il califfato. Un lungo corridoio che va dal territorio iracheno alla Siria, dove gli islamisti controllano alcune comunità, e adesso rischia di allargarsi ai territori del Kurdistan iracheno, sinora risparmiato. Ieri le milizie jihadiste sono entrate nella cittadina curda di Makhmour, a nord di Mosul e vicina al confine con la regione autonoma curda. Il premier iracheno Maliki lunedì ha inviato l’aviazione a sostegno dei peshmerga curdi, impegnati a difendere 150 chilometri di confine. Una cooperazione dettata dalla necessità: Bagdad ha bisogno dei combattenti curdi e Barzani, il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, che punta all’indipendenza dall’Iraq, non può permettersi di far cadere il territorio ottenuto (il controllo della città di Kirkuk e l’ufficioso allargamento dei confini) nelle mani dell’Isil.
Sempre ieri, gli jihadisti hanno attaccato una base militare siriana nella zona settentrionale della provincia di Raqqa, secondo un attivista locale citato dall’agenzia Anadolu, il presidente siriano Bashar al Assad a questo punto non ha più basi militari nel Nord del Paese. Il conflitto è regionale e sta destabilizzando l’intera aree. Ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha lanciato un appello a sostenere il governo iracheno e ha condannato le azioni dell’Isil. Nena News