La nostra consueta rubrica sull’Africa ci porta anche in Somalia dove il ministro della giustizia della regione autonoma dello stato di Hirshabelle è morto di Covid-19
di Federica Iezzi
Roma, 18 aprile 2020, Nena News –
Zimbabwe
Il personale sanitario nello Zimbabwe ha lanciato l’allarme per la limitata capacità del Paese di eseguire test di diagnosi per l’infezione da coronavirus, avvertendo che la mancanza di attrezzature specifiche e carenze infrastrutturali potrebbero far sì che molti casi non vengano rilevati.
Lo Zimbabwe ha riportato il suo primo caso a metà marzo e finora ha testato circa 400 persone per coronavirus. Il Paese, che ha un solo centro di test COVID-19, nella capitale Harare, ha ad oggi confermato 24 casi, e tre decessi.
In Zimbabwe sono stati consegnati solo 500 kit di test COVID-19 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e ne sono stati usati già quasi 400.
Come parte delle misure per contenere la diffusione del virus SARS-CoV-2, il governo Mnangagwa ha dichiarato lo stato di disastro nazionale e ha vietato tutte le riunioni pubbliche di oltre 50 persone, per 60 giorni. Alcuni dei raduni vietati includono servizi religiosi, matrimoni e attività sportive.
Inoltre, sono attualmente in atto la chiusura delle scuole e la designazione di tre ospedali come strutture di quarantena per pazienti contagiati da COVID-19.
Anni di sottofinanziamento e una profonda crisi economica derivante dalla cattiva gestione politica hanno messo in ginocchio il settore sanitario del Paese.
Sono circa 17.000 i casi confermati di COVID-19 nel continente africano, con almeno 890 decessi.
Secondo l’OMS, ci sono meno di 5.000 letti di unità di terapia intensiva disponibili in 43 dei 54 Paesi del continente. Si tratta di circa cinque posti letto per milione di persone, rispetto ai 4.000 in Europa.
Niger
Mentre la maggior parte dei Paesi africani ha chiuso i loro confini nell’ambito degli sforzi per contenere la pandemia di coronavirus, i migranti stanno pagando un prezzo elevato.
Nel corso delle ultime due settimane, centinaia di donne, uomini e bambini sono stati bloccati in Niger, tradizionale corridoio di transito per i migranti provenienti dall’Africa occidentale e diretti in Libia o Algeria.
Le deportazioni dall’Algeria al Niger hanno avuto un trend in costante aumento a partire dalla fine del 2016, con cifre che sono diminuite lo scorso anno per ricominciare a crescere da febbraio in poi.
In piena pandemia, i migranti rimangono attualmente in quarantena in strutture allestite nel posto di frontiera militare di Assamaka e nei centri di transito gestiti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nella città meridionale di Arlit.
Nonostante la chiusura delle frontiere, i migranti viaggiano attraverso rotte secondarie per evitare i controlli, creando un grave problema di salute pubblica per l’intera comunità africana.
Un’inusuale operazione di respingimento è avvenuta anche a fine marzo al confine tra Niger e Libia, dove un convoglio di migranti è stato intercettato, costringendo l’OIM a predisporre ulteriore assistenza umanitaria.
Circa 1.400 medici sono operativi in Niger, secondo il governo, al servizio di una popolazione di circa 22 milioni.
Attualmente, 2.371 persone, per lo più nigeriani, guineani, camerunesi e maliani, sono alloggiate nei sei centri di transito dell’OIM.
Il Niger ha confermato 609 casi di coronavirus e 15 decessi per lo più nella capitale Niamey. Il Paese ha introdotto una serie di misure di contenimento per rallentare la diffusione del COVID-19, tra cui la chiusura dei confini internazionali, il divieto di raduni e il coprifuoco notturno.
Oltre ai migranti in movimento, le organizzazioni umanitarie sono particolarmente preoccupate per il destino dei 420.000 sfollati interni, sfuggiti alla violenza di gruppi armati, lungo i confini del Paese con Nigeria, Ciad, Mali e Burkina Faso.
Somalia
Il ministro della giustizia dello stato autonomo somalo di Hirshabelle, Khalif Mumin Tohow, è morto dopo aver contratto l’infezione da SARS-CoV-2. Si registra come quinto decesso nel Paese, dopo quello dell’ex primo ministro Nur Hassan Hussein.
Tohow è deceduto all’ospedale Martini di Mogadiscio, dopo essere risultato positivo al test COVID-19 nella città di Jowhar, la capitale amministrativa di Hirshabelle.
Secondo i dati notificati dal Ministero della Salute, il Paese conta 80 casi confermati di infezione da coronavirus, tra cui decine di impiegati governativi. Nena News
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