Il massimo della pena, da 15 a 25 anni, è quanto chiesto dall’accusa per i giornalisti della tv qatariota ritenuti responsabili di avere sostenuto con il proprio lavoro i Fratelli Musulmani, dichiarati fuori legge dopo il golpe del 3 luglio scorso che ha portato i militari al potere
della redazione
Roma, 6 giugno 2014, Nena News - Da 15 a 25 anni di carcere, ovvero il massimo della pena. Questa la richiesta del pubblico ministero del Tribunale del Cairo nel processo contro venti imputati, tra cui tre giornalisti di al-Jazeera, accusati di aver sostenuto i Fratelli Musulmani dichiarati organizzazione terroristica da un decreto presidenziale lo scorso anno.
Tra gli imputati in aula, oltre ai dipendenti locali dell’emittente qatariota Mohammed Fadel Fahmy (capo della redazione del Cairo) e Baher Mohammed e alcuni esponenti della Fratellanza, anche il reporter australiano Peter Greste, arrestato assieme ai due colleghi lo scorso dicembre e posto in isolamento per un mese prima che venisse formulata l’accusa nei suoi confronti. Altri tre giornalisti stranieri saranno invece giudicati in contumacia.
Accusati di aver diffuso “notizie false” per aver assistito gli imputati – collaboratori di al-Jazeera -egiziani nell’espletazione dei loro “crimini” con materiali video e per aver poi diffuso tutto tramite l’emittente qatariota, per Greste e gli altri reporter il pubblico ministero ha chiesto “senza compassione alcuna, il massimo della pena per gli abominevoli crimini commessi”. “La pietà per questi individui -ha aggiunto il Pm – non farà altro che portare la società più vicina all’oscurità”.
I collaboratori egiziani rischiano fino a 25 anni di carcere mentre i quattro giornalisti stranieri – come ha dichiarato il loro legale Ibrahim Abdel Wahab – potrebbero “cavarsela” con 15 anni. Il processo é l’ennesimo capitolo della “riconquista” del potere compiuta dall’esercito egiziano, iniziata con il golpe che il 3 luglio scorso ha deposto il presidente eletto Mohammed Morsi e consacrata dalle elezioni presidenziali di due settimane fa, che hanno incoronato il nuovo “faraone” al-Sisi con un clamoroso 96 per cento di preferenze. Nel mezzo, la messa al bando dei Fratelli Musulmani, dichiarati “organizzazione terroristica”, e un migliaio di condanne a morte agli esponenti della Fratellanza per le proteste violente dello scorso agosto. Nena News