A due giorni dall’udienza che ha confermato la detenzione preventiva dal rettorato dell’Università è partito il lungo corteo che ha chiesto il rilascio del giovane studente, su cui pesa l’accusa di istigazione al golpe
della redazione
Roma, 18 febbraio 2020, Nena News – In migliaia ieri hanno camminato dal rettorato dell’Università di Bologna a Piazza Maggiore, un lungo corteo organizzato dal Consiglio Studentesco e a cui hanno aderito i vertici di UniBo e il Comune – in testa al corteo anche il rettore Francesco Ubertini e il sindaco Virginio Merola – che ha chiesto il rilascio di Patrick Zaki.
Appena due giorni fa il giovane studente egiziano, iscritto al master Gemma a Bologna, si è visto negare dal tribunale d’appello di Mansoura-2 il rilascio, come chiesto dai suoi legali. L’udienza di sabato aveva acceso speranze: lo stesso accoglimento del ricorso aveva sorpreso, non è così comune per i casi politici come quello di Patrick, accusato tra le altre cose di istigazione al golpe e diffusione di notizie false per generare insicurezza nel paese.
In tribunale erano presenti giornalisti, amici del giovane e rappresentanti diplomatici di Italia, Ue e Usa. Ma il giudice, seppur apparso inizialmente propenso al rilascio, ha confermato la detenzione preventiva di 15 giorni. Ora la prossima udienza è prevista per sabato 22 febbraio, allora si saprà se sarà rilasciato o se inizierà per Patrick la via crucis di rinnovi di 15 giorni in 15 giorni, nota a tantissimi prigionieri egiziani.
Bellissimo grido collettivo quello che abbiamo alzato stasera da Bologna, unendo le forze. Un lunghissimo corteo di persone, studentesse e studenti, Università e Istituzioni insieme per chiedere la liberazione di Patrick e il rispetto dei suoi diritti fondamentali! #freePatrick pic.twitter.com/YlV8xO50eV
— Elly Schlein (@ellyesse) February 17, 2020
Ieri a Bologna, la città in cui studia e che ama molto, come raccontano colleghi e amici, in migliaia hanno chiesto che sia liberato subito e alle istituzioni di prendere posizione. “Siamo qui per ricordare che la prima condizione per la libertà è sapere dire di no all’oppressione e alla negazione della libertà di ognuno. E siamo qui forti anche del passato della nostra città per dire che la seconda condizione è essere responsabili verso gli altri e non chiudersi nell’indifferenza”, ha detto ieri il rettore Ubertini, come riporta Pressenza.
Al corteo hanno preso parte studenti e collettivi, dottorandi, professori, ma anche cittadini e organizzazioni. “Nel gonfalone della nostra città campeggia una parola ed è libertà – le parole del sindaco Merola – a rischio è la pace e lo stato di diritto per tutti. Per questo Bologna non lascia solo questo suo studente che al rientro vorremmo omaggiare della cittadinanza onoraria”.
Ma a frenare l’intervento delle istituzioni europee e italiane sono i tanti rapporti economici e commerciali intessuti in questi anni con il regime golpista del presidente al-Sisi, capace di costruire una macchina della repressione che non ha eguali nella storia contemporanea dell’Egitto e allo stesso tempo di proteggerla dietro un muro di impunità.
Al-Sisi è stato in grado di diventare punto di riferimento europeo nella crisi libica e nella lotta al terrorismo, in nome del quale ha potuto incarcerare 60mila prigionieri politici attraverso la crescente autorità riconosciuta a servizi segreti e magistratura non affatto indipendente. La libertà di Patrick come quella di altri 60mila egiziani ha di fronte la barriera degli interessi altrui. Nena News