In un recente discorso, l’Ayatollah Khamenei ha usato questa metafora per descrivere l’influenza degli Stati Uniti
È difficile trovare una frase più appuntita e tagliente di “Grande Satana” quando le autorità iraniane – a cominciare dal periodo finale dell’Ayatollah Khomeini e ora con l’Ayatollah Khamenei – lo utilizzano come un nome in codice per riferirsi agli Stati Uniti. Ma che cosa significa esattamente? Che cosa significa quando, oggi, Khamenei, il leader supremo iraniano, cita Khomeini, il fondatore della Repubblica islamica, e si riferisce agli Stati Uniti come “il Grande Satana”?
Khomeini ha cominciato a usare la frase subito dopo la rivoluzione iraniana (1977-1979), la metafora divenne particolarmente importante nel corso della crisi degli ostaggi in Iran (1979-1981) ed è rimasta una pietra miliare dell’ideologia dominante in tutte le tre decadi e mezza. Una recente reiterazione di questa frase da parte Khamenei in farsi è la migliore occasione per pensare cosa si celi dietro la frase e cosa significhi.
In un sermone pronunciato davanti a un numeroso gruppo di visitatori a Teheran, proprio la scorsa settimana, Khamenei ha accolto il suo pubblico proveniente da tutto il paese con adeguate recitazioni coraniche, dando loro un breve monito sui loro obblighi religiosi nel corso del mese corrente del calendario islamico, e poi rapidamente ha rivolto la sua attenzione al calendario iraniano e al mese di Shahrivar (agosto-settembre). Ha ricordato al suo pubblico di una serie di eventi cruciali, passati e presenti, ovvero le atrocità della monarchia Pahlavi, i tradimenti del Mujahideen-e Khalq-(MEK) e di Saddam Hussein. Ha detto che tutti avevano avuto il sostegno degli Stati Uniti.
Poi ha rivolto la sua attenzione alle giovani generazioni e ha ordinato alle autorità competenti di far in modo che queste impronte storiche non possano essere dimenticate. In questo modo ha fatto la sua parte, offrendo un’allegoria memorabile, paragonando il ruolo degli Stati Uniti in Iran a quello del faraone egiziano e, di conseguenza, si è riferito a Mosè parlando di Khomeini.
È qui che Khamenei ha citato Khomeini, riferendosi agli Stati Uniti come “il Grande Satana” e ha inoltre spiegato che “Questo ‘Grande Satana’ è un’espressione molto significativa. Primo fra tutti i satana nel mondo è Iblis. Ma, come previsto dal Corano, Iblis, può solo sedurre le persone … egli inganna la gente. Gli Stati Uniti, tuttavia, seducono e uccidono persone. Si seduce la gente e poi vengono imposte sanzioni contro di loro; sollevano la bandiera dei diritti umani, eppure, ogni giorno un innocente, una persona innocua viene uccisa dalla polizia per le strade degli Stati Uniti … tutto il bellicismo in Siria, Iraq e altrove, sono gli Stati Uniti” che lo fanno.
Con ciò, ha improvvisamente intensificato il suo tono ammonitore: “Tuttavia, alcune persone vogliono abbellire e decorare questo ‘Grande Satana’ e lo trasformano in un angelo”. Il fatto che abbia utilizzato l’espressione ad attori interni al paese è subito evidente. “Dimenticate religione e rivoluzione. Che cosa dicono del benessere del paese? Della ragione? Quali idee – hanno la coscienza a posto? – avrebbero trasformato gli Stati Uniti in un amico, in qualcosa degno di fiducia? In un posto sicuro?”
Nascosto dietro a una metafora assoluta
La metafora viene completamente abbandonata ad ogni riferimento agli Stati Uniti, ed è riportato a una questione interna: “Questo è il modo in cui sono … loro assumono un aspetto molto elegante: una cravatta, un dopobarba, calmi all’occhio. Ingannano la gente ingenua … la grande nazione dell’Iran ha espulso questo ‘Grande Satana’ dal paese. Non dobbiamo permettere che tornino. Ora che li abbiamo cacciati fuori dalla porta, non dobbiamo permettere che rientrino dalla finestra. Non dovremmo permettergli di trovare un’influenza qui, per loro l’ostilità è infinita”.
“Il Grande Satana” è un sotterfugio metaforico. Khamenei è ansioso e profondamente preoccupato. Da quando fu usato da Khomeini e fino a ora che è usata da lui, la frase ha avuto una funzione nazionale: denunciare e reprimere la forte tentazione delle seduzioni “interne” alla Repubblica islamica; forze che vogliono complottare per aprirsi anche con gli Stati Uniti; forze che vanno dall’Ayatollah Rafsanjani all’ex presidente Khatami.
Khamenei sa, sente, ed è spaventato da queste forze, per questo attingerà dalla singola fonte più stabile della sua legittimità: la giustificazione coranica di una teologia di ascetismo e di resistenza che segna l’origine della destabilizzazione, la sua delusione rivoluzionaria all’interno, non dall’esterno.
Come una metafora assoluta del nemico, “il Grande Satana” è incorporato nella Repubblica islamica in sé – la sua autocoscienza discorsiva, i suoi desideri nascosti e repressi, ora manifestati nell’incubo neoliberista dal momento che l’accordo nucleare si sta inaugurando in Iran.
Khamenei è sincero nella sua paura. Ricorda di aver detto: “Stanno aspettando che non sia più qui, diciamo da 10 anni ad oggi, per compiere i loro mali”. Khamenei vede la rivoluzione, a cui ha dedicato la sua vita, che gli sta scivolando via. Non aveva altra scelta se non dare l’autorizzazione a procedere ai negoziati sul nucleare, eppure, detesta i risultati che sono stati ottenuti con ciò.
Verso la fine della sua vita è diventato sempre più tormentato, come l’eroe tragico shakespeariano Re Lear, che assiste alla distruzione del suo regno innescato dalle proprie follie e apre la strada alla sua distruzione grazie alla sua retorica. Nena News
(Traduzione a cura di Andrea Leoni)
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