All’incontro non prendono parte i rappresentanti delle maggiori formazioni curde e sarà assente anche il Comitato siriano per i negoziati (Nsc), la principale componente dell’opposizione siriana finanziata e appoggiata dall’Arabia saudita. Usa e Francia boicottano
AGGIORNAMENTI
ore 16 Milizia armata dell’opposizione conferma ritiro Congresso Sochi
E’ ufficiale il rifiuto di partecipare ai lavori del Congresso di Sochi della delegazione dell’opposizione armata siriana. La delegazione, composta da circa 100 persone, comprende Ahmed Toma, ex capo del cosiddetto “governo in esilio siriano”, finanziato dalla Turchia e con sede Istanbul, un membro della milizia armata dell’opposizione, Yasir Abdurrahim, e il sedicente capo di stato maggiore del cosiddetto Esercito libero siriano, Ahmad Berry. La delegazione era giunta all’aeroporto ieri sera ma si e’ rifiutata di lasciare la struttura, avanzando continue richieste.
ore 10.15 Congresso Sochi: inizio con forte ritardo. Turchia e opposizione respingono proposte russe
Un notevole ritardo si registra nell’inizio dei lavori del Congresso del Dialogo nazionale siriano. A rallentare l’avvio della riunione sarebbero state delle “richieste aggiuntive” di alcuni gruppi filo-turchi dell’opposizione siriana come precondizione per la partecipazione alla riunione. Inoltre la Turchia ha respinto l’offerta avanzata dalla Russia di formare sei commissioni composte da 150 personalità divise tra il governo siriano e l’opposizione, chiamate a scegliere i membri di una commissione costituzionale. Ankara propone di formare una sola commissione costituzionale sotto l’egida dell’Onu.
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della redazione
Roma, 30 gennaio 2018, Nena News – Oggi riflettori puntati sul Congresso per il Dialogo Siriano a Sochi, organizzato da Russia, Iran e Turchia per tentare di arrivare a una soluzione negoziata della guerra in Siria che dal 2011 ha fatto centinaia di migliaia di morti. Sull’incontro nella famosa località turistica russa, risultato dei colloqui tenuti ad Astana l’anno scorso, pesano il fallimento dei recenti colloqui di Vienna sotto l’egida dell’Onu e l’acuirsi dello scontro tra curdi e Turchia per l’offensiva lanciata da Ankara contro Afrin. E infatti oggi a Sochi non ci sono i rappresentanti delle principali formazioni politiche curde, che accusano russi e turchi di essersi accordati su Afrin – ma Mosca sostiene che saranno presenti alcuni esponenti curdi invitati su base individuale – e sarà assente anche il Comitato siriano per i negoziati (Nsc), la principale componente dell’opposizione siriana finanziata e appoggiata dall’Arabia saudita, nemica dichiarata del presidente siriano Bashar Assad.
Qadri Jamil, un oppositore contrario alle posizioni oltranziste del Nsc, tuttavia sottolinea che tra i 1500 delegati giunti a Sochi ci sono anche rappresentanti dell’opposizione, in particolare quelli dei gruppi appoggiati da Mosca che di quelli sostenuti dall’Egitto. Sono presenti il Consiglio popolare della Siria, esponenti dei principali partiti politici siriani, figure religiose di spicco di tutte le confessioni, rappresentanti di tribù, sindacati e di tutte le minoranze etniche.
I tre Paesi promotori del Congresso hanno invitato anche i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gli Usa però boicottano l’incontro e lo stesso farà la Francia che ha detto di riconoscere solo l’iniziativa portata avanti dalle Nazioni Unite. Parigi, schierata con il Nsc e l’Arabia saudita, aderisce alle risoluzioni internazionali approvate negli anni passati perché sono nettamente sfavorevoli al governo di Damasco e appoggiano le posizioni dell’opposizione.
Oggi solo ai siriani sarà permesso di partecipare alla sessione plenaria del Congresso e agli osservatori e ai garanti non sarà consentita la presenza. “Sarà un dialogo esclusivamente intra-siriano, non saranno ammessi terzi, inclusi gli osservatori e gli Stati garanti”, hanno fatto sapere gli organizzatori. Tra gli esclusi rischia di ritrovarsi anche l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Staffan de Mistura. Apparentemente gli osservatori dovranno aspettare nella stanza vicina alle sale dei colloqui tra le parti avverse.
Non è affatto certo che ci saranno dei colloqui diretti tra le parti, come sperano i russi. Tra assenze, veti incrociati e polemiche, è improbabile che da Sochi esca fuori una soluzione concreta. Peraltro le opposizioni siriane, o almeno una parte di esse, continuano a chiedere l’uscita di scena di Bashar Assad pur non avendo potere reale sul terreno o sul piano politico per continuare a porre sul tavolo questa condizione, inaccettabile per Damasco, che da anni blocca le varie iniziative avviate per la Siria.
La Siria ieri è stata al centro dei nuovi colloqui tra il presidente russo Putin e il premier israeliano Netanyahu il quale non ha mancato di rinnovare gli avvertimenti minacciosi all’Iran. Secondo Israele, Tehran starebbe consolidando le proprie forze sul terreno in Siria e punterebbe ad avere rampe di lancio di missili in Libano. «Si tratta di qualcosa alla quale ci opponiamo in modo categorico, che non siamo pronti a tollerare», ha avvertito Netanyahu convinto che il coordinamento tra Israele e Russia, cominciato dopo l’intervento di Mosca in Siria nel 2015, stia proseguendo con successo. Da Putin Netanyahu si aspetta un intervento che, nel disegno della Siria futura, tenga presente gli interessi israeliani. Mosca sino ad oggi ha assecondato in minima parte le pressioni di Tel Aviv ma ha dato luce verde a Israele per compiere raid aerei contro presunti depositi di armi del movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Damasco, senza incontrare l’opposizione dei sistemi russi di difesa antiaerea presenti in Siria. Nena News