Almeno 28 persone sono state ucciste ieri notte in un attentato nella capitale Sana’a. L’Onu, intanto, denuncia il raid aereo della coalizione sunnita contro un suo ufficio ad Aden
della redazione
Roma, 30 giugno 2015, Nena News – Nuova strage sciita rivendicata dallo Stato Islamico (Is) in Yemen. Almeno 28 persone (tra cui 8 donne) sono state uccise ieri notte a Sana’a in un attentato rivendicato dal gruppo jihadista di Abu Bakr al-Baghdadi.
Secondo una fonte della sicurezza, un’autobomba ha preso di mira i fratelli di un capo ribelle houthi, Faycal e Hamid Jayache, che partecipavano ad una veglia funebre di un membro della loro famiglia. In seguito all’attacco, gli huthi hanno chiuso l’area che circonda il centro della città permettendo solo alle autoambulanze di entrare per evacuare le vittime e i feriti. La strage è stata prontamente rivendicata dallo Stato Islamico in una nota diffusa on line. I jihadisti hanno dichiarato di aver organizzato l’attacco contro il “nido” sciita presente nella capitale yemenita. Secondo gli estremisti islamici sunniti, lo sciismo è una corrente eretica dell’Islam.
L’ultimo attentato dello Stato Islamico in Yemen era avvenuto lo scorso 20 giugno quando un’autobomba, esplosa vicino ad una moschea sciita di Sana’a, aveva ucciso due persone e ne aveva ferite altre 16. Quattro giorni prima una serie di attacchi compiuti dall’Is avevano ucciso 31 yemeniti.
I ribelli huthi zayditi (corrente dell’Islam) hanno conquistato ampie zone del Paese in una offensiva iniziata lo scorso luglio. Da tre mesi un blocco di paesi sunniti a guida saudita – appoggiato dagli uomini pro-governativi del deposto presidente Hadi, dalle tribù sunnite e dai separatisti del sud – bombarda lo Yemen nel tentativo di far ritirare i combattenti yuthi dai territori conquistati. Finora, però, i raid aerei hanno sortito pochi effetti a livello militare. I ribelli – sostenuti dai lealisti dell’ex presidente Saleh e dall’Iran – stanno infatti riuscendo a mantenere le loro conquiste. La guerra in corso ha causato oltre 2.600 vittime.
Ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha condannato l’attacco aereo compiuto domenica dalla coalizione sunnita ad un ufficio del “Programma di sviluppo dell’Onu” ad Aden (nel sud dello Yemen). “Quanto avvenuto, secondo Ban Ki Moon, mostra l’obbligo che tutte le parti del conflitto hanno nel terminare i combattimenti e nel ritornare al tavolo dei negoziati. E’ questa l’unica strada possibile per raggiungere una pace durevole in Yemen” ha detto Farhan Haq, il portavoce del segretario generale dell’Onu.
Continuano gli attacchi huthi contro la raffineria di petrolio di Aden. Secondo una fonte della sicurezza che ha preferito restare anonimo, un missile sparato dai ribelli sciiti avrebbe colpito ieri un serbatoio che era però privo di carburante. “Nei serbatoi – ha detto l’ufficiale – c’è una grande quantità di petrolio e benzina. Temiamo una catastrofe se ci dovesse essere un nuovo attacco”. Quattro giorni fa alcuni missili degli yuthi avevano distrutto due cisterne di stoccaggio presenti nel porto della città.
La mancanza di carburante ha peggiorato la situazione umanitaria e sanitaria del Paese dove l’accesso all’acqua dipende da pompe azionate a benzina. Secondo un recente rapporto dell’Onu, 20 milioni di yemeniti (l’80% della popolazione) hanno bisogno di qualche forma di aiuto. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno denunciato il blocco aereo e navale imposto al Paese dalla coalizione sunnita e hanno condannato il “rifiuto deliberato” di tutte le parti in lotta di fornire aiuti ai civili. Nena News
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