A soli due giorni di distanza dal tentato golpe, le autorità turche hanno arrestato 8.777 persone (militari, poliziotti, giudici e governatori). L’Unione Europea critica Ankara per il duro giro di vite e per l’ipotesi di ripristinare la pena di morte. Al-Jazeera e Hurriyet, intanto, scrivono che il presidente si è salvato per poco dalla cattura o dall’assassinio
AGGIORNAMENTO
ore 17:40 Ucciso vice sindaco distretto di Istanbul. Premier Yildirim annulla congedo per 3 milioni funzionari della pubblica amministrazione
Sono 103 i generali e gli ammiragli detenuti finora da Ankara dopo il fallito golpe di due giorni fa.
L’ambasciatore Usa ad Ankara, John Bass, apre alla possibilità di una estradizione di Fetullah Guleln che Erdogan accusa di essere dietro il tentato colpo di stato, ma nega, nello stesso tempo, qualunque coinvolgimento di Washington nel tentato putsch. “Se la Turchia decide di presentare una richiesta di estradizione per qualunque persona residente in Usa – ha detto Bass – verrà considerata nei termini dei rapporti Usa-Turchia”.
L’ufficio del primo ministro Binali Yildirim sta annullando i congedi per 3 milioni di di funzionari della pubblica amministrazione e sta chiedendo a chi è in vacanza di ritornare a lavoro.
Non si fermano le violenze. Oggi è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa il vice sindaco del distretto di Sisli di Istanbul, Cemil Candas del partito repubblicano Chp. Non è chiaro se la sua morte sia collegata agli eventi di venerdì notte: il Chp ha più volte ribadito la sua contrarietà all’insurrezione. Secondo la rete Ntv, il responsabile dell’attentatore sarebbe un uomo non ancora identificato che avrebbe colpito Candas mentre questi si stava recando nel suo ufficio.
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di Roberto Prinzi
Roma, 18 luglio 2016, Nena News – Dopo il tentato golpe, la risposta durissima di Erdogan non si è fatta attendere. Il ministero degli interni ha comunicato stamane che sono 8.777 le persone arrestate in seguito al fallito colpo di stato di venerdì notte. Di questi, 7.899 sono ufficiali di polizia, 4 esponenti della gendarmeria, 30 governatori provinciali e 47 governatori distrettuali.
Senza dimenticare poi i 2.500 giudici fermati (uno di alto grado). Ma il bilancio è soltanto provvisorio: la sensazione è quella di essere di fronte solo alla prima fase di una più ampia campagna repressiva che, nata come risposta al golpe, potrebbe portare dietro alle sbarre o all’eliminazione (ieri Erdogan ha ventilato la possibilità di ripristinare la pena di morte) gli ultimi oppositori del presidente turco.
Notizie di presunti golpisti fermati si succedono a ripetizione. Stamattina, ad esempio, è stato arrestato in Kuwait un funzionario militare turco prossimo a volare in Germania perché – è l’accusa del governo – era coinvolto nel putsch di due giorni fa. Le perquisizioni contro i “complottatori” erano in corso poco fa anche nella prestigiosa accademia militare dell’Areonautica di Istanbul. Intanto, su disposizione dello stesso Erdogan, F16 da combattimento stanno pattugliando in queste ore i cieli turchi “per motivi di sicurezza”. Per le autorità locali, il pericolo infatti può venire anche dall’alto: il capo del direttorio generale della Sicurezza di Istanbul, Mustafa Caliskan, ha chiesto alle forze armate di abbattere immediatamente qualunque elicottero non identificato.
Ancora in bilico resta il destino degli 8 militari atterrati in Grecia con un elicottero mentre era in corso sabato il colpo di stato: saranno processati dal tribunale di Alexandropulis (città nel nord della penisola ellenica) per essere entrati illegalmente nel Paese. Gli otto chiedono asilo al governo Tzipras. Ankara, invece, ne chiede l’immediata estradizione e vuole processarli perché li ritieni coinvolti nel putsch.
Ankara ritiene che il colpo di stato è sì fallito, ma la minaccia interna contro il “legittimo governo” resta. A ribadire questo concetto è stato oggi il ministro della difesa Fikri Isik. “Non possiamo dire che questa possibilità [di un nuovo golpe] sia esclusa – ha detto alla stampa – perciò invitiamo voi cari cittadini di Instabul a seguire attentamente ogni dichiarazione del Sig. Presidente e a restare nelle piazze finché il presidente non vi dirà ‘ok, potete ritornare a casa oggi”.
Una dichiarazione semplice e chiara che ben esprime il clima da resa dei conti che si respira nel Paese. Una reazione rabbiosa, quella del sultano, che sta destando preoccupazione anche a Bruxelles. “Noi siamo quelli che diciamo che il governo della legge deve essere garantito nel Paese. Non ci sono scuse che possano giustificare un allontanamento della Turchia da questa strada” ha dichiarato la rappresentate della politica estera dell’Unione Europea (Ue), l’italiana Federica Mogherini. “Così come siamo stati i primi ad aver detto quella tragica notte [venerdì, la sera del golpe, ndr] che le istituzioni legittime e democratiche dovevano essere protette, oggi diremo insieme a tutti i ministri che il governo della legge dovrà essere garantito per il bene del Paese”. Parole simili le ha espresse il ministro degli esteri francese, Jean-Marc Ayrault.
Ma l’attacco più pesante che arriva da Bruxelles è quello di Johannes Hahn, commissario per l’allargamento della Ue e, quindi, responsabile del possibile ingresso turco nell’Unione Europea. Second Hahn, il governo di Ankara aveva pronta una lista delle persone da arrestare già prima del golpe fallito. “Il fatto che le liste erano già disponibili dopo gli eventi è una prova che era già stato preparata e che, a un certo punto, doveva essere usata”. La Turchia, per ora, non ha commentato questa illazione e sembra incassare il colpo.
Quello che sta disturbando di più gli europei nelle ultime ore è però l’ipotesi avanzata ieri da Erdogan di ripristinare la pena di morte. Il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel è stato chiaro su questo punto: “l’Ue è una comunità di valori, perciò l’istituzione della pena capitale da parte di un Paese significa che non ne possa farne parte”.
I tentativi di Ankara di unirsi ai 28 stati dell’Ue si sono fermati negli ultimi anni per il carattere autoritario del governo Erdogan e per le gravi violazioni dei diritti umani che si registrano in Turchia. Ciò, però, non ha impedito affatto a Bruxelles di “accelerare” la candidatura turca ad aderire all’Unione e di permettere ai cittadini turchi di viaggiare in Europa senza visto quando gli europei hanno ritenuto che Ankara potesse rivestire il ruolo di guardiano dei confini del Vecchio continente “dall’invasione” degli immigrati.
Prosegue la conta dei morti durante il tentato golpe. Il premier Yildirim ha detto oggi che le persone uccise durante l’insurrezione dei militari sono stati 235. Questo bilancio, ha detto, comprende 208 “martiri” (ovvero i filo-governativi: 145 civili, 60 poliziotti e 3 soldati) e “24 complottatori”. Un numero di vittime tra gli oppositori che però risulta essere molto inferiore a quello (104) che la stessa Ankara aveva dichiarato inizialmente. I feriti – secondo sempre il primo ministro – sarebbero 50 da parte dei golpisti e 1.491 tra i sostenitori del governo. Una sproporzione così grande che risulta difficile da credere.
Intanto, secondo la rete panaraba al-Jazeera e il quotidiano turco Hurryiet il presidente Erdogan avrebbe rischiato di essere assassinato o catturato nelle ore in cui era in corso il golpe. Hurriyet scrive che il Primo comandante dell’esercito, Umit Dundar, ha contattato Erdogan (che era in vacanza a Marmaris, sud est Turchia) un’ora prima dall’inizio del colpo di stato e gli avrebbe detto che i golpisti volevano catturarlo. Il quotidiano afferma che sarebbe stata proprio questa chiamata a mettere in salvo il presidente che avrebbe avuto così il tempo di lasciare il luogo di vacanza e di dirigersi ad Instabul. Il quotidiano scrive che le unità di forze speciali e gli elicotteri sarebbero giunti nel resort mezz’ora dopo che se n’era andato.
I dettagli della vicenda sono stati confermati anche dal capo dell’ufficio di Istanbul di al-Jazeera, Abdul Azim Mohammed. Mohammed racconta che i tre gli elicotteri arrivati all’hotel trasportavano 40 soldati intenzionati ad uccidere o a catturare il presidente. Tre ore dopo il tentato golpe, riporta al-Jazeera, sarebbe stato arrestato a Bursa il colonnello Muharrem Kose in possesso di una lista dei nomi (più di 80) delle persone che avrebbero dovuto amministrare il paese dopo che veniva annunciato lo stato di emergenza post golpe. Nena News
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir