Nonostante lo spostamento sistematico dei seggi e il clima di intimidazione, la minoranza intende andare a votare. L’Hdp punta a superare la quota di sbarramento. E in caso di ballottaggio è vicina l’alleanza con il Chp
di Francesca La Bella
Roma, 23 giugno 2018, Nena News – “Andremo a votare comunque. Ovunque porteranno seggi ed urne elettorali, noi arriveremo”. Parole di un anziano curdo della provincia di Hakkari ad una giornalista Bbc. Parole che ben rappresentano l’attitudine della popolazione curda rispetto a questa tornata elettorale.
Nonostante la repressione di questi mesi che ha portato a centinaia di licenziamenti e arresti, nonostante la guerra portata nelle aree curde del sud-est della Turchia e nonostante il candidato premier Selahattin Demirtas debba registrare i propri interventi elettorali da una cella, la popolazione curda sembra intenzionata a esprimere, ancora una volta, il proprio voto. La mancanza di fiducia nel governo non sembra aver intaccato la volontà di esprimere le proprie preferenze politiche e il partito Hdp cercherà di raggiungere nuovamente l’altissima soglia di sbarramento del 10% al di fuori delle coalizioni.
Migliaia di persone hanno invaso le piazze di Diyarbakir e dei centri minori per partecipare ai comizi dell’Hdp e gli attacchi a sedi e militanti politici non sembrano aver impaurito gli attivisti che hanno mantenuto viva la campagna elettorale nelle aree curde così come a Istanbul e Ankara.
Le difficoltà a cui dovranno andare incontro gli elettori delle opposizioni e gli elettori curdi in particolare sono, però, enormi. Lo spostamento dei seggi a decine di chilometri di distanza dalle sedi ufficiali (anche se, secondo la Suprema corte elettorale, non potranno essere a più di 5 km dal luogo originario), motivata ufficialmente dalla necessità di proteggere le urne elettorali da attacchi della guerriglia, è il primo dei problemi da affrontare. Il viaggio è costoso, molti dei votanti sono anziani e privi di mezzi e l’accesso alle aree di voto sarà controllato da check point.
Le provincie interessate da questo provvedimento dovrebbero essere 19, quasi tutte a maggioranza curda, e la volontà del governo di dissuadere il voto di questa parte di popolazione appare, nonostante le motivazioni ufficiali, più che evidente. A questo si aggiunga il provvedimento deciso solamente nei giorni scorsi secondo il quale saranno ritenute valide anche urne non vidimate che riportino, però, il timbro della Suprema corte e l’indicazione della provincia di provenienza.
Una norma di dubbia legittimità in un paese non nuovo ad accuse di brogli elettorali e di urne provenienti da provincie “ribelli” fatte scomparire. Esiste, inoltre, il diffuso timore delle conseguenze del voto. Il livello di violenza diffusa a cui si è assistito nelle ore immediatamente successive al fallito colpo di Stato e nei mesi seguenti è qualcosa difficile da dimenticare.
Quando gli osservatori elettorali internazionali lasceranno il paese essendo riusciti o meno a garantire la correttezza delle votazioni, i cittadini dello Stato di Turchia dovranno fare i conti con i risultati elettori e la popolazione curda rischia di trovarsi ancora una volta al centro del dibattito e, probabilmente, anche della repressione e della violenza.
Se le previsioni dovessero trovare conferma nei dati ufficiali e la coalizione guidata dai kemalisti del Chp riuscisse ad ottenere i voti necessari per una sfida a due con l’Akp di Erdogan, si prefigurerebbe un secondo turno di consultazioni dove l’Hdp, se dovesse superare la soglia, sarà il vero ago della bilancia.
Questo potrebbe significare, da un lato, maggiori aperture verso i curdi e verso l’Hdp per ri-direzionare il voto. Un processo che il candidato premier del Chp Muharrem Ince sembra aver già avviato con frequenti richiami alla questione curda e alla necessità di unione tra turchi e curdi durante i propri comizi. Dall’altro, però, i militanti e la popolazione curda potrebbero diventare l’obiettivo della propaganda e della repressione del governo attualmente in carica.
L’elettorato turco e curdo dell’Hdp sembra, però, essere convinto che, nonostante i possibili risvolti di una mancata vittoria al primo turno dell’Akp, la prospettiva contraria potrebbe configurare un quadro ancor più critico. Un rafforzamento del potere di Erdogan e del suo partito e l’esclusione dell’Hdp dal parlamento potrebbero portare alla marginalizzazione ancor maggiore delle opposizioni e al tentativo di silenziamento definitivo della voce curda nel paese.
Una prospettiva inaccettabile per chi, da decenni, lotta per ribadire i propri diritti come popolo e che viene combattuta oggi anche con il mezzo elettorale. Nena News