Mentre i leader arabi si riuniscono a Mosca, il presidente russo Putin ha conquistato il rispetto regionale resistendo a Washington e difendendo i suoi interessi regionali, scrive ‘Abdel ‘Atwan sul sito panarabo Raialyoum
di ‘Abdel ‘Atwan – Raialyoum
Roma, 29 agosto 2015, Nena News – Mosca sta diventando rapidamente la nuova “Mecca” degli ufficiali mediorientali, specialmente arabi, in una fase storica cui in cui il ruolo e lo status di Washington sono ormai in declino dopo decenni di egemonia e di interventi politici militari. Tre leader arabi sono ora in Russia ospiti del presidente Vladimir Putin in seguito all’esibizione spaziale dell’aviazione russa (MAKS 2015): il presidente egiziano ‘Abdel Fattah as-Sisi (che ha effettuato già tre visite in Russia in un solo anno), il monarca giordano ‘Abdullah II (che ha visitato la Russia 13 volte da quando è salito al trono) e il principe ereditario di Abu Dhabi nonché vice Comandante supremo delle Forze Armate, Shaykh Mohammed Bin Zayid. A loro dovrebbe presto unirsi anche il sovrano saudita Salman bin ‘Abdul ‘Aziz.
L’obiettivo di questo assalto arabo può essere riassunto in due questioni. La prima è l’acquisto di armi avanzate russe (in particolar modo i missili aria-terra S-400), gli aerei da combattimento e i reattori nucleari. La seconda è trovare una soluzione alla crisi siriana considerando il ruolo cruciale che Mosca sta giocando in questo ambito. Non dovremmo dimenticare poi un terzo fattore che non è meno rilevante, ovvero il petrolio che è uno degli elementi più importante che legano Mosca con i paesi mediorientali. Attualmente la Russia è la maggiore esportatrice di petrolio al mondo e ha le più grandi riserve mondiali di petrolio e gas.
Mosca è stata assente dalla scena mediorientale per più di due decenni. La sua influenza ha raggiunto il punto più basso dopo la caduta dell’Unione sovietica quando la Russia è passata attraverso una difficile fase transitoria caratterizzata da corruzione e anarchia. Ciò è accaduto a causa di un presidente che era a tutti gli effetti un agente dell’Occidente (Gorbachev) e, in seguito, da un ubriacone (Yeltsin) che si è destato dal suo stordimento solo per poi ricaderci. Infatti alcuni sionisti hanno sfruttato la condizione di Yeltsin per depredare le fortune del Paese e dare mano libera ai neo-conservatori statunitensi [a compiere] le loro guerre nella nostra regione.
Il presidente Putin ha ridato alla Russia parte della sua dignità come super potenza. Ha anche ristabilito il suo ruolo nella politica internazionale (in Medio Oriente attraverso il sostegno ai suoi alleati), ha sfidato l’influenza americana e ha stabilito relazioni con i leader della regione basate sul rispetto e interessi reciproci. In tal modo ha conquistato il rispetto della maggior parte di questi leader, se non di tutti. Il governo russo è stato vittima di un grande inganno in Libia quando gli Usa hanno usato una risoluzione introdotta di nascosto nel Consiglio di sicurezza dell’Onu come pretesto per invadere questo stato arabo fornendo copertura legale alla Nato e ai suoi aerei da guerra per intervenire lì. La Libia è stata così trasformata in uno stato fallito e decine di migliaia di libici sono stati uccisi. Ciò è avvenuto dopo che la risoluzione dell’Onu veniva manipolata per servire l’intervento della Nato. Questo inganno è stato l’inizio del risveglio russo e del suo progetto di rivincita contro gli Usa nella regione.
Quello che è certo è che la maggior parte degli ospiti arabi presenti a Mosca faranno enormi sforzi, offrendo finanche maggiori incentivi finanziari, per convincere il padrone di casa Putin ad abbandonare il presidente siriano Bashar al-Asad impedendogli qualunque ruolo nella Siria futura. Tuttavia, il successo di questi tentativi restano incerti considerata la ferma posizione russa sulla questione. La “ramanzina” diplomatica inferta al ministro degli esteri saudita ‘Adel al-Jubeir dalla sua controparte russa Segey Lavrov durante la loro conferenza congiunta tenutasi a Mosca tre settimane fa, può essere un fattore indicativo.
In quella occasione il ministro saudita mise da parte le convenzioni diplomatiche e insistette, al cospetto della sua controparte russa, che non vi può essere alcun posto per il presidente siriano nel futuro del Paese perché al-Asad è parte della crisi e, pertanto, non dovrebbe rappresentarne una sua soluzione. Tuttavia, la risposta russa fu uno shock [per Riyad] perché ribadì che il futuro del presidente debba essere determinato soltanto dai siriani e che il regime è uno dei principali partner in ogni guerra al terrore nella regione. In seguito il ministro Lavrov fu colto mentre borbottava alcune parole ingiuriose nei confronti dell’Arabia saudita mentre il suo ospite saudita era impegnato a controllare le sue mail sul suo telefono cellulare.
Non crediamo che i tre ospiti arabi presenti a Mosca differiscano molto dai russi sulla crisi siriana. Le relazioni tra Egitto e Siria si stanno sviluppando e non è inverosimile che i rapporti diplomatici tra i due paesi possano essere presto ripristinati. Secondo notizie fatte circolare dall’opposizione siriana, armi egiziane sono state consegnate alle autorità di Damasco che le starebbero usando contro l’opposizione. In una recente intervista ad un quotidiano egiziano (la prima del genere dopo anni) il ministro degli esteri siriano Walid al-Mu’allem ha parlato di cooperazione alla sicurezza tra i due paesi. Quanto vale per l’Egitto può essere esteso anche agli altri due ospiti, il re giordano ‘Abdallah II e il Principe ereditario di Abu Dhabi Sheykh Mohammad bin Zayid. L’ambasciata siriana in entrambi i paesi è rimasta aperta e pienamente operativa mentre contatti segreti continuano con le autorità siriane.
La guerra all’Isis potrebbe portare Mosca e i suoi tre ospiti ad avvicinarsi ancora di più. L’alleanza a quattro che il presidente Putin ha suggerito (Arabia Saudita, Giordania, Turchia e la Siria) potrebbe essere l’elemento più importante sul tavolo dei negoziati. In fin dei conti ognuno di loro è stato colpito [dallo Stato islamico] e tutti temono la minaccia dell’Isis ai loro regimi e alla loro sicurezza. La Russia di Putin sta ritornando con forza nella regione attraverso la Siria e l’Egitto. A ciò bisogna aggiungere le intese sulle armi avanzate e moderne senza il “ricatto” o alcuna precondizione politica che imponga il sostegno ad Israele e preservi la sua superiorità militare nella regione come accade con le armi americane.
Il presidente Putin si è imposto e ha obbligato l’intero mondo a rispettarlo grazie alla sua forza, coraggio, fede nel suo Paese, al suo onore e status. Ha sfidato l’egemonia americana. Magari i leader arabi in visita ora a Mosca, o quelli che la visiteranno in seguito, imparassero da lui e beneficiassero della sua esperienza! Nena News
(Traduzione a cura della redazione di Nena News)
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