Dai risultati provvisori, il Pjd passerebbe da 125 a soli 12 seggi. A vincere è l’Rni con 97 seggi, seguito dal principale partito di opposizione (Pam) con 82. Bene anche il conservatore Istiqlal con 78
della redazione
Roma, 9 settembre, 2021, Nena News – Il partito marocchino islamista di governo (Giustizia e Sviluppo, Pjd) ha subito una grave sconfitta alle elezioni parlamentari tenutesi ieri: il Pjd, infatti, vedrebbe la sua forza parlamentare ridursi da 125 seggi a soltanto 12. A comunicare i primi risultati del voto è stato stamane il ministro degli Interni Abdelouafi Laftit. A vincere è l’Rrni del ministro alla Agricoltura Aziz Akhannouch che conquisterebbe 97 seggi sui 395 complessivi (erano solo 37 alle passate elezioni del 2016). Al secondo posto il Pam con 82, seguito dal partito conservatore Istiqlal a 78 (più 32 seggi rispetto alle scorse parlamentari). I dati definitivi sono previsti nella tarda giornata di oggi. L’Rni era parte del governo di coalizione uscente e controllava i ministeri chiave dell’agricoltura, delle finanze, del commercio e turismo. Il Pam, invece, è il principale partito di opposizione fondato nel 2008 dall’attuale consigliere del re, Fouad Ali el-Himma.
Il dato politico più importante di questa elezione è sicuramente il crollo del Pjd, imprevedibile dato che molti analisti davano la formazione islamista vincente. In realtà, prima del voto, il Pjd si era già lamentato del fatto che il nuovo sistema elettorale avrebbe potuto limitare il suo successo elettorale: un nuovo emendamento attribuisce i seggi sul numero dei voti conquistati in base alla percentuale dei voti registrati piuttosto che semplicemente ai voti presi come avviene in molti sistemi elettorali. Una possibilità che, hanno affermato alcuni analisti, faciliterebbe le compagine politiche più piccole.
Terminato il voto, il re Mohammad VI sceglierà il premier dal partito che ha preso più seggi. Il primo ministro, la cui carica dura 5 anni, è una figura importante in Marocco fino ad un certo punto: nonostante infatti la nuova costituzione del 2011 abbia dato maggiori poteri al parlamento e al governo, le principali decisioni per il Paese continuano ad essere prese dal re Mohammad VI.
Da sottolineare di queste elezioni ci sono altri due aspetti: innanzitutto che l’affluenza alle urne è stata del 50,35%, più alta del 43% delle parlamentari del 2016, ma leggermente più bassa delle amministrative del 2015 (53%).
In secondo luogo che è stata la prima volta che i 18 milioni di elettori marocchini hanno potuto votare nello stesso giorno sia per il parlamento che per le amministrative. La ratio di unire il voto era quella di spingere più persone alle urne. Un tentativo che non ha avuto un grosso successo visto che un elettore su due è rimasto comunque a casa.
Il risultato delle elezioni scatenerà molto probabilmente polemiche: già ieri sera il Pjd ha parlato di “strane irregolarità” durante le fasi di voto, di “distribuzione di denaro oscene” vicino ai seggi e “confusione” in alcune liste. Un clima già avvelenato dalle accuse reciproche scambiate in fase di campagna elettorale dal Pjd e l’Rni. Le denunce del partito islamista sono state respinte dal ministro degli Interni che ha detto che il voto è avvenuto “in condizioni normali” al di là di qualche isolato incidente. Nena News