Alcuni elementi del libro, come la multidirezionalità del racconto, la molteplicità e la segmentazione del tempo, che dal presente si propaga al passato e al futuro lontanissimi, propongono una nuova forma di testualità.
di Cristina Micalusi
Roma, 13 novembre 2015, Nena News – “L’Ultimo Ricordo” può essere definito il testamento intellettuale di Sa’dallah Wannus; un lavoro unico all’interno del panorama letterario arabo e non solo. L’autore lo scrive quando sta combattendo la sua battaglia contro un tumore e lo fa con un’analisi lucida della situazione politica mediorientale. È una coincidenza, sostiene il drammaturgo, che la malattia gli venga diagnosticata subito dopo lo scoppio della prima guerra del Golfo nel 1991.
La caratteristica primaria del testo è la contemporaneità di più generi: dal racconto breve all’autobiografia, dalla riflessione filosofica al dramma teatrale.
Alcuni elementi del libro, come la multidirezionalità del racconto, la molteplicità e la segmentazione del tempo, che dal presente si propaga al passato e al futuro lontanissimi, propongono una nuova forma di testualità, soprattutto nella parte centrale, ovvero in “Viaggio nell’Ignoto di una Morte Effimera”. Tra le righe di queste memorie si possono leggere anche i silenzi di Wannus, le parole non dette in questa fase critica della sua vita in cui egli decide di affrontare la malattia senza alcun illusione e resistere continuando a lavorare. Lo scrittore ci presenta il suo dolore senza mai cadere nella facile commozione né in una algida analisi. La malattia non è mai descritta in maniera banale o scontata, ma come una verità assoluta mettendo il lettore di fronte alla realtà così com’è.
Nella prima parte del libro, in “Il Ricordo delle Profezie”, Wannus descrive come in un diario l’ultimo soggiorno a Parigi, dove gli verrà diagnosticata la malattia. Durante la lettura, ci si chiede quale sia il legame che unisce i diversi livelli del testo, dell’importanza del racconto onirico, della dimensione fantastica.
Ben presto si capisce che lo scrittore ha dato un ruolo non trascurabile agli stati di incoscienza e di delirio. Questo modo di descrivere la malattia, passando da uno stato di coscienza e di incoscienza, è netto, brusco, perché non è altro che la rappresentazione del male dall’interno. Wannus non ordina questi momenti secondo uno schema spazio-temporale, così il lettore si ritrova all’improvviso in preda a deliri per poi far ritorno al mondo reale.
“L’Ultimo Ricordo” è senza dubbio un lavoro molto particolare in cui a volte è perfino difficile leggere alcuni passaggi, ma se ne apprezzano l’intimità, la sincerità e il profondo senso di verità.
Nel corso del suo lavoro letterario, Sa’dallah Wannus ha posto particolare rilevanza alla questione palestinese; denunciando, in particolar modo, la sconfitta della politica nazionalista araba riguardo al dramma dei palestinesi. E in questo volume è inserito un suo lavoro, “Lo Stupro” scritto all’indomani della prima Intifadah del 1987.
Un testo, che sebbene siano trascorsi molti anni, propone una visione attuale dela questione palestinese; anticipandone i più recenti e drammatici sviluppi.
Wannus rimane una delle voci più libere del teatro e della cultura araba; che potremmo accostare ad un altro drammaturgo, l’israeliano Chanoch Levin che ha descritto con le sue opere l’assurda politica delle colonie in territorio palestinese.
Sa’dallah Wannus (1941-1997), siriano di nascita, è stato il maggior drammaturgo del mondo arabo. Nelle sue opere ha sottolineato come il teatro può essere una cassa di risonanza per qualsiasi forma di dibattito e di protesta e la scrittura teatrale un atto politico.
Titolo: L’ultimo Ricordo
Autore: Sa’dallah Wannus
Edizioni: Jouvence
Anno: 1999