Con l’astensione della Russia, è stata approvata a Palazzo di Vetro la risoluzione che impone un embargo sulla vendita di armi ai ribelli sciiti. Per Riad è un chiaro sostegno all’operazione militare iniziata venti giorni fa nel Paese. I raid della coalizione hanno fatto Centinaia di vittime, anche tra la popolazione civile. Teheran e Washington schierano le proprie navi nelle strategiche acque yemenite
della redazione
Roma, 15 aprile 2015, Nena News – Con 14 voti favorevoli e l’astensione della Russia, ieri, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione sulle sanzioni agli Houthi. Un embargo sulla vendita di armi al gruppo sciita che da gennaio occupa la capitale Sana’a, contro cui venti giorni fa una coalizione di Paesi sunniti, capeggiati dall’Arabia Saudita, ha lanciato l’operazione militare denominata Decive Storm.
Non si è fatta attendere la condanna degli Houthi che hanno chiamato gli yemeniti a protestare nelle piazze del Paese contro quello che considerano il sostegno dell’Onu all’“aggressione” saudita. E l’inviato di Riad a Palazzo di Vetro, Abdallah al-Moualimi, ha in effetti detto che l’approvazione della risoluzione è un “chiaro sostegno” ai bombardamenti che da venti giorni martellano lo Yemen, con il loro carico di morti, anche tra la popolazione civile. Se la colazione di petromonarchie, affiancate dall’Egitto, intensificherà le operazioni belliche con un intervento di terra, dipenderà dagli Houthi. Se non si adegueranno alla risoluzione, che prevede anche il ritiro dalle aree occupate, allora l’intervento militare potrebbe non limitarsi più ai bombardamenti. Dal Cairo hanno fatto sapere che è in discussione con Riad la possibilità di lanciare una “rilevante manovra militare”.
La risoluzione 2216 è stata redatta dalla Giordania, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, d’intesa con Riad. Prevede sanzioni pesanti per gli Houthi e i loro leader, tra cui l’obbligo di ispezionare tutte le navi cargo a loro destinate, dichiarando un blocco navale de facto. Mosca aveva agitato il suo potere di veto, ma ha preferito l’astensione. Nena News
di Sonia Grieco
Roma, 14 aprile 2015, Nena News – La coalizione delle petromonarchie (ed Egitto), intervenuta in Yemen per fermare l’avanzata degli Houthi (sciiti), cerca l’avvallo del Consiglio di Sicurezza per continuare l’offensiva militare (Decisive Storm) in quello che è considerato il Paese più povero del Medio Oriente. Oggi a Palazzo di Vetro è al voto una bozza di risoluzione, presentata dalla Giordania e dalle monarchie sunnite del Golfo, che però, con ogni probabilità, sarà bloccata dal veto della Russia.
Il testo è sbilanciato a favore della coalizione, capeggiata dall’Arabia Saudita, che da venti giorni bombarda le postazioni Houthi per sostenere le truppe governative, provocando decine di vittime anche tra la popolazione civile. I raid hanno colpito le province di Al Bayda, Sana’a, Shabwa e Ad Dali’, e hanno messo fuori uso le centrali elettriche a Sana’a e Al Bayda, lasciando al buio diverse zone delle due città. La compagnia yemenita LNG ha annunciato lo stop alla produzione ed esportazione del gas nell’unico impianto del Paese e scarseggiano i beni di prima necessità.
La risoluzione Onu chiede di imporre un embargo alla vendita di armi agli Houthi e ai loro alleati, le unità dell’esercito fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, deposto nel 2011 dalle proteste della piazza; il ritiro delle milizie sciite che a gennaio hanno occupato la capitale Sana’a e poi sono arrivate nella città portuale di Aden, al Sud; l’adozione di sanzioni (congelamento degli asset finanziari e divieto di viaggio) nei confronti del movimento sciita, che ha la sua roccaforte nelle aree settentrionali, del suoi leader, Abdul Malik al-Houthi, e di Ahmed Saleh, figlio dell’ex presidente yemenita.
Mosca, vicina all’Iran, aveva chiesto l’imposizione dell’embargo a tutte le fazioni in lotta nel Paese. Lo Yemen è diventato il campo di una battaglia per la supremazia regionale tra Riad e Teheran, accusata dai rivali sauditi di sostenere gli Houthi. Sono circolate voci sull’intenzione della Repubblica islamica di rifornire le milizie sciite con missili terra-aria L’Iran ha negato, ma ha da poco schierato due unità navali nel Golfo di Aden, la cosiddetta capitale del Sud, dove si concentrano i combattimenti tra Houthi e truppe governative. Operazioni antipirateria di routine, hanno spiegato da Teheran, ma le strategiche acque yemenite, crocevia commerciale, vedranno anche la presenza di imbarcazioni statunitensi. Washington, infatti, ha intenzione di rafforzare il suo ruolo in Yemen, dove conduce raid contro le postazioni di Al Qaeda nella Penisola arabica (Aqpa) che sta approfittando della crisi per guadagnare terreno. La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno annunciato che daranno un’accelerata alla fornitura di armi agli alleati della colazione anti –Houthi e, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, la US Navy pattuglierà le coste yemenite e, quindi, terrà d’occhio anche le navi iraniane. Pare che ci sia anche un elenco degli obiettivi Houthi prioritari per Riad, consegnati dall’ambasciatore saudita alla Cia.
Lo scorso gennaio gli Houthi hanno preso il controllo della capitale e hanno messo agli arresti domiciliari il presidente, Abdrabbuh Mansour Hadi, che in seguito è fuggito prima ad Aden, la sua capitale ombra, e poi all’estero. Il feldmaresciallo Hadi era il vice di Saleh e ne ha preso il posto nell’estate del 2011, mentre l’allora presidente era ricoverato in un ospedale saudita a seguito di un attentato al palazzo presidenziale. È salito al potere, come capo di Stato ad interim, grazie a un patto di élite (per fermare la cosiddetta primavera yemenita) di cui l’artefice è stata Riad (come pure in Barhein) che non gradiva disordini in casa, e adesso gradisce ancor meno l’avanzata degli sciiti. Poi, all’inizio del 2012, Hadi, unico candidato, è stato confermato dalle urne alla guida del Paese per un mandato di due anni.
Lo Yemen adesso è nel caos e i bombardamenti della coalizione a guida saudita hanno provocato almeno 600 morti e duemila feriti, secondo l’Onu. Un bilancio che invece il colonnello Sharaf Luqman, portavoce delle milizie Houthi, porta a 2.600 morti. I raid, ha detto Luqman alla Bbc, non risparmiano scuole, edifici pubblici, infrastrutture, la popolazione civile è un target. Un “crimine di guerra”, ha aggiunto Luqman. E anche Human Rights Watch ha accusato le forze della coalizione di violazione delle leggi di guerra e del diritto internazionale. Le bombe sono cadute anche su campi di accoglienza per sfollati e in centinaia stanno lasciando il Paese, un tempo approdo dei profughi dal Corno d’Africa. Nena News