Approvato ieri il nuovo esecutivo fortemente condizionato dalle pressioni dei principali blocchi politici. Vacanti restano per ora i dicasteri degli Esteri e quello del Petrolio. Tre razzi ieri hanno colpito un complesso militare vicino all’aeroporto di Baghdad in cui risiedono militari Usa
della redazione
Roma, 7 maggio 2020, Nena News – L’Iraq ha un nuovo governo dopo sei mesi di vuoto politico. “Attraversiamo una fase critica della nostra storia. Il nostro Paese sta affrontando molte sfide nel campo della sicurezza, economia, salute e perfino socialmente, ma queste non sono più grandi della nostra determinazione a superarle” ha detto il premier Mustafa Kadhimi dopo il voto d’approvazione del nuovo esecutivo.
Le priorità del governo, ha poi spiegato, saranno fermare l’epidemia di Coronavirus (almeno 2.000 casi registrati, più di 100 morti) e processare coloro che hanno ucciso i manifestanti anti-governativi che da mesi protestano contro la classe politica locale e chiedono giustizia sociale. “La sicurezza, stabilità e la prosperità dell’Iraq è il nostro sentiero” ha poi assicurato il premier su Twitter.
Pie illusioni guardando la situazione irachena. Anche il voto di ieri, infatti, ha dimostrato le profonde divisioni del mondo politico locale: il governo presenta ancora alcune tessere vuote dato che il parlamento ha rifiutato alcune nomine. Tra queste, spiccano quelle al dicastero del petrolio e degli esteri (approvate invece quelle agli interni, alla difesa, alla finanza ed elettricità).
Per ottenere il voto di fiducia Kadhimi ha dovuto accontentare i maggiori partiti politici lasciando a questi la scelta dei nomi: nei fatti è stata una vera e propria ridistribuzione delle poltrone per non scontentare nessuna forza principale. Non sono pochi i commentatori iracheni che subito hanno sottolineato come le scelte dei ministri siano state fatte più dai grandi blocchi di potere che dal premier i cui margini di manovra appaiono limitati. Da segnalare poi il boicottaggio del voto da parte dell’ex premier Nuri al-Maliki (Partito islamico Dawa) e Ayad Allawi (Coalizione Nazionale).
“[Quello che è stato fatto] è uno strano approccio e rappresenta un precedente pericoloso per la scena politica irachena – ha spiegato ad al-Jazeera Kadhim al-Shammery della Coalizione nazionale che denuncia – I candidati del suo governo, i 12 ministri, sono stati presentati ai partiti sciiti che hanno dato il loro parere, ma non è stato fatto lo stesso con agli altri partiti. Così è come se le forze sciite fossero i guardiani del processo politico”. Una critica che non pare affatto infondata: quel che pare evidente, infatti, è che il nuovo esecutivo non sia altro che un modo per mantenere intatto lo status quo tra i blocchi di potere che dilaniano l’Iraq, disinteressandosi palesemente della volontà di migliaia di iracheni che da mesi chiedono un cambio radicale del sistema.
Almeno teoricamente, comunque, il voto di ieri pone fine all’impasse politica seguita dalla decisione dell’ex premier Abdul Mahdi di rassegnare le dimissioni in conseguenza delle proteste anti-governative. Finora la risposta rabbiosa della piazza all’annuncio del governo non c’è stata: pochi dimostranti hanno espresso la loro disapprovazione a Piazza Tahrir di Baghdad, fulcro delle manifestazioni di questi mesi.
Di fronte al governo Kadhimi ci sono ora diverse sfide difficili da affrontare: in primo luogo fronteggiare la crisi economica che l’epidemia del Coronavirus ha reso ancora più acuta a causa del crollo dei prezzi del petrolio. Un altro problema è rappresentato dai jihadisti dell’Isis che recentemente sono tornati ad attaccare le truppe governative nelle aree a nord dell’Iraq. E poi c’è la crescente tensione tra Iran e Usa, aggravatasi lo scorso gennaio con le uccisioni da parte statunitense del generale iraniano Qassem Soleimani e del leader delle Forze di Mobilitazione Popolare, Abu Mahdi al-Muhandis. La scelta di Kadhimi alla guida del Paese, del resto, deve essere letta proprio come tentativo di conciliazione tra le due potenze essendo personalità gradita sulla carta sia da Washington che da Teheran. Non sorprende quindi che Pompeo abbia subito accolto favorevolmente la nascita del suo governo. In una nota, il Dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere che Pompeo e Kadhimi hanno concordato ieri sulla necessità di “lavorare insieme in modo da fornire al popolo iracheno la prosperità e la sicurezza che meritano”.
Ma tra le dichiarazioni e la realtà sul campo c’è spesso un grosso divario. Poche ore prima del voto parlamentare, infatti, tre razzi colpivano un complesso militare vicino all’aeroporto di Baghdad in cui risiedono militari statunitensi e diplomatici. Secondo quanto riferiscono fonti ufficiali, non sono stati riportati né danni né vittime. Al momento non c’è stata alcuna rivendicazione. E’ il primo attacco dopo settimane contro obiettivi Usa in Iraq. Un avvertimento che il premier Kadhimi dovrà tenere seriamente in conto. Nena News
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