Domani alle 18 alla Casa del Jazz di Roma sarà proiettato il film “Just Play”, la storia dell’associazione Al Kamandjati che da 10 anni porta le sue scuole di musica da Gaza a i campi profughi del Libano.
di Cultura è Libertà
Roma, 13 marzo 2015, Nena News – “Just Play” racconta la storia della Associazione culturale Al Kamandjati (Il Violinista) che da 10 anni porta le sue scuole di musica in un territorio che dai campi rifugiati del Libano arriva sino alla Striscia di Gaza. Esplora le speranze, i punti di vista e le vite di uomini, donne e bambini che della musica fanno un mezzo di libertà e di liberazione, e incrocia i loro mondi, per rispondere a domande complesse e fondamentali: che senso ha suonare Bizet tra le sbarre di un checkpoint? Perché un’orchestra sfida un esercito? Qual è la posta in gioco?
La proiezione di “Just Play”, in collaborazione con Libera e Casa del Jazz, è la prima di una serie di iniziative musicali che “Cultura è Libertà, una campagna per la Palestina”, realizza a sostegno del progetto di Al Kamandjati “Liutai a Gaza, la musica al lavoro contro la distruzione” per la creazione a Gaza di un laboratorio di formazione lavoro per la riparazione e manutenzione degli strumenti musicali, professionalità del tutto assente in quell’area, pur essendo presenti molti gruppi musicali di giovani. Il progetto – e le prossime iniziative per sostenerlo – verranno presentati in occasione della proiezione del film.
Just Play non parla di occupazione; non parla di conflitto: non è neppure un film sulla musica. Questi sono tutti elementi della storia, ma il film parla di qualcosa di
diverso. Questo film narra di un gruppo di uomini e donne che lavorano con Al Kamandjati, un’associazione culturale franco-palestinese che conduce un programma di educazione musicale in un territorio che dai campi rifugiati del Libano arriva sino alla Striscia di Gaza. Questo film esplora le speranze, i punti di vista e le vite di uomini, donne e bambini che della musica fanno un mezzo di libertà e di liberazione.
“Durante le riprese nei Territori Occupati non ho sentito spari né esplosioni – dice il regista Chimenti – In quelle settimane nessun evento eclatante ha occupato le prime pagine dei giornali. Non è successo niente ed è a quel niente che ho guardato, a ciò che sta sotto la linea del discorso, alla vita normale quando tutto è anomalia e sul fondo della vita normale ho trovato una parola che torna come un brusio: tasrih, permesso in arabo. Serve un permesso delle forze occupanti per stare dove stai e uno per andare altrove, uno per vivere con la tua famiglia e uno per non viverci, uno per scavare un pozzo e uno per coltivare la tua stessa terra e uno per lavorare e uno per raggiungere l’ospedale e uno per cantare con la tua orchestra e uno per andare al mare. E c’è sempre un motivo per il quale il permesso non viene concesso o viene revocato all’ultimo momento oppure per averlo devi fare mille trafile e alla fine rinunci o ne hai abbastanza e ti ribelli e non chiedi il permesso a nessuno e se ti beccano carcere, multe, espropri, ordini di demolizione, ritorsioni, punizioni. E’ questo che succede quando non succede niente, un’occupazione di tipo burocratico le cui
armi sono gli application form e un sistema capillare di leggi e regolamenti. Questo è il grado zero della violenza, punto di partenza perché una violenza più grande abbia luogo.
Il regista Dimitri Chimenti sarà presente in sala. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Sabato 14 marzo ore 18.00 – *Casa del Jazz – via di Porta Ardeatina 55*.
Per informazioni: Ufficio Stampa Cultura è Libertà – Chiara Comito | 349 0726067 – associazioneculturaeliberta@gmail.com / http://palestinaculturaliberta.wordpress.com