“Le elezioni saranno tenute nello stesso giorno in tutti i governatorati tenendo in considerazione tutte le procedure legali” ha detto il premier Hamdallah. Il movimento islamico: “Scelta per servire gli interessi di Fatah”
AGGIORNAMENTO 4 ottobre ore 13:50 Autorità palestinese: “Municipali posticipate di 4 mesi”
“L’esecutivo palestinese, dopo essersi consultato con il presidente Abbas, ha stabilito oggi di posticipare le elezioni municipali di 4 mesi. Le elezioni saranno tenute nello stesso giorno in tutti i governatorati tenendo in considerazione tutte le procedure legali”. A dichiararlo è stato oggi il premier palestinese Rami Hamdallah. L’intenzione dell’Autorità palestinese (Ap) è che si possa votare “sull’intero territorio palestinese occupato”. Non è chiaro, però, se ciò varrà anche per Gerusalemme est.
La decisione dell’Ap è stata prontamente rigettata da Hamas. “Consideriamo la scelta del governo un tentativo per evitare le elezioni e servire così gli interessi di Fatah” ha detto il portavoce del movimento islamico, Sami Abu Zuhri, nel corso di una conferenza stampa convocata a Gaza. Abu Zuhri ha chiesto alla Commissione elettorale Centrale (CEC) di riattivare il processo elettorale così da contrastare quelli che ha definito i tentativi di Ramallah volti a “creare una crisi elettorale per coprire le sue posizioni politiche”.
Immediata la risposta di Fatah. Il portavoce del partito, Osama al-Qawasmi, ha detto che la decisione di posticipare le elezioni dimostra che Abbas e Fatah intendono raggiungere l’unità nazionale e compiere elezioni presidenziali e legislative. Le accuse di Hamas, secondo lui, sono “fesserie” che servono solo gli interessi del movimento islamista, il principale responsabile dietro l’attuale crisi politica e legale.
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della redazione
Roma, 3 ottobre 2016, Nena News – Le elezioni locali avranno luogo in Cisgiordania, ma non a Gaza. A deciderlo è stata oggi la Corte suprema palestinese. Nella Striscia, riferisce l’agenzia Ma’an citando le parole della sentenza, “i tribunali agiscono in modo illegale”. Lo scorso 8 settembre la stessa Corte – controllata da Fatah, il partito del presidente Abu Mazen – aveva ordinato lo stop alle elezioni municipali nei Territori Occupati previste per l’8 ottobre dopo aver accolto l’appello di alcuni avvocati secondo cui il processo elettorale non sarebbe stato legale se non fosse avvenuto anche a Gerusalemme est dove i residenti palestinesi, per via dell’occupazione, non possono recarsi alle urne.
Non è chiaro ora se con la decisione di stamane le municipali si terranno anche nella parte orientale di Gerusalemme. In caso negativo, come appare certo, appare ancora più ambiguo il passo indietro della Corte Suprema che ha più volte ribadito come il voto debba aver luogo su tutti i Territori Occupati (nessuna parte esclusa).
Il rinvio delle elezioni aveva suscitato molti malumori all’interno della società palestinese. Secondo un sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey research (PSR) rilasciato martedì scorso, il 61% dei palestinesi si era detto infatti scontento per il rinvio del voto. Il 60% aveva inoltre sottolineato come la decisione fosse stata motivata politicamente: c’era il forte rischio per Fatah di incassare una sonora sconfitta contro Hamas non solo nel fortino degli islamisti (la Striscia di Gaza), ma anche laddove il partito è più forte (la Cisgiordania).
L’insoddisfazione di gran parte dei cittadini dei Territori Occupati verso l’Autorità palestinese e, in particolare contro il presidente Abu Mazen, non è una novità e non si limita a dei dati statistici. Sabato, ad esempio, il gruppo giovanile di Fatah dell’Università Birzeit (vicino a Ramallah) ha chiesto le dimissioni del leader palestinese per la sua “umiliante partecipazione” al funerale dell’ex presidente israeliano Shimon Peres. Una posizione condivisa dalla gran parte dei palestinesi a cui proprio non è andata giù quella sua stretta di mano con il premier israeliano Benjamin Netanyahu durante le esequie. In una nota, gli universitari fatawi si sono detti “sconvolti” dalla decisione di Abu Mazen di essere presente al funerale del “criminale Shimon Peres”, ma di disertare invece quelli dei palestinesi uccisi dalle forze armate israeliane. “Condanniamo questa partecipazione che è contro il nostro popolo e la consideriamo una forma di tradimento” si legge in un post pubblicato sul loro account Facebook. Abu Mazen, sostengono gli studenti, avrebbe violato l’articolo 12 della costituzione di Fatah che impone “la totale liberazione della Palestina dall’occupazione economica, politica, militare e culturale sionista”. Abu Mazen, aggiungono i ragazzi, avrebbe posto sullo stesso piano “boia e carnefici”.
La risposta del partito non si è fatta attendere molto. Secondo quanto riferiscono gli stessi giovani fatawi sulla loro pagina Facebook, un ufficiale di Fatah ha dichiarato sabato che “gli studenti di Fatah della Birzeit non rappresentano la posizione che l’intero movimento giovanile di Fatah ha di sua Eccellenza il presidente. Pertanto è stata presa la decisione di sospendere il loro gruppo e di interrogare coloro che hanno rilasciato il comunicato”. La protesta degli universitari giunge poche ore dopo l’arresto a Jenin di un ufficiale militare che aveva osato criticare Abu Mazen sui social sempre per la sua partecipazione al funerale di Peres. Sulla questione è intervenuta anche Hamas che ha definito la presenza del presidente un “incoraggiamento alla normalizzazione con Israele a scapito della causa palestinese”. Nena News