I rappresentanti delle due parti, e di altre forze politiche, sono rimasti riuniti per tre giorni a Mosca. Le intese prevedono la convocazione del Consiglio Nazionale Palestinese che include anche i palestinesi in esilio. La “riconciliazione” è stata annunciata più volte in passato senza alcun effetto concreto

Strette di mano tra i rappresentanti di Fatah e di Hamas nel 2014. Ma la riconciliazione non è mai avvenuta
della redazione
Gerusalemme, 18 gennaio 2017, Nena News – Al termine di tre giorni di colloqui a Mosca, i principali partiti palestinesi, Fatah e Hamas, hanno annunciato ieri un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale prima e lo svolgimento delle elezioni.
“Abbiamo raggiunto un accordo in base al quale chiederemo (il presidente) Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ad avviare consultazioni per la creazione di un governo di unità nazionale”, ha riferito Azzam al-Ahmad, dirigente di primo piano del partito Fatah, assieme al numero 2 di Hamas Musa Abu Marzouq durante la conferenza stampa nella capitale russa. Subito dopo, ha aggiunto, sarà convocato il Consiglio Nazionale Palestinese che include anche i palestinesi in esilio.
Non è la prima volta dal giugno 2007, quando Fatah e Hamas andarono allo scontro armato a Gaza e alla conseguente frattura, che le due parti annunciano un accordo di riconciliazione. In tutte le occasioni precedenti le intese non hanno mai avuto riflessi concreti sul terreno e nelle istituzioni palestinesi.
L’anno scorso il governo di Ramallah, che fa riferimento ad Abu Mazen, ha rinviato le elezioni municipali nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza alle quali, per la prima volta in dieci anni, intendeva partecipare anche il movimento islamico Hamas.
La rivalità tra le due principali forze politiche palestinese è sempre alta e in Cisgiordania, controllata da Fatah, e a Gaza, sotto l’autorità di Hamas, sono frequenti gli arresti di militanti e simpatizzanti della parte avversa.
A margine dei colloqui i rappresentanti palestinesi, tra i quali anche esponenti di altre forze politiche, laiche e islamiste, hanno anche incontrato il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov. Al responsabile della diplomazia russa hanno chiesto di dissuadere il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump dal realizzare la promessa fatta in campagna elettorale di spostare l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, per riconoscere l’intera città santa, inclusa la parte araba occupata militarmente nel 1967, come capitale dello Stato di Israele. Nena News