E’ l’ultima mossa in un giro di vite in corso da parte del regime di Abdel Fattah el Sisi contro i media e la libertà di espressione
della redazione
Roma, 26 maggio 2016, Nena News – Le autorità egiziane lunedì scorso hanno impedito l’ingresso nel Paese a Remy Pigaglio, corrispondente del quotidiano cattolico La Croix, residente al Cairo dal 2014, al suo rientro in Egitto dopo una breve vacanza in Francia. A nulla è servito che Pigaglio fosse in possesso di un permesso di lavoro e di soggiorno e di un regolare accredito stampa egiziano. Il giornalista è stato detenuto per 30 ore all’aeroporto internazionale del Cairo prima di essere rispedito a Parigi.
Pigaglio ha riferito al suo ritorno in Francia che i funzionari egiziani gli hanno portato via il telefono cellulare e hanno esaminato le foto al suo interno. Quindi gli hanno ritirato il passaporto ed impedito di parlare con i funzionari dell’ambasciata francese e la sua famiglia mentre è rimasto detenuto per una notte interna.
“Non capisco affatto e ancora non so il motivo per cui hanno deciso di vietarmi l’ingresso”, ha detto il reporter aggiungendo che alcune delle foto osservate con attenzione dai funzionari della sicurezza dell’aeroporto riguardavano l’assemblea generale tenuta all’inizio del mese dal sindacato dei giornalisti egiziani in seguito all’arresto di due suoi membri.
L’ambasciatore francese al Cairo ha cercato di intervenire a favore di Pigaglio ma non è riuscito a evitare la deportazione. Ieri a Parigi, il ministro degli esteri Jean-Marc Ayrault ha riferito dopo una riunione di gabinetto di aver protestato con il governo egiziano.
Non è il primo giornalista straniero al quale viene impedito l’ingresso in Egitto dal luglio 2013, quando le forze armate hanno attuato un golpe contro il governo dei Fratelli Musulmani e il presidente islamista Mohammed Morsi, poi sfociato nell’elezione a capo dello stato di Abdel Fattah al Sisi.
Ben peggiore comunque è la sorte subita da numerosi operatori dell’informazione egiziani, non pochi dei quali sono stati condannati a lunghe pene detentive semplicemente per aver seguito o partecipato a manifestazioni politiche.
Nel 2015 l’Egitto è stato classificato al 158esimo posto su 180 Paesi nel Press Freedon Index. Lo scorso dicembre il Comitato per la Protezione dei Giornalisti ha comunicato che l’Egitto è secondo solo alla Cina per numero di giornalisti incarcerati.
All’inizio di questo mese un nuovo progetto di legge è stato presentato al parlamento egiziano per regolamentare il lavoro dei media. Se approvata, la nuova legge porterà alla scomparsa di decine di piccoli giornali e agenzie on line usati in particolare dai giovani egiziani e da attivisti dei diritti umani per criticare le autorità. La legge prevede anche il divieto di qualsiasi trasmissione televisiva in diretta senza il permesso delle autorità competenti. Nena News
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