Amr Ali è stato condannato con altri 3 attivisti per possesso di volantini favorevoli al rovesciamento del regime di as-Sisi, per essere membro di una organizzazione illegale e per aver causato disordini. Dal Giappone, intanto, il presidente as-Sisi rilancia il processo di pace tra israeliani e palestinesi
della redazione
Roma, 1 marzo 2016, Nena News – Un tribunale egiziano ha condannato ieri a 3 anni di prigione 4 attivisti del movimento 6 Aprile per il possesso di volantini favorevoli al rovesciamento del regime di al-Sisi. Tra i condannati, vi è anche il coordinatore generale dell’organizzazione, Amr Ali, in carcere già da settembre. I quattro sono stati riconosciuti colpevoli anche di essere membri di un gruppo messo al bando dalle autorità locali, di essere promotori di uno sciopero generale anti-governativo e di aver causato disordini.
L’avvocato di Ali, Anas Sayyid, ha protestato contro la sentenza affermando che non ci sono “prove” per punire il suo assistito. Ma prove non mancano riguardo all’ostilità che ha l’Egitto di as-Sisi nei confronti del Movimento 6 aprile, la principale organizzazione durante le proteste che nel 2011 hanno portato alla caduta dell’ex presidente Mubarak. Contrario anche al successivo governo della giunta militare (e, una volta eletto, al presidente Mohammed Mursi dei Fratelli musulmani), il gruppo è stato duramente represso da quando al potere c’è il generale as-Sisi. Nel dicembre 2013, infatti, il suo leader Ahmed Maher è stato condannato a tre anni di prigione per aver violato la legge “anti-protesta” secondo la quale ogni manifestazione può avere luogo solo previa approvazione da parte delle autorità. Qualche mese dopo, poi, l’intero Movimento è stato messo fuorilegge perché accusato di diffamare l’Egitto e di collaborare con non meglio precisate “parti straniere”. L’ultimo atto contro il gruppo prima della sentenza di ieri risale allo scorso dicembre quando altri 6 suoi importanti leader sono stati arrestati.
Da quando è salito al potere con un golpe militare nel luglio del 2013, as-Sisi sta reprimendo duramente qualunque voce d’opposizione al suo governo. Sono decine di migliaia gli oppositori laici, ma soprattutto religiosi legati alla Fratellanza musulmana, arrestati in meno di 3 anni. Senza contare poi i migliaia di dissidenti uccisi in piazza o sotto tortura una volta detenuti e le centinaia di “desaparecidos” di cui non si hanno più notizie.
Più o meno nelle stesse ore in cui il tribunale puniva Amr Ali, dal Giappone il presidente as-Sisi confermava la volontà del Cairo di rispettare il trattato di pace con Israele e di promuovere la fine del conflitto israelo-palestinese. Parlando al parlamento giapponese, as-Sisi ha detto che “l’Egitto è pionere nel processo di pace in Medio Oriente e si impegnerà per riattivare i colloqui di pace tra palestinesi e israeliani che possano dare una soluzione giusta e permanente alla questione palestinese”. Ma il focus del suo discorso non era tanto la libertà del popolo palestinese sotto occupazione israeliana, quanto, piuttosto, il legame che vi è tra questo tema e il terrorismo. “Non è un segreto – ha spiegato il presidente egiziano – che le organizzazioni terroristiche usino la causa palestinese e la sofferenza del popolo palestinese come giustificazione per le loro operazioni atroci e come strumento di propaganda per reclutare nuovi membri”.
E mentre as-Sisi ribadiva anche a parole la sua vicinanza ad Israele – ricambiata ieri dal premier israeliano Netanyahu con una visita al nuovo ambasciatore egiziano nello stato ebraico – a livello istituzionale continuava la polemica contro la normalizzazione dei rapporti con Tel Aviv. Sul banco degli imputati è salito il parlamentare egiziano Tawfiq Okasha “reo” di aver invitato sabato a casa sua l’ambasciatore israeliano al Cairo, Haim Korem. L’invito aveva scatenato domenica la rabbia del collega Kamel Ahmed il quale, durante un dibattito parlamentare coincitato sull’operato di Okasha, era arrivato addirittura a lanciargli una scarpa addosso. Il parlamento alla fine ha deciso di sospendere il “traditore” per 10 sessioni parlamentari. Un provvedimento anti-israeliano che, però, non nasconde un dato finora incontrovertibile: i rapporti tra al-Cairo e Tel Aviv procedono a gonfie vele. Nena News
Pingback: EGITTO. Tre anni di prigione a leader del “Movimento 6 aprile” - Vox Populi Blog