Almeno 20 le vittime in un raid saudita nella provincia di Hajjah (nord-ovest del Paese). Ieri, intanto, i ribelli sciiti hanno ufficializzato l’uccisione di un loro capo politico avvenuta la scorsa settimana. “La sua morte – ha detto il leader degli houthi – avrà gravi conseguenze”
della redazione
Roma, 24 aprile 2018, Nena News – Nuova mattanza di civili in Yemen: almeno 20 persone sono state uccise ieri da un raid dell’aviazione saudita che ha centrato una tenda nella provincia di Hajjah (nord-ovest del paese) dove si stava celebrando un matrimonio. La maggior parte delle vittime erano donne e bambini.
Nel tentativo di difendersi dalle accuse internazionali, Riyadh ha fatto subito sapere che indagherà su quanto è avvenuto. Parole al vento: già in passato, infatti, simili promesse non hanno prodotto alcun risultato tangibile. Eppure non è la prima volta che i sauditi compiono stragi durante un matrimonio: a settembre del 2015 131 civili sono stati uccisi nel villaggio di al-Wahjiah, vicino alla città portuale di al-Mokha; il mese dopo 43 morti nel villaggio di Sanaban.
Ieri, intanto, gli sciiti houthi hanno ammesso che la scorsa settimana il loro capo del consiglio politico Saleh Ali al-Sammad (secondo nella lista saudita dei ricercati) è stato ucciso dall’aviazione di Riyadh nel sud della provincia di Hodeidah, tra le zone teatro dei più duri scontri tra Houthi e forze pro-governative. Secondo la tv saudita al-Arabiya, la coalizione anti-houthi avrebbe offerto 20 milioni pur di ottenere informazioni su Samad.
Il suo assassinio “avrà gravi conseguenze” ha detto oggi in un discorso televisivo il leader dei ribelli sciiti, Abdul Malik al-Houthi. “Questo crimine, come quello avvenuto durante un matrimonio nella provincia di Hajjah che ha provocato decine di morti e feriti, non passerà impunito”. Il consiglio houthi della difesa nazionale ha annunciato lo stato di emergenza in seguito alla morte di Samad e ha promesso vendetta.
Di tutt’altro stato d’animo sono i sostenitori del presidente yemenita Hadi, appoggiato dalla coalizione saudita. Intervistato dal quotidiano al-Riyadh, un portavoce del governo ha dichiarato che la morte di Samad è “un doloroso colpo per gli houthi che creerà confusione nel loro stato politico e militare”. Il messaggio mandato agli houthi è chiaro, ha aggiunto l’ufficiale governativo, “il terrorismo iraniano li condurrà alla loro scomparsa. La sua uccisione è un rifiuto al colpo di stato [compiuto dagli houthi] e una vittoria del Paese”. Secondo alcuni analisti, con la morte di Saman si allontana sempre di più una soluzione politica del conflitto che, iniziato dai sauditi nel marzo del 2015, ha provocato oltre 10.000 morti (più di 2.000 civili sono deceduti per colera) e ha reso insostenibili le condizioni umanitarie nel Paese. Nena News