Lavoro minorile, matrimoni precoci e difficoltà ad accedere all’istruzione: sono due milioni i minori siriani che nel loro paese e in quelli vicini non vanno a scuola. Un’intera generazione rischia di perdere per sempre la possibilità di costruirsi un futuro migliore
video e testo di Sonia Grieco
Beirut, 22 novembre 2017, Nena News – Fondi internazionali, impegni governativi e progetti delle organizzazioni umanitarie non sono ancora riusciti a garantire l’accesso all’istruzione a centinaia di migliaia di bambini e ragazzi siriani.
Sono oltre due milioni i bambini che non vanno a scuola in Siria, ma anche nei paesi dove hanno trovato rifugio ricevere un’istruzione per molti è difficile e ormai da tempo si parla del rischio di una ‘lost generation’. Il caso del Libano, in cui vivono circa 1.5 milioni di siriani, è un esempio di questa situazione di emergenza. Circa mezzo milione di rifugiati siriani nel paese sono bambini e soltanto il 48 per cento di loro frequenta la scuola.
Il lavoro minorile è diffuso tra i rifugiati: dopo oltre sei anni di conflitto molti di loro vivono in condizioni di estrema povertà e i bambini contribuiscono al sostentamento delle famiglie, in tanti casi anche quando vanno a scuola. Inoltre, sono diffusi anche i matrimoni precoci, un modo per tutelare le ragazze da abusi e per alleggerire il fardello economico: secondo l’United Nations Population Fund, il 24 per cento delle rifugiate tra i 15 e i 17 anni sono sposate.
Oltre ai problemi economici, in cui va incluso anche il costo dei trasporti, ci sono altri fattori che costituiscono una barriera all’accesso all’istruzione. Il governo libanese ha istituito i turni pomeridiani per i siriani, ma per molti è difficile stare al passo con il programma: tanti hanno perso anni di scuola a causa della guerra e inoltre in Libano si insegna in arabo e in inglese/francese, mentre in Siria il programma era solo in arabo. Non mancano poi i casi di discriminazione, in classe e lungo il tragitto, che disincentivano le famiglie a mandare i figli a scuola.
Un’intera generazione sta vivendo in guerra o in fuga dalla guerra e rischia di perdere la possibilità di studiare e di costruirsi un futuro dignitoso. Nena News
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