Si conclude il processo all’attivista palestinese accusata di immigrazione fraudolenta. Per l’avvocato e i suoi sostenitori si tratta di una sentenza politica.
della redazione
Roma, 13 marzo 2015, Nena News – Alla fine sarà prigione: per l’attivista palestinese Rasmieh Yousef Odeh, 67 anni, si aprono le porte di un carcere statunitense. Resterà dietro le sbarre per 18 mesi con l’accusa di immigrazione fraudolenta negli Stati Uniti. La Odeh, ha stabilito la Corte distrettuale di Detroit, entrò in territorio statunitense senza informare le autorità di essere stata arrestata dallo Stato di Israele per la partecipazione ad un attacco in un supermercato a Gerusalemme nel 1969 che lasciò due vittime, Edward Joffe e Leon Kanner.
Israele la condannò all’ergastolo per poi liberarla dieci anni dopo, nel 1979 in uno scambio di prigionieri con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il gruppo palestinese accusato dell’attacco al supermercato.
Dopo i 18 mesi di carcere, la Odeh sarà deportata. In questi mesi a favore dell’attivista, membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, si sono mosse organizzazioni per i diritti umani, leader religiosi, avvocati, attivisti e associazioni che ritengono il processo fondato su questioni politiche e non amministrative. Di nuovo ieri, durante la lettura della sentenza, erano tanti i manifestanti davanti la corte a protestare contro una sentenza annunciata: la Odeh – spiegano – non ha avuto la possibilità di dire di fronte al giudice di essere stata costretta dalle torture israeliane a confessare l’attacco al supermercato. “Fui picchiata, spogliata e umiliata mentre ero in custodia – raccontò la Odeh in un documentario del 2004 ‘Women in Struggle’ – Questo aumentò il mio odio verso i responsabili”.
La donna, residente negli Stati Uniti per vent’anni, ha lavorato come direttore della’organizzazione Arab American Action Network, impegnata nel sostegno di donne immigrate nell’area di Chicago. Eppure, secondo le autorità Usa, quando immigrò nel 1995 nel paese non disse nulla dei suoi precedenti, né lo fece nel 2004 quando divenne ufficialmente cittadina Usa. Per l’avvocato dell’attivista, Michael Deutsch, la Odeh fu condannata in Israele dopo una falsa confessione, estorta, e che da allora ha vissuto negli Stati Uniti una vita esemplare.
Già a metà febbraio il giudice federale di Detroit aveva rifiutato la richiesta della Odeh per un nuovo processo. Nena News