A distanza di due anni dal fallito golpe, il premier turco Yildirim ha annunciato ieri la fine della misura d’emergenza che ha permesso alle autorità locali di arrestare migliaia di persone. Stamane all’alba 271 soldati sono stati arrestati perché sospettati di essere sostenitori del religioso Gulen, per Ankara la mente del colpo di stato
della redazione
Roma 6 luglio 2018, Nena News – Lunedì la Turchia revocherà lo stato d’emergenza imposto nel Paese cinque giorni dopo il fallito colpo di stato del luglio del 2016. Parola ieri del primo ministro turco Binali Yildirim citato dall’agenzia filo-governativa Anadolu. Il premier ha tuttavia subito precisato che verrà emesso un decreto che “includerà le necessarie misure [da prendere] per evitare vulnerabilità nelle aree del contro-terrorismo”.
Lo stato di emergenza – rinnovato l’ultima volta dal parlamento lo scorso 18 aprile – ha conferito al presidente turco Recep Tayyip Erdogan e al suo esecutivo ampi poteri necessari però, a detta di Ankara, per arrestare i membri e i sostenitori del movimento del religioso Fethullah Gulen (considerato dal governo la mente del golpe) e dei “terroristi” curdi del Pkk.
Contro lo stato d’emergenza si era schierata ad aprile l’Unione Europea che aveva chiesto ad Ankara di revocarlo in quanto ostacolo al rispetto dei diritti civili e politici. Secondo la Commissione europea, infatti, da quando è stato implementato sono state più di 150.000 le persone fermate, 78.000 arrestate e più di 110.000 i dipendenti pubblici licenziati (Ankara ha detto che 40.000 di questi sono stati riassunti).
Una posizione condivisa anche da molti oppositori del leader islamista Erdogan: lo stato di emergenza, a loro dire, ha permesso di silenziare il dissenso. Il governo ha risposto alle critiche mossegli contro sostenendo invece che è stato necessario per difendere il Paese dalle “minacce alla sicurezza dello stato”.
La data di lunedì scelta per abrogarlo non è comunque casuale: è infatti il giorno in cui Erdogan giurerà come presidente sotto la nuova costituzione che, approvata nell’aprile del 2017 attraverso un referendum vinto dal leader dell’Akp con una maggioranza risicata, gli garantisce enormi poteri. In campagna elettorale il “Sultano” aveva promesso che avrebbe rimosso lo stato di emergenza una volta aver vinto le elezioni. Subito, però, aveva precisato che “revocarlo non vuol dire abolirlo completamente, né tornare indietro”. “Continueremo a prendere le più severe precauzioni quando vedremo [atti di] terrorismo” spiegò.
Con questa decisione la Turchia post-elezioni di Erdogan si aprirà maggiormente al rispetto dei diritti umani? La risposta a questa domanda è arrivata stamane all’alba quando, riferisce l’emittente locale TRT Haber, le unità anti-terrorismo turche hanno arrestato 271 soldati accusati di essere sostenitori di Gulen. L’operazione è stata lanciata in decine di province del Paese contro i militari (tra questi anche 10 colonnelli e un generale in pensione) che sarebbero stati in contatto con il potente religioso turco (fino a qualche anno fa alleato di Erdogan). A finire con le manette ai polsi sono stati ieri anche 32 (presunti) membri del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan considerato un’organizzazione terroristica da Ankara. Nena News