Intervista ad un disertore turco, di origine kurda, scappato in Europa per non dover vestire l’uniforme, dopo la chiamata alle armi imposta dal presidente Erdogan.
di Claudio Locatelli
Roma, 21 ottobre 2015, Nena News – Turco…ma anche Kurdo, è cosi che si sente M.Ederim (nome di fantasia) un origine familiare kurda ma una vita pienamente vissuta come cittadino della Turchia, specialmente negli ultimi 10 anni, passati nel pieno centro della sua capitale: Istanbul.
“E’ inaccettabile, non voglio fare parte di tutto questo”. Nei giorni in cui il governo di Ankara squilla l’adunata alle armi, M.Ederim si trova in un paese europeo per ragioni di studio; preferisce l’anonimato in quanto secondo il suo stato di appartenenza lui dovrebbe far ritorno in patria, arruolarsi ed essere probabilmente spedito a combattere dove il governo richiederà. Al momento l’esercito potrebbe spedirlo presumibile sul confine siriano o forse le alture del Kurdistan iracheno, se non addirittura impiegato nelle feroci repressioni interne, adottate nell’est del paese, proprio ai danni dei cittadini turchi di etnica kurda.
Ricordando come tutta l’area orientale della Turchia, a maggioranza di popolazione kurda, si trova in uno stato di militarizzazione permanente: l’esercito si sostituisce spesso alla polizia, interi quartieri sono adibiti a caserme, al minimo cenno di dissenso i colpi esplodono copiosi, senza risparmiare nessuno, come quello che ha colpito in pieno petto il giovane tredicenne di Diyarbakir, ucciso mentre partecipava ad una protesta contro l’intervento turco in Siria l’estate scorsa. Intervento mascherato da lotta all’Isis, oramai sempre più palese ai molti, voluta e precisa strategia di soffocamento di ogni entità kurda avversa ad Ankara.
M.Ederim ci parla secondariamente del suo rifiuto ad arruolarsi, e principalmente del suo rifiuto a rendersi co-responsabile di una guerra di repressione indetta per eliminare, uccidere, sterminare la resistenza, l‘identità kurda, quegli stessi kurdi che hanno combattuto contro l’ISIS senza sosta, sudando e soffrendo, ancora oggi impegnati nel fronteggiare realmente la minaccia del califfato nero.
“Fra pochi giorni mi scadrà il visto in Europa…se torno finirò ad uccidere, mi dispiace, non posso rendermi complice…Mio fratello sta seguendo il servizio militare e alcuni miei amici sono parte delle proteste nell’est del paese, quindi mio fratello e i miei amici si potrebbero trovare a combattere e morire…per cosa? Solo perché il governo vuole così”.
Il fermo rifiuto di far parte di tutto questo porta M.Ederim a rivelarci la sua prossima destinazione, fuori da Schengen in cui senza visto non potrebbe legalmente rimanere: per sfuggire alla guerra si recherà quasi per ironia in Ucraina, paese dove il visto per i cittadini Turchi non è necessario, dove però nell’est del paese infuria un’altra guerra, quella tra separatisti filorussi e l’illegittimo governo post rivolte di Kiev.
“E’ iniziato (l’intervento Turco in Siria e Iraq) con Suruc con 35 giovani morti, ma nessuno oggi ne parla più, tutta l’attenzione è rivolta al PKK. E’ stato detto di ISIS ma nessuno parla di ISIS è tutto riguardante il PKK e il partito politico Kurdo Hdp”. Chiediamo a M.Ederim cosa ne pensa della dichiarazione del primo ministro di Turchia Recep Tayyip Erdoğan rilasciata il 28 luglio scorso e riportata dalla Bbc: “La pace kurda è impossibile”.
“Si, ha detto così perché non ha ottenuto il voto dai cittadini Kurdi (alle recenti elezioni estive). Non ha parlato della legge che sarebbe dovuta passare per proteggere i membri del PKK che stanno lasciando le armi e la Turchia così che il processo di pace possa iniziare. Invece ha chiesto ai membri del PKK di sotterrare le loro armi e lasciare il paese (senza garanzie), si è messo a costruire basi militari sulle montagne e nuove strade per permettere ai carrarmati di raggiungere quelle stesse montagne dove si trova il PKK. Se vuole la pace perché sta costruendo cosi tante basi militari e strade per le montagne mentre il PKK deponeva le armi…è l’ISIS Kurdo? Perché non combattono contro l’ISIS che ha ucciso 35 persone e mandate altre 104 all’ospedale [nell’attentato di Suruc]?”.
“Dopo che 2 poliziotti sono stati uccisi ha iniziato a combattere contro il PKK con venti F-16 dimenticando i membri dell’ISIS e arrestando il popolo Kurdo – continua M.Ederim – Inoltre continua a chiedere al popolo Kurdo di effettuare il servizio militare e servire per il paese mentre nel contempo dice che una pace Kurda è impossibile”.
Chiediamo a M.Ederim il suo punto di vista sull’attentato accaduto a Suruc che ha menzionato ed in particolare sulle conseguenze dello stesso nella percezione mediatica/popolare turca: “Ci sono un sacco di sporchi giochi politici qui e dopo quelle bombe ci hanno detto di aver arrestato molti membri di ISIS ma la domande è come mai non l’avevano fatto prima? Perché non erano agli arresti?”.
M.Ederim, giovane ventisettenne turco di etnia Kurda costretto a rimanere fuori dal suo paese per sfuggire al servizio militare che potrebbe portarlo ad uccidere il suo popolo ed i suoi stessi amici. Decide di rilasciare in anonimato questo intervista il 27 luglio 2015 con la precisa indicazione di non pubblicare nulla fino a alla metà di ottobre, fino a che riotterrà i documenti che lo esonerano dalla leva e gli permettono di rientrare dall’Ucraina, paese in cui non è richiesto il visto per i cittadini turchi, fino alla Spagna dove intende continuare i suoi corsi di perfezionamento universitario.
Teme per se stesso, per suo fratello e per i suoi amici. L’intervista si conclude da parte sua con una frase: “Io spero che questo conflitto si fermi prima di peggiorare ed uccidere molte altre persone”. Nena News
Pingback: Cose di questo mondo | Veneziagiovane
Istambul capitale della Turchia??? ma sig. Locatelli un po di geografia prima di mettersi a scrivere non sarebbe meglio?
Gentile Sandro, ha perfettamente ragione la frase doveva infatti essere ‘capitale culturale’ . Tante’ che poi, riferendomi alla Turchia tramite il suo centro politico, cito proprio nell’articolo la sua capitale Ankara.
Una svista dovuta alla stanchezza, a volte, sa,i troppi viaggi su campo, come Istanbul, in cui ho lavorato 7 volte solo nell’ultimo anno, giocano brutti scherzi.
Spero che abbia trovato comunque interessante questa testimonianza.Grazie per la segnalazione.
Per la precisione, le capitali turche sono state storicamnete.
Konia, capitale sel sultanato omonimo.
Bursa, capitale del nascente impero ottomano.
Edirne/Adrianopoli fu spostata attorno al 1400-1500 se non sbaglio.
Istanbul/Costantinopoli dalla presa ottomana nel 1500 e qualcosa.
Ankara dagli anni 20, con la repubblica.