Kenan Evren e Tahsin Sahinkaya condannati grazie alla legge di revisione costituzionale del 2010. Vittoria dell’Akp, che avverte gli oppositori: “La sentenza è un avvertimento per gli aspiranti golpisti”
della redazione
Roma, 19 giugno 2014, Nena News - L’alta corte criminale di Ankara ha condannato al carcere a vita gli ultimi due sopravvissuti del consiglio militare che il 12 settembre 1980 attuò il colpo di stato più sanguinoso della storia della repubblica turca: il generale Kenan Evren, 96 anni, ex capo della giunta e settimo presidente della Turchia e Tahsin Sahinkaya, 89 anni, ex comandante dell’aviazione militare, degradati, non erano in tribunale per motivi di salute. Data la loro età e le precarie condizioni fisiche, quasi sicuramente non sconteranno la pena in carcere.
Il secondo e più importante golpe della storia della repubblica kemalista venne, secondo l’accusa, “progettato già un anno prima del 1980″ e i suoi autori “non intervennero per fermare gli scontri in corso tra i diversi gruppi ideologici, con il chiaro obiettivo di indurre la popolazione a guardare con favore al golpe”. Anzi, l’accusa ha dichiarato che alcuni dei più gravi massacri degli “anni di piombo” turchi, come quelli di Taksim, Çorum e Maraş, erano stati pianificati da un “meccanismo congiunto” per innescare il caos nella società, in modo da preparare il terreno per il colpo di Stato militare.
Prima di rendere il potere ai civili, la giunta militare – composta da Evren, Sahinkaya, Nurettin Ersen (Comandante delle forze di terra, morto nel 2005 ), Sedat Celasun (comandante della Gendarmeria Generale, morto nel 1995) e Nejat Tumer (capo delle forze navali, morto nel 2012 a processo appena iniziato) – imprigionò circa 650 mila persone: 230 mila persone furono processate per crimini politici, di cui 517 vennero condannate a morte. Cinquanta persone furono giustiziate, mentre in 300 morirono in detenzione per torture e mancanza di cure.
Secondo l’accusa, la giunta avrebbe usato l’articolo 35 del Codice interno di servizio delle Forze Armate turche (TSK) come base giuridica per attuare il golpe: esso definisce infatti il dovere e l’autorità dei militari “di preservare e proteggere la Repubblica di Turchia.” L’articolo 35 è entrato in vigore dopo il 27 maggio del 1960, giorno del primo colpo di stato della repubblica turca. E ‘stato poi citato come base giuridica per il golpe del 12 marzo 1971 e anche per quello del 12 Settembre 1980. E’ stato abolito nel 2013 come parte di quel pacchetto di riforme costituzionali portate avanti dal primo governo Erdogan per ridimensionare il potere e l’influenza delle forze armate nel Paese, dopo la legittimazione popolare ottenuta con il referendum del 2010.
In una delle sue prime testimonianze di difesa, Evren aveva detto di non rimpiangere il colpo di stato, sostenendo che l’ordine era stato restaurato dopo anni di caos in cui 5.000 persone erano state uccise nelle violenze di strada tra i gruppi di sinistra e di destra. Aveva anche aggiunto che non avrebbe esitato a fare lo stesso se avesse ancora l’autorità e se le circostanze richiedessero un golpe oggi. Şamil Tayyar, deputato dell’Akp (il partito del premier Erdogan al governo) ha commentato a caldo la sentenza, definendola un “avvertimento” per gli aspiranti golpisti di oggi. Nena News