Respinta la richiesta del presidente Erdogan che ha perso ieri ufficialmente anche Ankara. Il leader turco, intanto, in visita da Putin certifica la crescita delle relazioni tra i due Paesi
della redazione
Roma, 9 aprile 2019, Nena News – Il supremo consiglio elettorale (Ysk) turco ha fatto sapere oggi di aver respinto la richiesta del presidente Erdogan di ricontare i voti in 31 distretti di Istanbul. Per il leader islamista, le municipali del 31 marzo perse in città sono state compromesse da un “crimine organizzato” e avevo perciò chiesto di ricontrollare i voti. Un tentativo risultato però vano: secondo quanto ha dichiarato Recep Ozel, membro dell’Ysk, il Consiglio ha dato l’ok solo a rivedere 51 urne di 21 dei 39 distretti (ciascuno ha un totale di 350 votanti). Una decisione che ha mandato su tutte le furie il partito di Erdogan, l’Akp, che con il suo vice presidente Ali Ihsan Yavuz ha fatto immediatamente sapere che si opporrà a questa decisione. “E’ imcomprensibile quanto è stato stabilito considerate le così tante irregolarità registrate” ha scritto su Twitter Yavuz. Erdogan ha sottolineato che il margine di voti tra i due candidati (meno di 15.000 voti in una città con 10 milioni di elettori) è troppo stretto per permettere all’opposizione di rivendicare la vittoria.
Ma le brutte notizie per il presidente giungono anche dalla capitale Ankara dove anche qui a vincere alle municipali è stato il partito kemalista Chp. Nonostante le denunce di “irregolarità” da parte dell’Akp, il Consiglio delle elezioni ha infatti ieri confermato la vittoria di Mansur Yavas. Quanto stabilito lunedì dal Ysk conferma dunque il duro colpo elettorale subito dal presidente turco. Sebbene abbia conquistato la maggioranza dei voti grazie alla sua alleanza con il partito nazionalista (Mhp), il suo partito ha perso Istanbul, Ankara e Smirne (la terza città della Turchia). Lo “schiaffo” subito da Erdogan alle elezioni è stato evidente anche nel sud est del Paese a maggioranza. Qui i sostenitori del partito di sinistra filo-curdo Hdp hanno ripreso le municipalità che le autorità turche avevano tolto loro due anni fa per i presunti legami tra l’Hdp e quelli che Ankara definisce i “terroristi” del Pkk.
Ma Ankara ha trovato il tempo di polemizzare anche con l’Italia che ieri alla Camera dei deputati ha discusso una mozione sul riconoscimento del genocidio armeno. Una decisione che ha fatto infuriare il ministro degli esteri turco che ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, per protestare. Il parlamento italiano ha già riconosciuto il genocidio armeno nel 2000; la mozione (a firma Formentini, Lega) chiede al governo di fare altrettanto, riconoscendo “ufficialmente il genocidio armeno” e dandone “risonanza internazionale”.
Non è stata però solo una giornata di polemiche ieri per il governo turco. Il presidente, infatti, ha incontrato a Mosca il suo pari russo Putin per discutere delle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Un incontro “non semplice”, come ha dichiarato lo stesso Putin, dato che tra Ankara e Mosca restano delle distanze su alcuni punti come la tassazione nell’industria metallurgica e sui prezzi del gas. Ma tuttavia importante perché certifica la crescita delle relazioni tra i due stati. Putin ha definito “strategica” la cooperazione con Ankara nel campo dell’energia e ha promesso di completare la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu entro il 2023 in occasione del centennale dalla nascita della Repubblica turca. Si è parlato inoltre anche di cooperazione militare, in particolare del contratto firmato dalla Turchia per acquistare i sistemi di difesa aerei S-400. In questo settore, il leader russo ha detto che “c’è spazio per fare ulteriori progressi”, parole che non avranno fatto piacere a Washington da tempo sul piede di guerra con i turchi per aver fatto la spesa di missili in casa russa.
Putin e Erdogan hanno anche affrontato la questione siriana. Il leader russo ha chiarito che “ora che le principali forze terroristiche sono state sconfitte, è importante concentrarsi sulla stabilizzazione finale del Paese promuovendo un accordo politico in linea con la Risoluzione 2254”. “Noi – ha aggiunto con un pizzico d’orgoglio – abbiamo facilitato a lanciare la commissione costituzionale”. Si è parlato poi della provincia siriana di Idlib controllata per lo più da al-Qa’eda. Qui la ricetta turca-russa descritta da Putin prevede maggiori sforzi per aiutare a normalizzare la situazione dentro e intorno alla “de-escalation zone” (individuata nei vertici di Astana da russi, turchi e iraniani). Il presidente ha riferito inoltre che i ministri della difesa russo e turco hanno trovato una intesa per creare pattuglie di controllo nell’area. “Non siamo ancora riusciti a stabilire un centro di monitoraggio congiunto – ha affermato Putin – ma sono certo che lo faremo. Tutti i centri terroristici saranno distrutti. Per il processo di pace, dobbiamo risolvere questo problema”. Nena News