Beji Caid Essebsi, leader di Nidaa Tounis, verso la conferma ufficiale dopo il ballottaggio di ieri. Affluenza al 60 percento, imponenti le misure di sicurezza. La polizia sventa un attentato nella regione di Kairouan, un morto e tre feriti tra gli assalitori
della redazione
Roma, 22 dicembre 2014, Nena News – E’ quasi ufficiale, perlomeno stando a quanto gridano lui stesso e i suoi sostenitori. Beji Caid Essebsi, 88 anni, leader del partito laico Nidaa Tounis e rappresentante della vecchia guardia di Ben Ali potrebbe essere il primo presidente “della seconda Repubblica” tunisina, come la chiamano i quotidiani del Paese: quella cioè nata dalla cosiddetta “primavera dei gelsomini”, la rivolta popolare che al principio del 2011 ha portato alla caduta del primo regime autocratico del mondo arabo e all’avvio di un processo di democratizzazione.
La terza tornata elettorale nel giro di tre mesi ha visto i tunisini scegliere al ballottaggio il primo presidente della repubblica dall’indipendenza dalla Francia tra due candidati: Essebsi, già trionfatore delle elezioni parlamentari di ottobre, e Mohamed Moncef Marzouki, presidente ad-interim oppositore del vecchio regime che, anche se laico, guida una coalizione di cui fanno parte gli islamisti di Ennahdha.
Sebbene i dati ufficiali non possano essere disponibili prima di stasera, Nidaa Tounis, incoraggiato da alcune proiezioni subito dopo la chiusura dei seggi, ha proclamato la vittoria del proprio leader con il 55,5 percento delle preferenze, dopo che al primo turno aveva ottenuto il 39 percento contro il 33 di Marzouki. L’attuale presidente ad-interim ha però tacciato i proclami dei propri rivali di infondatezza e ha rifiutato di ammettere la sconfitta.
A portare alla vittoria una figura del vecchio regime – Essebsi è stato ministro degli Esteri sotto Bourguiba negli anni ’80 e presidente della Camera sotto Ben Ali, ndr – oltre alla garanzia di secolarismo caro alle prime manifestazioni della cosiddetta “Primavera araba”, è stato soprattutto lo spettro dell’estremismo islamico, filo conduttore della stagione politica tunisina che si è aperta con la deposizione di Ben Ali e che ha visto l’ascesa e la caduta degli islamisti moderati di Ennahda.
Proprio alla vigilia del ballottaggio, infatti, era arrivata la rivendicazione da parte del gruppo jihadista affiliato allo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi degli omicidi di Chokri Belaid, leader del Fronte Popolare, assassinato il 6 febbraio 2013 fuori dalla sua abitazione a Tunisi, e di Mohammed Brahmi, ucciso il 25 luglio dello stesso anno. Le proteste di piazza e i duri scontri che seguirono alla morte dei due leader di sinistra provocarono una profonda crisi politica, le dimissioni dell’allora premier Hamadi Jebali e l’approvazione di una nuova Costituzione, unica nel mondo arabo in quanto a laicità, uguaglianza e libertà fondamentali. Nena News
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