Un anno fa veniva assassinato uno dei più feroci critici del partito islamico Ennahda allora al potere. La morte del presunto killer non soddisfa la famiglia: “Non festeggiamo, volevamo un processo”
di Sonia Grieco
Roma, 6 febbraio 2014, Nena News – È trascorso un anno dall’omicidio di Chokri Belaid, l’esponente dell’opposizione laica assassinato sotto casa sua a Tunisi lo scorso 6 febbraio. La sua morte scatenò un’ondata di proteste di piazza e l’inizio della crisi di governo, aggravata da un altro omicidio politico, il 25 luglio scorso, quello del deputato Mohammed al Brahimi. Assassini mirati che hanno portato alle dimissioni dell’esecutivo guidato dal partito islamico Ennahda e alla recente approvazione della nuova Costituzione tunisina, tre anni dopo le rivolte che diedero il via alle primavere arabe e misero fine al regime dell’ex presidente Ben Ali, ora in esilio.
Il ministero dell’Interno ha annunciato che il killer di Belaid, Kamel Gadhgadhi, è stato ucciso dalla polizia in un’operazione anti-terrorismo nei sobborghi della capitale, lunedì scorso, in cui hanno perso la vita altri sei presunti terroristi e un poliziotto. Un annuncio che però non soddisfa la famiglia Belaid, che non crede alla versione del killer solitario. “Vogliamo la verità”, ha detto Abdelmajid Belaid, fratello di Chokri, all’agenzia Afp, “Gadhgadhi non ha agito da solo. Non volevamo che venisse ucciso, non stiamo festeggiando la sua morte. Era un cittadino tunisino anche se era un terrorista, e avremmo voluto che fosse processato”.
Parole che gettano un’ombra sulle indagini sul caso Belaid, che la famiglia non vuole sia chiuso in fretta con la morte del suo presunto assassino, definita dal ministro dell’Interno Ben Jeddou “il migliore regalo che si potesse fare ai tunisini” nel primo anniversario dell’omicidio dell’avvocato e politico tunisino, morto a 48 anni. Ma tanti cittadini, invece, ieri sono scesi in piazza a Tunisi per chiedere le dimissioni di Ben Jeddou, esponente di Ennahda, il partito al potere un anno fa, che fu ritenuto responsabile dell’omicidio dalla famiglia Belaid.
Un’operazione, quella di lunedì scorso alla periferia di Tunisi, che probabilmente mira a riscattare l’immagine dell’islam politico, che dimostra così di sapere contrastare il terrorismo di stampo islamico. Il partito Ennahda è stato accusato di non essere riuscito a frenare il movimento salafita Ansar al-Sharia, sospettato di legami con al Qaeda e di avere commesso gli omicidi di Belaid e di Brahimi che però non ha rivendicato.
Luci e ombre accompagnano la transizione tunisina, che si sta compiendo in maniera non violenta rispetto a quella egiziana con cui spesso viene paragonata. Il faticoso ma incruento passaggio di governo e una Costituzione considerata un esempio di laicità tra quelle del mondo arabo hanno fatto guadagnare alla Tunisia il ruolo di modello tra i Paesi delle primavere arabe. Ma restano le ombre su due omicidi politici che hanno scosso il Paese. La signora Basma Khalfaoui, vedova di Chokri Belaid, ha accusato Ennahda di avere “nascosto” documenti chiave nell’inchiesta sull’omicidio del marito. Nena News