Il presidente americano congela il trasferimento della sede diplomatica Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e fa arrabbiare gli israeliani. I dirigenti palestinesi sono soddisfatti ma un nuovo cambio di rotta di Washington è dietro l’angolo
AGGIORNAMENTI
ORE 11.15 Altre 3mila case per i coloni israeliani in Cisgiordania
Il governo Netanyahu si appresta a dare il via libera alla costruzione di almeno 3.000 case nella Cisgiordania palestinese occupata. I nuovi alloggi saranno costruiti anche all’interno delle colonie di Hebron. Lo riferisce la radio militare israeliana. E’ prevista nei prossimi giorni una riunione del Comitato di programmazione civile per l’attuazione concreta delle nuove costruzioni. Secondo il portale d’informazione Ynet, questo progetto avrebbe l’approvazione dell’amministrazione Trump.
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della redazione
Gerusalemme, 9 ottobre 2017, Nena News – Se davvero (Donald Trump) vuole dare una possibilità alla pace allora sposti l’ambasciata a Gerusalemme”. La vice ministra degli esteri israeliana Tzipi Hotovely si è rivolta ieri con queste parole al presidente americano che poche ore prima aveva annunciato che l’ambasciata statunitense sarà trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme solo dopo “aver dato la possibilità” a palestinesi e israeliani di raggiungere la pace. Un cambio di rotta netto rispetto alla promessa fatta da Trump in campagna elettorale che un altro esponente del governo israeliano, il ministro Zeev Elkin, ha condannato apertamente. “E’ una illusione pensare di promuovere la pace tra Israele e l’attuale leadership palestinese che istiga contro lo Stato ebraico e celebra i terroristi”, ha detto Elkin, un ultranazionalista noto per i suoi attacchi al presidente palestinese Abu Mazen. Da parte sua il premier Benyamin Netanyahu non commenta in pubblico ma è chiara la delusione di tutto l’esecutivo israeliano che dopo l’ingresso di Trump alla Casa Bianca aveva dato per certo il trasferimento dell’ambasciata e il riconoscimento statunitense immediato dell’intera Gerusalemme quale capitale di Israele. Trump adesso dice di voler dare una possibilità al piano di pace americano – di cui si parla da tempo e che, stando alle indiscrezioni giornalistiche, prevede una soluzione per i palestinesi sotto occupazione all’interno della normalizzazione dei rapporti tra Paesi arabi e Israele – come lui stesso ha spiegato sabato in un’intervista televisiva con l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckhabee.
Respirano, per ora, i leader palestinesi che rivendicano il settore Est, arabo, di Gerusalemme quale capitale del futuro (ma sempre più lontano) Stato di Palestina. Ma il presidente Abu Mazen – che a inizio 2017 tra la sorpresa dei suoi connazionali e degli analisti politici aveva manifestato ottimismo verso le intenzioni della neonata Amministrazione Trump che pure si era proclamata subito alleata di ferro di Israele e preso le distanze dalla politica di Barack Obama nei precedenti otto anni – deve prepararsi a una nuova probabile sterzata della Casa Bianca. “Prenderemo una decisione in un futuro non lontano”, ha detto Trump durante l’intervista sempre in riferimento allo spostamento della sede diplomatica Usa, lasciando intendere che il fallimento dell’iniziativa statunitense darebbe il via al trasfermento dell’ambasciata a Gerusalemme e al riconoscimento di tutta la città quale capitale di Israele.
D’altronde il sempre attivo ambasciatore Usa in Israele, David Friedman, un sostenitore dell’estrema destra israeliana e della colonizzazione dei Territori palestinesi occupati, continua ad alzare il tiro rispetto a ciò che Washington deve o dovrebbe fare subito a favore di Israele. Friedman il mese scorso ha proclamato che gli insediamenti coloniali costruiti da Israele in Cisgiordania dopo la Guerra dei sei giorni (1967) sono parte integrante dello Stato ebraico. “Credo ci sia sempre stata la nozione, quando venne approvata la risoluzione 242 nel 1967, che Israele avrebbe avuto il diritto di mettere in sicurezza i propri confini. I confini esistenti, quelli del 1967, erano ritenuti non sicuri da tutti, quindi Israele avrebbe mantenuto una porzione della Cisgiordania e non avrebbe restituito quanto fosse stato necessario a garantire la propria pace e sicurezza”, ha dichiarato l’ambasciatore Usa al portale “Walla news”, offrendo la sua particolare ricostruzione della storia degli ultimi 50 anni in netto contrasto con il diritto internazionale. Sempre il mese scorso Friedman si era riferito all’occupazione israeliana come alla “cosiddetta occupazione”. Nena News