Ieri sera il primo ministro Benyamin Netanyahu ha annunciato l’istituzione di una commissione che sarà incaricata di preparare la costruzione di un insediamento coloniale completamente nuovo
AGGIORNAMENTO oRE 16
Intervendo oggi ad una cerimonia nella colonia di Ariel, la seconda per grandezza di quelle costruite in Cisgiordania, il premier israeliano Netanyahu ha espresso “forte dolore” per lo sgombero dell’avamposto coloniale di Amona e ha confermato che al più presto sorgerà una nuova colonia ebraica.
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della redazione
Gerusalemme, 2 febbraio 2017, Nena News – Mentre la polizia completa, sotto i riflettori dei media locali e internazionali, lo sgombero e la demolizione del minuscolo avamposto coloniale israeliano di Amona, nella Cisgiordania occupata si intensificano i piani di colonizzazione a tappe forzate avviati dal governo israeliano e dal Comune di Gerusalemme non appena Donald Trump ha messo piede nella Casa Bianca. Ieri sera il primo ministro Benyamin Netanyahu ha annunciato l’istituzione di una commissione che sarà incaricata di preparare la costruzione di un insediamento coloniale completamente nuovo.
Si tratta di una notizia di eccezionale importanza. Israele negli ultimi 25 anni ha allargato con migliaia e migliaia di nuovi alloggi le colonie già esistenti, astenendosi però, per ragioni di opportunità politica, dal progettare un nuovo insediamento nei Territori palestinesi che ha occupato nel 1967. L’ultima colonia costruita, nel 1991, è Revava, nei pressi di quella di Ariel, a qualche chilometro dalla città palestinese di Nablus. Ad approvarla fu Yitzhak Shamir quando era primo ministro. Netanyahu dando il via libera alla fondazione di un nuovo insediamento coloniale segnala di non aver più alcun freno.
Se Barack Obama aveva (leggermente) contenuto la colonizzazione ritenendola un ostacolo alla realizzazione della soluzione dei Due Stati (Israele e Palestina) – lo scorso dicembre l’ex presidente anche rinunciato a porre il veto ad una risoluzione, la 2334, del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di condanna delle colonie dello Stato ebraico -, con Donald Trump che si proclama un alleato di ferro di Israele, Netanyahu pensa di non aver alcun vincolo e di poter applicare per intero la linea del suo governo, il più nazionalista della storia del suo Paese.
D’altronde se da un latoTrump continua a tacere di fronte ad annunci per la costruzione di un nuovo insediamento e di molte migliaia di nuove case per i coloni israeliani, dall’altro l’Onu e l’Unione europea non riescono ad andare oltre una rituale critica delle politiche del governo Netanyahu. “Mettiamo ancora una volta in guardia contro azioni unilaterali che possono essere di ostacolo alla soluzione dei Due Stati e richiamiamo entrambe le parti a tornare a negoziati, sulla base delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e in conformità con il diritto internazionale”, ha dichiarato il nuovo Segretario generale dell’Onu, Antonio Guiterres. La responsabile della politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, da parte sua ha detto che gli annunci recenti di Israele “segnano una tendenza molto preoccupante, che presentano una sfida diretta alle prospettive di una soluzione a Due Stati, che è sempre più difficile e rischia di diventare impossibile.” Frasi già inutilmente pronunciate numerose volte in passato.
Così prosegue, ancora più intensa, la politica del governo Netanyahu, finalizzata ad annettere una grossa porzione di Cisgiordania allo Stato ebraico e a lasciare ai palestinesi “mini-Stato” a sovranità limitata – così lo ha descritto Netanyahu qualche giorno fa – solo nelle città autonome già amministrate dall’Autorità nazionale palestinese. Un disegno che i palestinesi, paralizzati dal conflitto di potere che dura da dieci anni tra i due maggiori partiti, Fatah e Hamas, penalizzati dall’assenza di una leadership nazionale e dal crescente disinteresse internazionale, non appaiono in grado di bloccare in alcun modo.
“Siamo in una nuova era dove la vita in Giudea e Samaria (la Cisgiordania, ndr) sta tornando al suo corso normale”, ha commentato con soddisfazione il ministro della difesa israeliano Avigdor Liberman, lui stesso un colono, riferendosi alla scomparsa delle limitazioni poste da Barack Obama all’espansione degli insediamenti israeliani. Nena News