Secondo uno studio commissionato dal Washington Post, il 73,1% dei palestinesi con cittadinanza israeliana afferma che voterà alle legislative del 9 aprile. Una percentuale simile degli intervistati sostiene l’unione dei loro partiti ad un governo di coalizione. Ma sia da destra che dal centro nessuno vuole gli “arabi”
della redazione
Roma, 22 marzo 2019, Nena News – Secondo un sondaggio compiuto la scorsa settimana dal Washington Post, la maggior parte dei palestinesi con cittadinanza israeliana intende andare a votare alle imminenti elezioni israeliane del 9 aprile ed è favorevole ad un governo di coalizione. Lo studio, che ha analizzato 713 palestinesi adulti, rivela che il 73,1% di loro afferma che andrà a votare (solo il 23,4% dice che non lo farà). Non solo: il 77,5% sostiene che è importante farlo soprattutto alla luce della legge “Stato-nazione ebraica” che, approvata lo scorso luglio dal parlamento israeliano, ribadisce l’ebraicità dello Stato d’Israele (e va da sé la discriminazione di tutte le minoranze non ebraiche). Se questo dato del 73,1% si dovesse confermare il 9 aprile, si confermerebbe il trend in salita della presenza della minoranza araba alle urne: alla scorsa tornata elettorale del 2015 l’affluenza palestinese fu del 63,5%, mentre nel 2013 fu del 55%.
Ma forse il dato più significativo che emerge dallo studio è soprattutto un altro: il 73% dei palestinesi con cittadinanza israeliana (il 20% della popolazione) guarda con favore all’unione dei loro partiti con un eventuale governo di coalizione. Solo il 21% si dice contrario a tale iniziativa. Un dato interessante se si pensa che tutte le principali forze governative, anche la presunta opposizione rappresentata dal “centrista” Blu e Bianco dell’ex capo dell’esercito Gantz, hanno più volte ribadito che non inviteranno mai partiti arabi ad unirsi al governo (del resto questo è mai avvenuto nella storia politica israeliana). Nonostante la chiusura di Gantz verso la minoranza palestinese d’Israele confermata pure questa settimana, il 54% di loro dichiara che una possibile unione con Blu e Bianco è ancora possibile.
Altro elemento interessante che emerge dal sondaggio del Washington Post è che i vari partiti arabi otterrebbero maggiore sostegno dal loro elettorato se andassero alle elezioni insieme (come accaduto nel 2015 con la “Lista unita”) piuttosto che da soli. Uno scenario che quest’anno non si ripeterà dato che la Lista Unita, formata dai 4 maggiori partiti arabi, si è divisa lo scorso mese in due gruppi: la sinistra con Hadash correrà con il Movimento arabo per il rinnovamento (Ta’al); mentre il più religioso Ra’am si è alleato con il nazionalista Balad. Secondo gli analisti, questa divisione dovrebbe far perdere voti ai partiti arabi e ciò si tradurrà automaticamente in un loro minor peso politico alla Knesset che, all’indomani del 9 aprile, sarà sempre più a trazione estrema destra. Nel 2015 l’82% dei palestinesi con cittadinanza israeliana votò per la Lista Unita. Quest’anno invece, sostiene il sondaggio, il 63% di loro opterà per liste arabe più piccole, mentre il restante 37% si orienterà verso partiti a maggioranza ebraica che presentano candidati arabi in posti relativamente importanti: il 15% sceglierà Blu e Bianco, il 10% la sinistra sionista di Meretz, il 4% il Likud del premier Netanyahu, il 2% il partito di destra Kulanu e l’1% i laburisti.
La minoranza araba del Paese è stata al centro della campagna elettorale di Netanyahu. In più occasioni, infatti, il primo ministro ha detto che Gantz, il suo principale rivale, non riuscirà a formare un governo senza il sostegno arabo e che pertanto votarlo significa far salire gli arabi al governo. Una iattura per la gran parte degli israeliani che vedono negli “aravim” una minaccia ai fondamenti ebraici del loro Stato. Evidente fu quanto accadde durante le operazioni di voto delle legislative del 2015 quando un Netanyahu preoccupato diffuse un video in cui affermò che “masse di arabi si stanno recando alle urne” nel tentativo (riuscito) di ricompattare a suo favore l’elettorato di destra.
Ma se gli arabi sono un “nemico” interno per l’estrema destra capeggiata da Netanyahu, non diversa è la posizione della presunta principale forza d’opposizione. Parlando di fronte a 500 persone a Bersheba, questa settimana Gantz ha tranquillizzato i suoi elettori dicendo che lui è aperto a tutti coloro che sono “ebrei e sionisti” chiudendo di fatto le porte alle minoranze non ebraiche come suoi possibili partner. Posizione ribadita anche in alcune interviste rilasciate martedì in cui ha detto che non corteggerà i partiti arabi. Nena News
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