Le minacce dei qaedisti siriani, descritti per anni come “ribelli anti-Assad” da governi e media occidentali e finanziati dai monarchi sunniti del Golfo, stanno bloccando aiuti e progetti umanitari per i civili di Idlib
di Michele Giorgio
Roma, 31 gennaio 2019, Nena News – Pur di abbattere il presidente siriano Bashar Assad, i paesi occidentali, con gli Usa in testa, e le monarchie sunnite arabe hanno favorito e finanziato in Siria una galassia di organizzazioni jihadiste e islamiste armate. Una strategia che ha favorito prima la nascita dello Stato islamico (Isis) del califfo Abu Bakr al Baghdadi che per quasi quattro anni ha dettato legge nel nord dell’Iraq e della Siria. E ora che il califfo è stato sconfitto, almeno territorialmente, è riemersa al Qaeda. Hayat Tahrir al Sham (ex Fronte al Nusra), l’ala siriana dell’organizzazione fondata da Osama bin Laden, da alcune settimane controlla completamente la regione di Idlib, nella Siria nord-occidentale, dove ha sbaragliato la concorrenza jihadista.
Di conseguenza centinaia di migliaia degli oltre tre milioni di siriani che vivono in quest’area – fuori dal controllo di Damasco – potrebbero non ricevere più gli aiuti dell’Onu e di altre organizzazioni umanitarie.
Le minacce dei qaedisti siriani, descritti per anni come “ribelli anti-Assad” da buona parte dei media occidentali, stanno bloccando molti progetti umanitari con inevitabili riflessi sulla fornitura di servizi sanitari, l’assistenza alimentare e l’istruzione primaria a beneficio degli abitanti della regione di Idlib, in particolare gli sfollati giunti da Aleppo e altri centri abitati coinvolti nella guerra. La situazione umanitaria si è subito fatta allarmante e le agenzie internazionali potrebbero essere costrette a consegnare gli aiuti al cosiddetto “Governo di salvezza nazionale” formato dall’al Qaeda siriana ad Idlib.
Responsabile principale di questa situazione è la Turchia di Erdogan. Ankara in passato ha già aiutato i qaedisti e altri gruppi terroristici schierati contro Bashar Assad e da circa due anni mantiene truppe a nord di Idlib e una dozzina di torri di osservazione nella zona. Sarebbe dovuta intervenire invece è rimasta a guardare di fronte all’offensiva di Hayat Tahrir al Sham ad Idlib e in porzioni dei distretti di Aleppo, Hama e Latakiya. I qaedisti con la compiacenza di Erdogan – che usa ogni mezzo, anche le organizzazioni terroristiche, pur contrastare le aspirazioni dei “nemici” curdi – hanno anche approfittato della tregua negoziata a settembre dalla Turchia e dalla Russia che ha impedito all’esercito siriano di riprendere il controllo di Idlib, l’ultima importante parte del paese non ancora tornata all’autorità di Damasco.
Ankara ha già subito contatto con il loro governo creando, di fatto, le basi per la probabile crisi umanitaria ad Idlib. Nena News