Un altro ospedale colpito: 19 morti. Onu, Russia e Usa parlano di tregua vicina, ma nessuno dei due fronti intende allentare la presa: chi prende la città, prende la Siria
della redazione
Roma, 4 maggio 2016, Nena News – Ancora un ospedale, ancora ad Aleppo: dopo due settimana di violenti scontri e gravi violazioni, dopo raid su cliniche e civili, ieri la seconda città siriana ha dovuto riaggiornare il bilancio della nuova ondata di violenze: se la scorsa settimana era toccato all’ospedale al Quds colpito dall’aviazione governativa (50 morti) e ad una clinica a Al Marja (almeno 5 vittime), target che avevano sollevato lo sdegno internazionale, ieri ad essere colpito è stato l’ospedale al-Dabeet nel quartiere di Muhafaza, specializzato in ginecologia e ostetricia.
Le vittime nel quartiere sono almeno 19, tra loro tre bambini e tre donne che si trovavano in quel momento nella clinica. Secondo fonti sul luogo, responsabili della strage sono stati missili sparati dai gruppi islamisti di opposizione, probabilmente il Fronte al-Nusra, verso la parte nord della città, controllata dalle forze governative.
Dal 22 aprile a ieri, il numero totale delle vittime civili supera le 270 (tra loro 49 bambini), violenze che ricordano a tutti che una città come Aleppo, per i due fronti, il pro e l’anti Assad, non è negoziabile. Governo e opposizioni, sostenute da Golfo e Turchia, sanno che chi si aggiudicherà Aleppo – centro economico e culturale per eccellenza del paese, crogiuolo di epoche storiche e culture diverse, gioiello Unesco – si aggiudicherà la Siria. Per questo la città è stata tenuta fuori dalla tregua negoziata nei giorni scorsi su Damasco e la sua periferia, una tregua “di secondo livello”, visto che quella entrata in vigore il 27 febbraio continuava ad essere violata.
Ieri la diplomazia mondiale si è rimessa al lavoro per far tacere le armi ad Aleppo. Ma i discorsi sono gli stessi di sempre, privi di una reale volontà politica. Ieri pomeriggio il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva annunciato che la tregua sarebbe stata raggiunta in poche ore, dopo i due giorni di meeting avuti con l’inviato Onu de Mistura e il segretario di Stato Usa Kerry. L’obiettivo, dicono, è la ripresa del negoziato di Ginevra, fallimentare dialogo che si rivela non solo inefficace ma pericoloso: una cortina di fumo dietro la quale entrambi i fronti proseguono nel conflitto cercando di avanzare di qualche metro.
Difficile che i siriani credano ancora all’ottimismo delle Nazioni Unite: ieri de Mistura di diceva ancora convinto che se la tregua su Aleppo sarà archiviata, il negoziato potrà ripartire a breve. Su quali basi, non è dato sapere. Le due parti hanno espresso con chiarezza le proprie precondizioni, inconciliabili, a partire dal futuro del presidente Assad.
Oggi anche il Consiglio di Sicurezza Onu si riunisce per discutere della città siriana sotto attacco multiplo. Lavrov ha ribadito di essere al lavoro con gli Usa per interrompere gli scontri per poi ricordare che del futuro del paese decideranno i siriani e non le potenze straniere. Sì alla risoluzione 2254, ovvero governo di transizione che porti a nuova costituzione e ad elezioni, ma inclusivo. Ovvero insieme ad Assad. Nena News