“La Turchia è disposta a fare tutti i tipi di sacrifici per garantire la liberazione dei suoi avamposti a Idlib” avverte il presidente siriano pronto a dare il via all’offensiva contro la Siria, anche a costo di innescare una pericolosa crisi con la Russia
della redazione
Roma, 27 febbraio 2020, Nena News – Recep Tayyip Erdogan ribadisce il suo ultimatum: entro il fine settimana l’esercito siriano deve allontanarsi dai posti di osservazione turchi nella provincia nordoccidentale di Idlib. Altrimenti, ha minacciato ieri il presidente turco, “la Turchia è disposta a fare tutti i tipi di sacrifici” per garantire la liberazione degli avamposti. “Stiamo programmando di liberare i nostri posti di osservazione (dalle forze del governo siriano) entro la fine di questo mese, in un modo o nell’altro”, ha avvertito. “Il nostro problema più grande in questo momento – ha poi aggiunto Erdogan – è l’incapacità di utilizzare lo spazio aereo (siriano, che è controllato dalla Russia, ndr). A Dio piacendo, troveremo presto una soluzione per questo”.
All’inizio del mese la Turchia ha dispiegato centinaia di carri armati, blindati e truppe a contrasto dell’offensiva lanciata dalle forze armate siriane per liberare dalle organizzazioni jihadiste e qaediste la provincia di Idlib che, invece, Ankara intende trasformare in una enorme “zona cuscinetto” sotto il suo controllo. L’operazione militare siriana, sostenuta dall’aviazione russa, ha però causato lo sfollamento di centinaia di migliaia di civili che si sono diretti verso il confine turco.
Sono più di 948mila gli sfollati riferisce Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, aggiungendo che tra di essi ci sono circa 180mila famiglie, più di 195mila donne e oltre 560mila bambini.
“Non faremo il minimo passo indietro a Idlib – ha avvertito Erdogan – Spingeremo il regime (siriano) oltre i confini che abbiamo determinato e assicureremo il ritorno delle persone alle loro case. Siamo impegnati in questo problema e rischieremo ogni tipo di sacrificio”.
Nei giorni scorsi i jihadisti appoggiati dalla Turchia hanno rioccupato la città chiave di Nairab ma hanno dovuto ritirarsi da Kafranbel e altri 18 centri abitati. Inoltre a Saraqeb forze speciali turche sono circondate dai governativi siriani. Oggi due soldati turchi sono stati uccisi e altri feriti in un attacco aereo. Ankara ha replicato bombardando postazioni siriane.
Per la Turchia il modo migliore per uscire dall’imbuto, in cui è finita a causa dell’espansionismo promosso da Erdogan, è raggiungere un accordo con la Russia che fermi l’avanzata delle forze armate siriane, garantisca i suoi interessi e freni il flusso dei profughi verso il confine: il 60% della popolazione turca ha sentimenti anti-siriani e non vuole altri profughi. Ma i colloqui tra russi e turchi, che proseguiranno oggi, non hanno dato sino ad oggi alcun risultato positivo. Erdogan perciò nelle prossime ore potrebbe dare il via all’offensiva delle sue forze corazzate aprendo una crisi, impensabile appena qualche mese fa, con il Cremlino alleato del presidente siriano Bashar al Assad. Nena News