Collassato ogni tentativo, anche fittizio, di dialogo. Washington e Mosca alzano il livello del conflitto: gli Usa armano ancora le opposizioni islamiste, la Russia avanza via terra
della redazione
Roma, 30 settembre 2016, Nena News – Il dialogo, fittizio, tra le due super potenze sta per collassare. Le minacce belliche di Stati Uniti e Russia pesano come un macigno sull’agonia di Aleppo e della Siria che dopo il fragilissimo cessate il fuoco di una settimana, dal 12 al 18 settembre, vivono una nuova escalation di violenze. Nella città settentrionale, la cosiddetta capitale del nord, la situazione è drammatica: nei quartieri est, controllati dalle opposizioni islamiste, manca tutto. Non c’è quasi più cibo e le bombe e i missili incessanti non permettono neppure di andarselo a cercare.
Manca anche l’acqua potabile, per non parlare dell’assistenza sanitaria: con ospedali sotto attacco e assenza di aiuti umanitari, le poche cliniche attive non riescono a far fronte al numero sempre crescente di civili. E di medici ce ne sarebbero ancora solo 35.
I numeri del dramma li ha dati ieri l’Unicef: sarebbero 96 i bambini uccisi e 223 quelli feriti da venerdì. Ma i morti sono molti di più: quasi 500 da lunedì 19, quando la tregua è ufficialmente collassata. Non esistono zone sicure, non esistono corridoi umanitari. E le minacce che rimbalzano da Mosca a Washington fanno pensare che la guerra non si spegnerà a breve. Ieri il segretario di Stato Usa Kerry ha annunciato la possibile fine del dialogo – quale? – con la Russia se l’esercito di Mosca non interromperà i raid. Da parte loro i russi ribattono: gli Stati Uniti sostengono il terrorismo e sono incapaci a distinguere tra opposizioni legittime e gruppi jihadisti.
Ma a preoccupare di più sono le voci di un’innalzamento del livello del conflitto: secondo fonti dell’amministrazione Usa, ad un Obama molto indeciso è stato suggerito di rispondere con i muscoli, con operazioni militari. Visto il fallimento della diplomazia, dicono i funzionari Usa, l’unica alternativa è lo scontro. Nel frattempo altre fonti statunitensi e leader delle opposizioni hanno reso noto il via libera della Casa Bianca agli alleati del Golfo a rifornire i “ribelli” di missili anti-aereo Madpad.
Difficile dialogare quando si riempiono, da entrambi i fronti, i rispettivi alleati di terra con nuove armi. Nel campo di battaglia le due parti godono dell’assenza di diplomazia: l’esercito di Damasco sta avanzando nella città vecchia nell’intenzione dichiarata di “spazzar via i terroristi”, mentre le opposizioni ampliano il contingente di migliaia di uomini già arrivati ad Aleppo a luglio perché non hanno alcun interesse al compromesso politico.
La tregua, che riempie le bocche degli attori regionali e internazionali, non pare interessare troppo. La Russia ha rigettato ieri la proposta Usa di sette giorni di cessate il fuoco, bollandolo come il tentativo di far riorganizzare i gruppi armati e suggerendone uno più breve, di 48 ore. Mosca è intenzionata a chiudere la pratica Aleppo prima possibile, così come Damasco. Dall’altra parte gli Stati Uniti sono incapaci di produrre una strategia diversa che si fondi su un vero dialogo tra soggetti legittimi dal punto di vista internazionale: l’asse anti-Assad, finanziato da Usa e Golfo, ha oggi come testa di ariete gruppi salafiti e qaedisti che non fanno mistero della Siria che immaginano per il futuro. Un emirato sunnita, che piace a Riyadh, dove non ci sia spazio per una reale democrazia. Washington, però, continua a sostenere compagini impresentabili perché le sole in grado di controbbattere all’esercito governativo. Nena News