Dalla poetessa ascetica dell’ottavo secolo Rabia al-Adawiyya all’architetta futuristica Zaha Hadid, il Middle East Eye traccia un profilo delle donne che hanno dato forma a questa parte del mondo
di Nadda Osman* Middle East Eye
* (Traduzione a cura di Valentina Timpani)
Roma, 22 dicembre 2021, Nena News - Il ruolo delle donne nelle società arabe è da tempo oggetto di dibattito e fascinazione sia all’interno che all’esterno di quest’area.
Da un lato, la disparità di genere è diffusa e le donne sono poco rappresentate nei governi del mondo arabo, così come in altri settori influenti.
Dall’altro lato, quest’area ha dato origine a donne che hanno proceduto a influenzare lo sviluppo del pensiero religioso, delle arti e delle scienze.
Sono state impegnate nello sviluppo di tendenze ascetiche nell’Islam, nella fondazione del primo istituto scolastico della zona e anche nella creazione di nuove e audaci forme architettoniche.
In questo articolo il Middle East Eye traccia il profilo di sette personalità, che rappresentano uno spaccato delle donne influenti dal medioevo fino all’età moderna.
Fatima al-Fihri
Fatima al-Fihri nacque nel 800 d.C. nella città tunisina di al-Qarawiyyin e a lei si attribuisce la fondazione della prima università al mondo nella citta marocchina di Fez.
L’Università di al-Qarawiyyin fu la prima a essere fondata come istituto d’istruzione nel 859 d.C, e sia l’Unesco che il Guinness World Record l’hanno riconosciuta come la più antica università del mondo.
Al-Fihri nacque in una ricca famiglia di mercanti che le insegnò l’importanza dell’istruzione e della religione.
Nonostante si sappia poco della sua vita personale, si pensa che da giovane passasse molto tempo a studiare la giurisprudenza islamica, oltre alle parole e agli insegnamenti attribuiti al Profeta Maometto.
Quando il padre di al-Fihri morì, lei ne ereditò la ricchezza e decise di farne buon uso fondando una madrassa, cioè una scuola che insegnava i precetti islamici.
Più avanti nella sua vita, dopo essere migrata nel vicino Marocco, decise che la sua nuova casa aveva bisogno di un posto dove tutti, incluse le donne, potessero studiare.
Di conseguenza, fondò un istituto di istruzione superiore, che chiamò con il nome della sua città natale: al-Qarawiyyin.
L’istituto era formato da una moschea, una biblioteca e delle aule, e si insegnavano materie secolari e islamiche, come gli studi coranici, la grammatica araba, la matematica e la musica.
L’istituto al-Qarawiyyin offriva diplomi che certificavano il conseguimento del titolo accademico, differenziondosi così da altri luoghi di istruzione simili che erano stati istituiti prima.
Tra i famosi laureati ci sono il filosofo ebreo Maimonedes e il sociologo medievale musulmano Ibn Khaldun.
Sameera Moussa
Nata nel 1917 nel governatorato di Gharbia, in Egitto, Moussa divenne una delle più importanti scienziate nucleari del paese.
Si interessò inizialmente alla tecnologia nucleare dopo la morte di sua madre a causa di un cancro, quando lei era ancora una bambina.
Avendo capito l’importanza della ricerca nucleare nel trattamento delle malattie, si dice che abbia promesso di rendere: “il trattamento nucleare accessibile ed economico come l’aspirina”.
Moussa eccelse negli studi e si laureò in radiologia nel 1939, prima di diventare una ricercatrice specializzata nell’impatto dei raggi X su diversi materiali. Per quanto poco si conoscesse all’epoca in questo campo, divenne una delle autorità mondiali sull’argomento.
Dopo il disastro delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki per mano degli Stati Uniti nel 1945, Moussa lavorò per garantire un uso esclusivamente pacifico della tecnologia nucleare e organizzò una conferenza dal titolo “L’energia atomica per la pace” per fare pressione sui governi contro l’uso delle armi atomiche.
La sua morte a causa di un incidente stradale nel 1952 è avvolta nel mistero; qualcuno sostiene che sia stata orchestrata dall’agenzia d’intelligence israeliana Mossad per impedire l’avanzamento del programma di ricerca nucleare egiziano.
Zaha Hadid
Nata a Baghdad nel 1950, Hadid sarebbe diventata una delle più importanti architette dell’epoca moderna, con la progettazione di edifici che si possono trovare oggi in città globali molto diverse tra loro come Londra, Baku, New York e Antwerp.
I suoi progetti sono rilevanti per le forme uniche e dinamiche, che incorporano stili ispirati ai fenomeni naturali, come le onde e i ghiacciai. Con il loro rifiuto dei trend architettonici, i suoi progetti radicali le hanno fatto guadagnare la reputazione di “decostruttivista”.
Nominata dama nel 2012, l’anglo-irachena dovette faticare all’inizio della sua carriera in un’industria dominata dagli uomini. I suoi primi disegni erano considerati troppo “aggressivi” e non divennero mai altro che progetti su carta.
Hadid aveva studiato matematica all’American University di Beirut, prima di studiare architettura a Londra.
Nel 1979, fondò la Zaha Hadid Architects e i suoi disegni unici e geniali divennero rinomati in tutto il mondo.
Nel 2004, è stata la prima donna a vincere il premio per l’architettura Pritzker, e ha in seguito progettato alcuni degli edifici più iconici e straordinari del mondo, come il London Olympics Aquatic Centre e la China’s Guangzhou Opera House.
Hadid ha anche vinto il premio Stirling per il suo lavoro all’Evelyn Grace Academy, una scuola secondaria a Brixton (Londra), che ha la forma di una Z e che comprende una pista da corsa al centro dell’edificio.
Un altro dei suoi progetti degni di nota è il ponte Sheikh Zayed di Abu Dhabi, che presenta curve e alti archi ispirati all’increspatura delle dune.
Hadid è morta nel 2016 a 65 anni, lasciando 36 progetti non finiti, compreso lo stadio per la coppa del mondo Al Janoub in Qatar, i King Abdullah Petroleum Studies e il centro di ricerca a Riyadh, in Arabia Saudita.
Anbara Salam Khalidi
Scrittrice, traduttrice e femminista, Khalidi è stata la fondatrice di una delle prime società femminili nel Medio Oriente, con un’influenza che si estendeva ben oltre i confini del Libano, dove era nata nell’agosto nel 1897.
Proveniente da una famiglia di politici e studiosi religiosi musulmani, Khalidi era ben istruita, e si lasciò assorbire dalla lettura della letteratura fin dalla giovane età.
Fu presto introdotta al pensiero femminista da parte di un’insegnante a scuola e cominciò a scrivere sui giornali dell’importanza dell’istruzione delle donne quando era adolescente.
Durante la prima guerra mondiale, Khalidi e un gruppo di donne che condividevano le sue idee lavorarono come insegnanti nelle scuole e nei rifugi, e più avanti andò in Inghilterra, dove familiarizzò con il movimento delle suffragette e con altri movimenti femministi.
Secondo il suo memoir, pubblicato in arabo nel 1978, Khalidi diceva di essersi ribellata al velo a una giovane età e che aveva anche rifiutato delle proposte di matrimonio fino ai 30 anni, quando aveva sposato Ahmad Samih Khalidi, che veniva da una nota famiglia di Gerusalemme.
In Palestina, dedicò il suo tempo e fare campagne e a organizzarsi in favore della società civile palestinese, e alla resistenza contro la crescente colonizzazione sionista.
Tuttavia, insieme ad altri 700.000 palestinesi, i Khalidi furono costretti a lasciare la Palestina nel 1948 durante la Nakba. Khalidi morì a Beirut nel 1986.
Shajarat al-Dur, sultana d’Egitto
Sovrana d’Egitto dal nome che significa “foresta di perle”, Shajarat al-Dur era la moglie del primo sultano della dinastia mamelucca Bahri, e la prima donna a sedere sul trono d’Egitto dopo Cleopatra.
Nata all’inizio del XIII secolo in quella che è ora la Turchia, al-Dur è conosciuta per essere stata un raro esempio di donna che raggiunge l’apice del potere nel mondo islamico pre-moderno.
Al-Dur era in origine una schiava ma fece una veloce ascesa all’interno del palazzo fino a diventare la principale concubina e poi moglie di As-Salih, sultano ayyubide.
Quando lui morì, la vedova ne tenne segreta la morte e prese un controllo parziale delle forze islamiche d’Egitto, aiutandole a sconfiggere gli eserciti dei crociati nella battaglia di Mansoura nel 1250. La vittoria sventò i piani dei crociati di usare l’Egitto come base da cui attaccare e riconquistare Gerusalemme.
Con la morte di As-Salih, ci si aspettava che la sua consorte si facesse da parte e cedesse il potere a un altro uomo, invece, al-Dur si tenne stretto il potere prima diventando la sultana e poi sposando uno degli ufficiali di suo marito, un mamelucco turco, di nome Aybek.
In questo modo, Aybek divenne sultano, il dominio ayyubide in Egitto giunse al termine e i mamelucchi presero il loro posto.
Mentre Aybek si prendeva il carico dei doveri militari, al-Dur dirigeva il sultanato, ma la relazione tra i due si inasprì quando lui sposò una seconda moglie. Al-Dur fece uccidere Aybek e provò a far passare l’omicidio per un’improvvisa e inaspettata morte.
Gli ufficiali del sultano mamelucco sospettarono il crimine e sotto tortura i complici di al-Dur ammisero il complotto. Al-Dur venne prima imprigionata e poi uccisa.
Rabia al-Adawiyya, santa sufi
Una delle più importanti figure del sufismo, Rabia al-Adawiyya, a volte anche chiamata Rabia Basri, nacque in una famiglia povera a Bassora, in Iraq.
Nata nel 701 d.C., al-Adawiyya fu venduta come schiava dalla famiglia, che cercava un modo per sbarcare il lunario.
Le testimonianze riguardo la sua vita raccontano che dopo aver finito le faccende domestiche, Rabia passasse tutta la notte a pregare.
Secondo la leggenda, un giorno, il suo padrone le vide una luce brillare sulla testa, che illuminava tutta l’area attorno a lei; alcuni resoconti la descrivono come una sorta di aura.
La visione convinse l’uomo a liberarla in base all’idea che sarebbe stato sbagliato tenere al suo servizio una donna così pia.
Quando divenne libera, Adawiyya si dedicò alla vita ascetica, rifiutando i beni materiali e il matrimonio, e dedicando invece la vita all’adorazione di Dio.
Le sue idee religiose sono riassunte nelle sue poesie: sosteneva che la fede in Dio dovesse basarsi sull’amore invece che sulla paura di punizioni o sul desiderio di ricompensa.
Adawiyya morì tra gli 80 e gli 85 anni, e avrebbe ispirato il pensiero sufi per secoli a venire.
Fairuz, cantante
La voce di Fairuz è onnipresente in tutto il Medio Oriente e non solo. Le sue canzoni evocano sentimenti di nostalgia, serenità e desiderio.
Nata a Beirut nel 1934, Fairouz, il cui vero nome è Nuhad al-Haddad, fu scoperta quando era adolescente da un musicista chiamato Mohammed Fleifel. Cominciò a farsi chiamare Fairouz, che vuol dire turchese in arabo, dopo la sua prima performance a Radio Lebanon alla fine degli anni ’40.
La portata musicale e la personalità straordinarie di Fairuz hanno contribuito a creare l’archetipo della Diva araba, che le artiste ancora oggi cercano di emulare.
La cantante libanese divenne sempre più popolare, con testi che esaltavano le virtù della nazione araba, dell’amore e della causa palestinese.
Una delle sue canzoni più conosciute è Sanarjaou Yawman (Un giorno ritorneremo), dedicata a coloro che furono costretti all’esilio a seguito della creazione dello stato di Israele nel 1948.
L’artista, che ha ora 86 anni, è considerata un’istituzione in tutto il Libano e più in generale nel mondo arabo.