Transparency International pubblica lo studio 2016 sulla percezione della corruzione nell’area MENA: un cittadino su tre dichiara di aver pagato tangenti, pratica diffusa soprattutto tra magistratura e polizia. Ma le nuove generazioni mostrano speranza per il futuro
di Raffaele Angius
Roma, 4 maggio 2016, Nena News – In questi giorni Transparency International, una delle più importanti organizzazioni non governative sul fronte della trasparenza con sede a Berlino, ha pubblicato l’attesa ricerca sulla percezione della corruzione nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Realizzata in collaborazione con Afrobarometer e Arab Barometer, centri per gli studi sociali, politici ed economici che coinvolgono numerosi partner radicati nel territorio, la ricerca ha preso in esame un campione complessivo di oltre 10mila adulti in Algeria, Egitto, Gordania, Libano, Marocco, Palestina, Sudan, Tunisia, e Yemen sulla good governance, per analizzare il trend della percezione della corruzione in questi paesi e per favorire una educazione alla resistenza contro la corruzione da parte della popolazione civile.
Secondo Transparency International, nell’area MENA un cittadino su tre – circa cinquanta milioni di persone – dichiara di aver dovuto pagare almeno una tangente nell’ultimo anno, in particolare nell’ambito dei servizi medici, educativi e di distribuzione dell’acqua.
Secondo le rivelazioni dell’indagine, tra gli ambiti maggiormente sensibili alla corruzione pubblica spiccano la giustizia (31%) e le forze di polizia (27%) e tra i paesi con il peggior punteggio emerge il settore pubblico egiziano, a fronte di un posizionamento relativamente più virtuoso di Giordania e Tunisia. I paesi con il punteggio aggregato più basso sono invece lo Yemen e il Libano.
Secondo l’indagine circa il 30% della popolazione ha dovuto pagare una mazzetta per accedere a un qualche servizio pubblico e il 61% della popolazione è convinto che la corruzione nel proprio paese sia aumentata nell’ultimo anno. “È come se le Primavere Arabe non ci fossero mai state. I leader che non riescono a fermare la corruzione, falliscono nel promuovere la libertà di parola e falliscono nel fermare le tangenti, falliscono anche nel portare dignità nella quotidianità delle persone che vivono nel Medio Oriente e nel Nord Africa. I diritti umani delle persone ne sono seriamente danneggiati” ha dichiarato José Ugaz, presidente di Transparency International.
Ma un dato positivo c’è: è quello riguardante la fiducia nel cambiamento da parte della popolazione coinvolt. Il 58% degli intervistati ritiene di poter avere un ruolo attivo nella lotta alla corruzione attraverso una prassi quotidiana virtuosa. I giovani sono i più fiduciosi in un cambiamento che parta dal basso e le donne percepiscono se stesse come capaci di poter denunciare un caso di corruzione al pari degli uomini.
A conclusione dell’indagine, che è disponibile in inglese e in arabo, sono contenute delle conclusioni sulle rilevazioni effettuate e sulle precedenti esperienze di indagine e intervento della ONG che ha sede a Berlino. Nelle raccomandazioni, rivolte ai governi nazionali, si chiede un maggiore impegno e un maggior impiego di risorse per invertire il trend negativo legato alla diffusione della corruzione, così come si chiede di prendere una posizione decisa e fattiva a tutela della cittadinanza nell’esercizio del proprio diritto a una vita dignitosa attraverso una maggiore sicurezza. Nena News
Infografica: http://www.transparency.org/files/content/feature/2016_MENA_GCBInfographics_EN.pdf
Indagine completa:
http://www.transparency.org/whatwedo/publication/people_and_corruption_mena_survey_2016