Videointervista con la 18enne palestinese senza una gamba che l’anno scorso ha scalato il Kilimangiaro. Una sfida personale, ma anche un’impresa portata a termine per affermare il diritto alla libertà del popolo palestinese
di Sonia Grieco
Roma, 3 novembre 2015, Nena News – È stata in Italia per alcuni giorni la giovane palestinese Yasmeen Al Naijar che a gennaio dell’anno scorso ha scalato il Kilimagiaro, “il picco della libertà”. La prima donna araba ad arrivare in cima alla montagna africana e anche la prima persona amputata a portare a termine un’impresa del genere. A tre anni è stata investita da un blindato israeliano e ha perso la gamba destra sopra il ginocchio.
Un’avventura emozionante ma molto faticosa, racconta Yasmeen che viene dal villaggio di Burin, nei pressi di Nablus, Cisgiordania. Una cittadina circondata da colline e colonie ebraiche. Colline che Yasmeen non può scalare a causa degli insediamenti e dei divieti imposti dagli israeliani. Così l’arrampicata sul Kilimangiaro per Yasmeen è stata sia una sfida personale -“Anche se sono disabile, posso fare qualsiasi cosa”- sia un’impresa portata a termine per affermare il diritto alla libertà del popolo palestinese. Grazie a Suzanne Al Houby, palestinese residente negli Emirati e prima donna araba a scalare l’Everest nel 2011, e alla Ong Palestine Children’s Relief Fund (Pcrf) di Ramallah, il sogno di Yasmeen di scalare una montagna si è trasformato in un’iniziativa umanitaria: Climb of Hope (La Scalata della Speranza), per portare l’attenzione sui giovani arabi disabili, sui feriti di guerre e conflitti.
Arrivata in cima al Kilimangiaro, Yasmeen ha issato la bandiera palestinese. “Il mio è un messaggio di libertà”, ha spiegato alle persone e agli studenti che ha incontrato in Italia, durante le iniziative organizzate da Assopace Palestina. Tra queste anche un incontro con l’alpinista ed esploratore Reinhold Messner. “È stato meraviglioso, (Messner) mi ha incoraggiata molto a continuare a coltivare la mia passione. Mi ha detto che sono una messaggera di pace”.
Ma la sua storia personale, fatta di determinazione e di impegno quotidiano per realizzare un sogno che coltivava da bambina, si intreccia e non può prescindere da quella dei Territori occupati palestinesi, dove vive. “Questi sono giorni difficili in Palestina”, dice sulla situazione di tensione delle ultime settimane, ma per Yasmeen questa non è intifada, come si è sentito spesso sui media: “È un’intifada per l’altra parte (gli israeliani), non per noi. Per noi questa violenza è la quotidianità”. Nena News