Mohammed Abu Sakha è stato detenuto da Israele per 20 mesi senza alcuna accusa formale. Nei mesi scorsi lo Shin Bet (l’Intelligence interna israeliana) lo aveva accusato di appartenere ad un “gruppo terroristico” (il Fronte popolare). Blitz dell’esercito in Cisgiordania: 19 arresti. Chiusa una radio ad Hebron
della redazione
Roma, 1 settembre 2017, Nena News – E’ finita, almeno per ora, l’odissea vissuta dall’insegnante palestinese di arti circensi Mohammad Abu Sakha detenuto da Israele per 20 mesi senza alcuna accusa formale (detenzione amministrativa). Intervistato dall’Associated Press, il 23enne ha detto brevemente di essere stato liberato mercoledì e di essere ritornato nella città di Jenin (nord della Cisgiordania) accolto dall’affetto dei familiari e amici.
Abu Sakha – membro dal 2008 della Scuola di Circo palestinese (Scp) di Bir Zeit (vicino Ramallah) prima come studente e poi come clown e insegnante e specializzato nell’insegnamento a bambini con difficoltà di apprendimento – ha poi dichiarato che le forze armate israeliane non gli hanno mai comunicato il motivo del suo arresto, né per quanto tempo sarebbe rimasto in carcere. Il ragazzo ha poi espresso il suo desiderio di tornare “assolutamente” a svolgere il suo mestiere: “Israele arresta persone ogni giorno, le blocca economicamente. Il circo dà loro speranze”.
Sulla liberazione del clown per ora Israele non ha rilasciato alcun commento ufficiale. Lo Shin Bet (l’agenzia d’Intelligence interna israeliana) ha sempre giustificato la sua detenzione per la presunta affiliazione del giovane al Fronte popolare per la liberazione della Palestina, il maggior partito di sinistra palestinese che Tel Aviv considera un gruppo terroristico. Il 23enne era stato arrestato il 14 dicembre del 2015 a un posto di blocco militare israeliano mentre andava a far visita ai genitori ed è stato imprigionato prima a Megiddo (nord di Israele) e poi nel carcere di Ketziot nel Negev.
Il rilascio di ieri di Abu Sakha è stato per certi aspetti sorprendente. Lo scorso dicembre, infatti, la Corte Suprema israeliana aveva respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai suoi avvocati sulla base della vaga motivazione presentata nel dicembre 2015 dal procuratore militare secondo la quale Abu Sakha sarebbe «una minaccia alla sicurezza». Inutili erano state le proteste della Scp che durante questi lunghi mesi di detenzione ha portato il suo caso in varie sedi internazionali e avviato una campagna per la sua liberazione immediata.
Come vana era stata anche la partecipazione all’udienza della Corte Suprema di rappresentanti dell’Unione europea a Gerusalemme, del Consolato generale belga, della Rappresentanza diplomatica svizzera presso l’Anp, di Amnesty International e di Terre des Hommes Italia. L’estate scorsa era stato poi respinto un altro appello per la sua scarcerazione. Ieri però la bella notizia: Abu Sakha potrà tornare a far sorridere i bambini e i loro genitori.
Ma vivere sotto occupazione non permette molti sorrisi. Per un palestinese liberato altri 19 sono stati arrestati nella notte tra mercoledì e giovedì nel corso di alcuni blitz dell’esercito israeliano in varie aree della Cisgiordania. Nella zona di Hebron, i militari hanno fatto irruzione anche in alcuni negozi di giocattoli confiscando pistole giocattolo, fuochi d’artificio e laser che Tel Aviv ritiene possano essere usati per pratiche “terroristiche”. Manette ai polsi sono scattate anche nei distretti di Jenin, Nablus e Ramallah.
A Hebron, inoltre, nel corso delle preghiere dell’alba di giovedì le forze armate israeliane hanno chiuso per sei mesi La Hurriya (“Libertà”) Media Company che gestisce la radio Manbar al-Hurriya e la Tv Nawras. Il motivo? Secondo quanto ha riferito la portavoce militare israeliana, l’emittente radiofonica “trasmette regolarmente contenuti che istigano e incoraggiano a compiere attacchi terroristici” contro lo stato ebraico. Nel corso dell’irruzione, denuncia il capo della radio Ayman al-Qawasmi, sono state distrutte, danneggiate e confiscate varie attrezzature.
“Non siamo sorpresi dalla barbara politica dell’occupazione – ha detto al-Qawasmi all’agenzia locale Ma’an – Ciononostante, non riusciranno a silenziare la voce di al-Hurriya”. Nena News