Secondo Bezelel Smotrich (Casa Ebraica) così, infatti, l’adolescente palestinese – in carcere per aver schiaffeggiato due soldati israeliani a dicembre – “sarebbe stata condannata agli arresti domiciliari per tutta la vita”. A Gaza, intanto, muoiono altri due palestinesi
della redazione
Roma, 24 aprile, 2018, Nena News – “A quella ragazza (Ahed Tamimi), avrebbero dovuto sparare almeno al ginocchio, in quel modo sarebbe stata condannata agli arresti domiciliari per tutta la vita”. Così su Twitter domenica ha scritto Bezelel Smotrich, deputato del partito nazionalista religioso “Casa Ebraica” parte della maggioranza di governo.
Passano i mesi e la 17enne palestinese di Nabi Saleh, arrestata a dicembre e sotto processo per aver preso a pugni, davanti alla sua casa, due soldati israeliani, continua a essere bersaglio di ministri e deputati israeliani che chiedono per lei una punizione “esemplare”. Punizione già decisa: a marzo Ahed Tamimi e sua madre Nariman (detenuta anche lei per aver postato in rete il filmato che mostra la figlia mentre affronta i due militari) hanno accettato un patteggiamento a otto mesi di reclusione con la corte militare israeliana di Ofer per sottrarsi a una possibile condanna di anni di carcere.
A Smotrich ha risposto con durezza la parlamentare israeliana di sinistra Michal Rozin (Meretz): “Anche ai giovani delle colline della Samaria che lanciano le pietre ai soldati dell’Idf [esercito israeliano, ndr] si dovrebbe sparare? Oh, dimentico: la legge è differente per i nemici” ha scritto su Tweet facendo riferimento ai coloni israeliani in Cisgiordania sempre difesi dal governo Netanyahu. “Non accetto le tue scuse e spiegazioni – ha poi aggiunto – sei un delinquente e un istigatore”. Duro è stato il commento anche dell’avvocato e attivista dei diritti umani Arsen Ostrovsky che ha definito Smotrich “un ripugnante imbecille”.
Ieri, intanto, in un documento di 350 pagine consigliato dall’inviato Onu palestinese Ibrahim Khraishi alla commissione discriminazione delle Nazioni Uniti, i palestinesi hanno accusato Tel Aviv di discriminazione nei loro confronti e di violare il diritto alla libertà, religione e accesso alle risorse. “E’ chiaro che le azioni d’Israele sono parte di un regime oppressivo che è istituzionalizzato e sistematico che accorda un trattamento disuguale e separato ai palestinesi” si legge nel documento. Sempre ieri, inoltre, attivisti dei diritti umani palestinesi hanno chiesto alla Corte suprema israeliana di vietare la presenza di cecchini e l’uso di pallottole vere durante le proteste settimanali al confine tra Israele e Gaza.
Proprio dalla Striscia, ieri, è intanto salito a 40 il bilancio di palestinesi uccisi dall’esercito israeliano durante le manifestazioni della «Grande Marcia del Ritorno». Deceduti altri due feriti, Mohammed Shomali, 20 anni, e Tahri Wahba, 18 anni. Nena News