La partita tra il Khadamat Rafah proveniente dalla Striscia di Gaza e i suoi rivali cisgiordani del Nablus Balata è stata annullata perché le autorità israeliane non hanno rilasciato i permessi di viaggio ai giocatori gazawi. 100 detenuti di Hamas, intanto, annunciano la fine del loro sciopero della fame
della redazione
Roma, 26 settembre 2019, Nena News – Alla fine ha vinto l’occupazione israeliana: la partita di calcio tra il Khadamat Rafah (Striscia di Gaza) e il Nablus Balata (Cisgiordania) non si giocherà a causa delle restrizioni di viaggio imposte da Tel Aviv ai giocatori della compagine gazawi. A rendere ufficiale la notizia è stata ieri la Federazione calcistica palestinese. Le autorità israeliane non hanno fornito spiegazioni ufficiali circa la loro decisione di non far transitare in Cisgiordania i calciatori della Striscia. Tuttavia, secondo alcuni media che hanno citato fonti di sicurezza, la motivazione risiederebbe nel fatto che alcuni atleti sarebbero sospettati di avere legami con “organizzazioni terroristiche” palestinesi. Dei 35 membri del club proveniente dalla Striscia, solo 12 hanno ricevuto i permessi di viaggio da parte delle autorità israeliane. Di questi, solo 5 sono giocatori.
Uno di questi è il calciatore Ahmed Abu Thuhair che non ha nascosto ai media locali la sua delusione: “E’ una sensazione terribile dopo che ti sei allenato così duramente”. Una delusione forte, ma in fondo prevedibile: la finale di coppa (riconosciuta anche dalla Fifa, l’associazione calcistica internazionale) era già stata rinviata lo scorso luglio quando 31 membri della rappresentativa gazawi non avevano ricevuto i necessari permessi.
Oltre alla frustrazione per vedersi negato nuovamente da Israele il diritto a muoversi liberamente in quello che dovrebbe essere per gli accordi di Oslo il proprio territorio, c’è da parte palestinese anche un danno sportivo non irrilevante: il vincitore della sfida che si sarebbe dovuta disputare ieri a Nablus (Cisgiordania) tra il Khadamat e il Nablus Balata, infatti, avrebbe ottenuto il pass necessario per rappresentare la Palestina alla Champions League asiatica.
A protestare immediatamente contro la decisione del Cogat (Ente israliano di coordinamento delle attività di governo nei Territori palestinesi) è Jibril Rajoub, il presidente della Federcalcio palestinese, che ha accusato lo stato ebraico di tentare di “paralizzare i giocatori palestinesi e, in generale, il nostro sistema sportivo”. Gisha, ong israeliana che ha provato a contrastare la decisione del Cogat presso la corte distrettuale di Gerusalemme, ha detto in una nota che questo caso illustra bene la cosiddetta “politica di separazione [israeliana] che viola il diritto alla libertà di movimento dei palestinesi”. Da parte sua, il Cogat ha fatto sapere in una mail che “ogni applicazione che riceve per un permesso è esaminata individualmente e attentamente secondo criteri che sono pubblicati sul nostro sito e che sono soggetti a controlli di sicurezza”.
Rientrerà nella categoria israeliana di “controlli di sicurezza” anche l’arresto di ieri del Ministro palestinese degli Affari di Gerusalemme Fadi al-Hamadani dell’Autorità Palestinese (Ap). Secondo la versione del ministero, la polizia israeliana ha fatto irruzione nella casa di Hamadani prima di arrestarlo. Tel Aviv ha giustificato la sua detenzione spiegando che il ministro stava conducendo attività politica nella parte orientale occupata di Gerusalemme est, infrangendo la legge che impedisce a membri dell’Ap di fare politica nella Città Santa. Una violazione a dir poco discutibile dato che per gli Accordi di Oslo all’Autorità palestinese spetterebbe non solo il controllo della Cisgiordania (e di Gaza), ma anche della zona est di Gerusalemme. Il condizionale è però d’obbligo dato che si tratta di Territori che Israele occupa da 52 anni. Con lo stesso capo d’accusa spiccato contro Hamadani, la polizia israeliana ha poi convocato ieri mattina presso i suoi uffici anche Adnan Ghaith, il governatore palestinese di Gerusalemme.
Ieri, intanto, 100 prigionieri di Hamas hanno annullato lo sciopero della fame che conducevano da due settimane per protestare contro il blocco dei segnali per i cellulari all’interno delle prigione israeliane. Secondo il Servizio Carceri d’Israele, i detenuti non avrebbero ottenuto alcuna vittoria politica al punto che il ministro di pubblica sicurezza Gilad Erdan ha celebrato la determinazione del governo di non aver voluto negoziare con i “terroristi”.
Diversa è la versione fornita dall’Associazione dei prigionieri palestinesi. In un comunicato, l’organizzazione ha infatti precisato che alcune delle richieste dei detenuti sono state accolte. Tra queste, vi sarebbe l’istallazione dentro le carceri entro domenica di telefoni pubblici che potranno essere utilizzati dai prigionieri palestinesi cinque giorni a settimana. Nena News
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