Il testo, votato mercoledì sera, dovrà passare anche nella Camera bassa prima di diventare legge. La Corte suprema israeliana, intanto, discuterà entro il 15 agosto l’ultimo ricorso presentato dalla comunità di Khan al-Ahmar minacciata di demolizione. Rilasciato, ma agli arresti domiciliari, uno dei tre responsabili del rogo di Duma in cui morirono 3 componenti della famiglia Dawabshe
della redazione
Roma, 13 luglio 2018, Nena News – Con 25 voti a favore, 20 contrari e 14 astenuti, mercoledì sera il senato irlandese ha approvato un testo di legge che impedisce l’importazione e la vendita di beni, servizi e risorse naturali che provengono dalle colonie illegali israeliane. Per diventare legge ora la bozza dovrà essere discussa e votata nella Camera bassa del parlamento: un’operazione che potrebbe richiedere molto tempo. Senza poi dimenticare che il governo irlandese ha espresso contrarietà a questa iniziativa perché ritiene che debba essere frutto di una risposta comune dell’Unione europea e non di un singolo Paese. Se dovesse diventare legge, comunque, l’Irlanda sarebbe il primo paese europeo a boicottare i prodotti delle colonie.
La notizia è stata festeggiata sul versante palestinese. Il ministro degli esteri palestinesi, Riad al-Malki, ha lodato il senato irlandese perché ha fatto “quello che molti altri paesi evitano di fare da anni” nonostante precedenti risoluzioni approvate dall’Ue nel 2015 impongano di classificare i prodotti provenienti dalle colonie israeliane. Anche il movimento islamico palestinese Hamas ha espresso soddisfazione per il voto del Senato definendolo, in un comunicato, “un passo importante verso la criminalizzazione del comportamento dell’Occupazione [Israele, ndr] e della sua politica illegale di costruire gli insediamenti in terra palestinese”. Hamas ha poi invitato la comunità internazionale a seguire l’esempio dell’Irlanda.
Di tutt’altro avviso è il Israele che, con il suo ministero degli esteri, ha detto che il voto è “parte di una campagna populista, pericolosa ed estremista” per boicottare i beni israeliani”. “Questa iniziativa anti-israeliana danneggia le prospettive di dialogo tra gli israeliani e i palestinesi” si legge in una nota.
Una seconda notizia positiva per i palestinesi è giunta ieri dalla Corte suprema israeliana che, stabilendo di tenere un’udienza entro il 15 agosto per discutere dell’ultimo ricorso della comunità beduina di Khan al-Ahmar, ha di fatto allontanato l’ordine di demolizione del villaggio del governatorato di Gerusalemme. Nel ricorso i residenti di Khan al-Ahmar, celebre per la Scuola di Gomme, affermano che le autorità israeliane non hanno mai accettato di visionare il progetto di “legalizzazione” ideato dalla comunità. Legalizzazione secondo Tel Aviv: Khan al-Ahmar si trova infatti nei territori occupati da Israele in violazione del diritto internazionale.
A tre anni di distanza dal rogo della famiglia palestinese Dawabshe del villaggio cisgiordano di Duma, intanto, una corte israeliana ha ordinato ieri i domiciliari per uno dei sospettati dell’atto criminale. L’autore dell’incendio di cui non vengono fornite le sue generalità aveva allora 17 anni e ha trascorso due anni in prigione. Da oggi in poi sarà sottoposto ai domiciliari e dovrà indossare un braccialetto elettronico. A partecipare al barbaro atto furono anche altri due coloni: Meir Ettinger (rilasciato nel giugno del 2016 dopo 10 mesi di carcere) e Amiram Ben Uliel (21 anni) che è stato condannato nel gennaio del 2016 per omicidio, tentato omicidio, rogo e partecipazione ad un atto motivato razzialmente, ma sul quale non è stata ancora emessa una sentenza.
La vicenda dei Dawabshe suscitò grande commozione internazionale soprattutto perché a perdere la vita nel rogo fu il piccolo Alì di 18 mesi (i suoi genitori Saed e Reham sarebbero morti nei giorni seguenti). L’unico sopravvissuto è stato suo fratello Ahmad (allora di quattro anni) il cui corpo rimase ustionato al 60%. Nena News