L’attivista e co-fondatore del Bds, in possesso di un visto valido, si è visto negare l’imbarco verso gli Stati Uniti dove avrebbe dovuto partecipare a una serie di conferenze. “Decisione politica”, denunciano le organizzazioni locali. La misura è parte di una lotta lunga anni da parte di Washington verso il movimento di boicottaggio
della redazione
Roma, 12 aprile 2019, Nena News – Gli Stati Uniti hanno negato l’ingresso nel paese a Omar Barghouti, attivista palestinese per i diritti umani e co-fondatore del movimento Bds, Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni, movimento nato nel 2005 da decine di organizzazioni della società civile palestinese.
“Un altro esempio di come l’amministrazione Trump mette sotto silenzio le voci palestinesi”, l’immediato commento dell’Adc, l’American-Arab Anti-Discrimination Committee di Washington che ha accusato la Casa Bianca di violazione della libertà di parola. Il presidente dell’Aai, Arab American Institute, James Zogby ha parlato di “decisione politica arbitraria motivata dagli sforzi dell’amministrazione di silenziare le voci palestinesi”. Un divieto “ideologicamente e politicamente motivato”, ha invece scritto in un comunicato il Bds.
“Israele non sta solo continuando il suo sistema lungo decenni di occupazione militare, apartheid e pulizia etnica – ha detto Barghouti – Sta anche appaltando sempre di più i suoi oltraggi, la repressione maccartiana negli Usa e la sua schiera di destra xenofoba nel mondo”.
Barghouti è stato fermato all’aeroporto israeliano di Tel Aviv mercoledì: gli è stato comunicato che non era autorizzato a salire sul volo diretto degli Stati Uniti. Era atteso lì giovedì per partecipare a una conferenza a Washington. La mancata presenza è stata sostituita con una videoconferenza durante la quale Barghouti ha fatto appello ad attivisti e società civili perché portino la questione palestinese sulla scena globale. Dopo Washington, l’attivista avrebbe dovuto raggiungere New York per eventi alla New York University e a quella di Harvard: anche in questo caso, ha fatto sapere Barghouti, parteciperà con videoconferenze.
Ma a rendere il divieto più amaro è l’evento che più di altri l’attivista non avrebbe voluto perdere: il matrimonio della figlia. “La cosa di cui questo divieto mi priva – ha detto – e che non può essere risarcito è il diritto a essere al matrimonio di mia figlia. Mi fa male ma non mi piega”.
Eppure Omar Barghouti era in possesso di un visto valido fino al 2021 per entrare negli Usa. Si pensa dunque a una revoca ma dalle autorità statunitensi non giungono chiarimenti. Il portavoce del Dipartimento di Stato Robert Palladino si è limitato a dire che i visti non vengono negati “sulla base di dichiarazioni o visioni politiche” ma ha rifiutato di dire alla stampa le ragioni del divieto.
Una mossa che segue ad anni di limitazioni nei confronti del movimento Bds negli Usa e verso i suoi membri e sostenitori. Tra questi anche la deputata somala Ilhan Omar, attaccata da stampa e colleghi di Congresso che la accusano di antisemitismo per le sue posizioni filo-palestinesi. E proprio al Congresso, a febbraio, i senatori hanno approvato un disegno di legge che prevede il taglio dei finanziamenti pubblici e la sanzione delle realtà che chiamano al boicottaggio dello Stato di Israele. Nena News